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L’Abruzzo la spara grossa per abbattere 469 cervi

Cervi in Abruzzo foto di Luca Di VincenzoCervi in Abruzzo – foto di Luca Di Vincenzo

Animali La Regione governata da Marco Marsilio ha dato il via libera all’abbattimento di centinaia di esemplari (pagando i cacciatori)

Pubblicato 22 giorni faEdizione del 5 settembre 2024

«Presidente, lei sparerebbe a questo cervo?». È la domanda che Donatella Di Pietrantonio, autrice abruzzese Premio Strega 2024 con il suo romanzo L’età fragile, rivolge al Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, indicando un giovane cervo.

Figlia di contadini, intellettuale profondamente legata alla sua terra di origine, la scrittrice si appella a Marsilio dopo che questo, insieme alla sua giunta, lo scorso 8 agosto ha dato il via libera, da ottobre, all’abbattimento in due aree dell’aquilano di 469 cervi da parte dei cacciatori, ribattezzati per l’occasione «selecontrollori».

La delibera regionale ha subito sollevato moltissime critiche: per accontentare un piccolo gruppo di cacciatori, infatti, l’Abruzzo sembra voler rinunciare alla sua immagine di regione dove attività umane e presenza faunistica hanno raggiunto un loro equilibrio. Qui, numerosi paesi dell’entroterra hanno costruito la propria immagine identitaria sulla presenza dei cervi, facendone motivo di promozione turistica: per cittadini e turisti i cervi sono tra i simboli della natura di questi luoghi che rende l’Abruzzo conosciuto e apprezzato.

Non a caso anche Riccardo Milani, regista del film Un mondo a parte, ambientato non lontano da dove si vorrebbe lasciare spazio ai fucili, ha aderito alla campagna del Wwf contro gli abbattimenti.

A sostegno della campagna in difesa dei cervi, il regista ha sottolineato come «la percezione netta è che la questione non riguardi solo le associazioni ambientaliste e animaliste, ma direttamente la gente d’Abruzzo, terra con una storia centenaria di tutela ambientale e faunistica. Questo rischia di diventare un provvedimento largamente impopolare sia nel panorama abruzzese che su quello nazionale, creando un grave danno d’immagine e quindi economico».

E LUNGI DALL’ESSERE CONTRO gli interessi degli agricoltori, Milani ricorda come Duilio, il ragazzo che nel suo film sceglie di restare nella sua terra per fare l’agricoltore «ha necessità che le sue coltivazioni siano protette adeguatamente con investimenti importanti su dissuasori, recinzioni elettrificate e quant’altro e che i risarcimenti per i danni causati dalla fauna selvatica siano adeguati e immediati. Ma l’abbattimento di 469 cervi non è certo la soluzione dei problemi di Duilio e dell’agricoltura abruzzese».

LA POSIZIONE DELLA GIUNTA regionale non convince neppure tutti i partiti del centrodestra che la sostengono. Nazario Pagano, deputato abruzzese di Forza Italia e presidente della Commissione Affari costituzionale della Camera, si è detto «fermamente contrario alla decisione della Giunta Marsilio di autorizzare la caccia al cervo in Abruzzo che porterebbe all’abbattimento selettivo di quasi 500 esemplari di una specie che, come l’orso marsicano, è un simbolo della nostra regione». Mentre la petizione on-line, lanciata dal Wwf Abruzzo e dalla travel blogger abruzzese Martina Mammarella, ha raggiunto in sole due settimane le 100.000 firme, la questione è ormai esplosa a livello mediatico su social, televisioni e giornali nazionali.

A SOLLEVARE MAGGIORMENTE l’indignazione degli abruzzesi, e non solo, è stata poi la notizia, diffusa sempre dal Wwf Abruzzo, di un vero e proprio tariffario allegato alla delibera regionale dell’8 agosto. I cacciatori assegnatari dei capi da uccidere dovranno pagare un «premio». Le tariffe variano in base all’età e al sesso degli animali abbattuti e alla provenienza del cacciatore: 50 euro per i piccoli fino a 12 mesi (perché si potrà sparare anche ai cuccioli appena nati), 100 euro per le femmine giovani e adulte, 150 euro per i maschi giovani e 250 euro per i maschi adulti. E se il cacciatore non è residente in Abruzzo, i premi aumentano fino a 600 euro per un maschio adulto.

A BENEFICIARE DI QUESTI FONDI non saranno però le comunità locali, gli agricoltori o le aree protette, ma gli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc), vale a dire organismi gestiti sostanzialmente dai cacciatori che si appropriano, facendone profitto, della fauna selvatica che dovrebbe essere patrimonio di tutti. E, guarda caso, sono sempre gli Atc ad aver svolto i monitoraggi per stabilire la densità degli animali e a organizzare gli abbattimenti!

FILOMENA RICCI, DELEGATA regionale del Wwf, boccia la delibera anche sotto l’aspetto della gestione faunistica. «La densità dei cervi nei due comprensori dove si vuole aprire la caccia è rispettivamente di 2,58 e di 2,39 di capi per km2, appena sopra la soglia per autorizzare la caccia (2 capi/km2). Una densità che non giustifica gli abbattimenti, considerato che nell’Appennino Tosco Emiliano, una delle poche aree dove si fanno prelievi al di fuori delle Alpi, la densità è di 12 capi/Km2. Per cui, anche a voler prendere per buoni i dati presentati dalla Regione, che noi contestiamo sotto diversi aspetti – ricorda Ricci – la presenza dei cervi non è affatto così alta da giustificare la strage che si sta per compiere. Anche noi viviamo e frequentiamo questi luoghi e nessuno nega che in alcune aree la presenza dei cervi possa provocare problemi per l’agricoltura o per la sicurezza stradale, ma le doppiette non sono la soluzione. Al contrario, l’unica via d’uscita è cercare di elaborare una strategia che tuteli gli interessi locali e preservi la biodiversità».

LE AZIONI DA REALIZZARE in alternativa ci sono e con tutti i fondi arrivati in Abruzzo per il Pnrr non sarebbe stato difficile trovare le risorse necessarie da investire. Invece si preferisce accontentare i cacciatori, replicando l’errore già stato commesso con i cinghiali: introdotti a scopo venatorio, la loro gestione è ormai sfuggita di mano e, nonostante il prelievo venatorio sulla specie sia consentito praticamente tutto l’anno e ovunque, il numero dei cinghiali cresce così come i danni alle colture.

«PERCHÉ LA REGIONE NON SI È DOTATA di un piano per limitare i danni all’agricoltura basato sulla prevenzione?», riprende l’esponente Wwf. «Quante recinzioni, quanti repellenti, quanti dissuasori sono stati forniti agli agricoltori? E quanti sottopassi o sovrappassi sono stati potenziati o realizzati ex-novo per limitare il rischio di impatto con gli autoveicoli?».

LA RICHIESTA CHE ORMAI IN TANTI rivolgono a Marsilio è almeno di sospendere la delibera ammazza-cervi. Nel frattempo, le associazioni preannunciano ricorsi e si danno appuntamento per la mattina di domenica 15 settembre a L’Aquila per un sit-in di protesta. La battaglia è solo all’inizio.

* Responsabile Affari Legali e Istituzionali Wwf Italia

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