Dal 2019 i BAFTA (British Academy Film Awards) cambieranno: la categoria miglior film e miglior debutto (alla regia, sceneggiatura o produzione) dovranno rispettare almeno due dei quattro «Diversity Standard» – per aumentare la diversità e l’inclusività dietro e davanti alla macchina da presa – stabiliti dal British Film Institute. E cioè rappresentazione delle minoranze sullo schermo, nei temi trattati e nel racconto, fra le maestranze alla guida dello sviluppo del film e fra gli apprendisti.

Una prima serie di linee guida erano già state stabilite dal BFI nel 2014, che da allora partecipa solo al finanziamento di film che abbiano rispettato le nuove regole in fatto di diversity: i progetti devono dimostrare e di aver offerto «concrete opportunità» a stagisti e tirocinanti di «progredire nella loro carriera» e di aver almeno due capi dipartimento appartenenti a minoranze, che devono anche essere sufficientemente rappresentate all’interno delle storie raccontate. «Idealmente – aveva detto il direttore del BFI Film Fund Ben Roberts – vorremmo che l’industria abbracciasse questo approccio per assicurarsi che i più talentuosi siano messi in condizione di fare carriera, a prescindere dal loro background».

Già nel 2016 l’Academy britannica aveva annunciato che per poter essere eleggibili alle nomination dei BAFTA, i filmmaker avrebbero dovuto provare di aver lavorato per «incrementare la rappresentazione sullo schermo di gruppi sociali scarsamente rappresentati»: non solo minoranze etniche, religiose, o Lgbt ma anche persone con disabilità e provenienti da un background svantaggiato, oltre ovviamente a garantire alle donne un accesso paritario all’industria cinematografica.

Ciononostante l’edizione 2018 dei BAFTA, lo scorso febbraio, era stata fortemente criticata per l’assenza di donne nella rosa dei candidati alla miglior regia e per la candidatura di due soli interpreti neri (su venti) al premio al miglior attore protagonista. Dall’edizione 2019 invece verranno introdotte ufficialmente le nuove regole elaborate in collaborazione con il BFI e che puntano anche a combattere le molestie e gli abusi di potere nel mondo del cinema inglese.