«Tra Germania e Italia c’è l’accordo politico sui migranti, ed è a somma zero». Così ieri a Berlino, Eleonore Petreman, portavoce del ministro dell’Interno Horst Seehofer, conferma quanto ribadito dal leader Csu mercoledì al Bundestag. Rivelando che la minaccia di non firmare il patto di Matteo Salvini «non corrisponde al nostro stato di conoscenza delle cose».

Dichiarazioni ferme e misurate quanto basta al governo tedesco per ribadire la semi-certezza che il ministro leghista siglerà la fotocopia degli accordi bilaterali sull’immigrazione «secondaria» già conclusi con Spagna e Grecia.

Secondo Berlino «restano da definire solo i dettagli di natura tecnica», riassume Petreman, ricordando come «l’accordo sui respingimenti in Italia dei migranti Eurodac (database europeo delle impronte digitali per i richiedenti asilo) è valido solo fino all’11 novembre. Poi bisognerà ridiscuterlo con Roma».
È questa l’unica «leva» politica in mano a Salvini, che ieri al vertice Security and Migration di Vienna ha abbassato il tiro specificando: «Firmiamo l’accordo, che sarà a tempo e non riguarderà il pregresso, se la Germania ci aiuterà a cambiare le regole della missione Sophia».

Non lo ha potuto riferire direttamente a Seehofer che in Austria ha preferito farsi sostituire dal sottosegretario Stephan Mayer (tutt’altro che plenipotenziario) incaricato di tenere il punto della linea che il governo Merkel considera già tracciata.

In altre parole, il «giallo» sulla firma di Salvini dell’accordo incardinato sul conguaglio (per ogni migrante respinto Berlino ne accoglierà uno sbarcato sulle coste italiane) sembra aver coinvolto solo l’Italia. Perché, di fatto, la Grande coalizione rosso-nera è pronta ad accettare lo «scambio a somma zero» con il governo giallo-verde, come richiesto da Salvini e ancor prima dal suo omologo Seehofer che – nonostante la propaganda – continua a inseguire sempre e solo il suo Migration-masterplan e la timeline delle elezioni bavaresi fissate al 14 ottobre.

Lo prova l’irrisorio numero di profughi coinvolti nel patto italo-tedesco, pari a 200 persone; mentre il «pregresso» con l’Italia potrebbe limitarsi alla sola ricollocazione dei «50 migranti di Pozzallo che la Germania deve ancora prendersi» come ha ricordato ieri Salvini al sottosegretario Mayer.
Basterà per far cantare vittoria al ministro della Lega «soddisfatto per l’accordo, da non sottovalutare perché riguarda il controllo della migrazione secondaria»?