L’abolizione della tassa sulla prima casa promessa urbi et orbi dal presidente del Consiglio Renzi varrà per 8 milioni di contribuenti, quelli delle due fasce di versamento più basse, circa 55 euro pro-capite, mentre per un milione di contribuenti più ricchi il risparmio sarà in media di circa 827 euro.

Lo sconto per 35.700 proprietari di case di lusso arriverà a circa 1.940 euro. Lo ha calcolato l’ufficio fisco e finanza pubblica della Cgi secondo il quale l’operazione «fornirà benefici molto limitati a chi ha già poco, cioè la maggioranza di lavoratori e pensionati, mentre saranno molto più cospicui per chi possiede proprietà di maggior valore».

Se per le persone a basso reddito i vantaggi saranno, a giudizio della Cgil, modesti, rilevanti saranno invece gli svantaggi: «le mancate entrate derivanti dall’abrogazione di Tasi e Imu – sostiene il segretario confederale Danilo Barbi – saranno coperte da tagli sui servizi normalmente fruiti da questi cittadini». Si parla dei tagli da oltre 2 miliardi di euro per il prossimo triennio alla Sanità: «un ulteriore impoverimento del servizio sanitario pubblico che ridurrà il diritto universale alla salute».

Per quanto riguarda la tassazione sulle imprese, nel 2016, le misure strutturali di riduzione fiscale dovrebbero raggiungere 10 miliardi annui, portando ad un’aliquota del 24% nel 2017. In questo pacchetto non bisogna tanto meno dimenticare la decontribuzione sui nuovi «contratti a tutele crescenti», previsti dal Jobs Act.

La Cgil stima una spesa effettiva di 5 miliardi in tre anni per la creazione complessiva di 200mila unità di lavoro nel settore privato.

Un’impresa vana, di fronte a una disoccupazione che resterà stabile tra il 12 e il 13% nei prossimi anni. La riduzione di Ires e Irap sulle imprese è «l’ennesimo provvedimento ‘a pioggia che prescinde, ad oggi, da investimenti, innovazione, produttività e maggiore occupazione» sostiene Barbi.

Per il 2018, Renzi ha annunciato la riduzione dell’Irpef. La radiografia del sindacato di Corso Italia ha calcolato un risparmio annuo per un reddito di 18mila euro di 970 euro; per uno di 35mila euro di 2.950; per uno di 150 mila di 11.800 euro. In pratica il Pd e Renzi agiscono come un Robin Hood alla rovescia: danno ai più ricchi ciò che hanno tolto ai più poveri, rovesciando ogni criterio di progressività della tassazione e, anzi, agevolando la legge principale della disuguaglianza contemporanea: la ricchezza premia sempre il vertice della piramide sociale. In basso «sgocciolano» sempre meno risorse.

L’analogia tra le politiche fiscali di Berlusconi e Tremonti e quelle di Renzi e del Pd non è una semplificazione di comodo. Per la Cgil si tratta della stessa politica: «Evoca una riforma dell’Irpef con due sole aliquote, non garantirebbe più la progressività del sistema tributario. Il risparmio fiscale sarà così tanto più ragguardevole, quanto maggiore è il reddito».

Non solo: sono politiche che non servono all’aumento dell’occupazione, che non sia quella «drogata» da incentivi che tutt’al più trasformano i contratti esistenti in quelli a «tutele crescenti». «Ciascuna di queste nuove misure fiscali non favorirà l’occupazione, e tanto meno stimolerà la crescita del Paese» conferma Barbi.

Il pacchetto «taglia-tasse» del governo prevederebbe una revisione della spesa pubblica complessiva di circa 26 miliardi. Una prospettiva che preoccupa il sindacato che propone un’altra strada: la creazione diretta di occupazione e investimenti pubblici che avrebbe un beneficio sul Pil quattro volte superiore rispetto ad un taglio generalizzato delle tasse.