Nel Pd ormai in modalità vacanziera la consegna è quella impartita da Renzi due giorni fa attraverso facebook per tacitare lo scontro interno al governo sul salvataggio dei migranti: «Non rincorriamo le polemiche di vuol trasformare tutto in una eterna campagna elettorale». Zitti tutti, quindi. Ma la possibilità di proseguire l’alleanza con Alfano  alle elezioni del 2018, come conseguenza o persino condizione dell’accordo quasi fatto per le regionali in Sicilia, preoccupa molti dem. E non basta il Generale Agosto per silenziare i dubbi degli onorevoli  in pausa balneare.
DEL RESTO È UNA FRASE affidata al Messaggero dal coordinatore del Pd Lorenzo Guerini a squadernare il dubbio. L’intesa con Alfano in Sicilia sarà replicata a livello nazionale?, è la domanda dell’intervistatore. La risposta è: «Stiamo parlando di elezioni regionali con una legge specifica che spinge alle coalizioni. Dopodiché sui temi nazionali, che pure hanno natura diversa, il confronto è aperto».
Il pacchetto siciliano, dunque, potrebbe contenere al suo interno la sorpresa di una coalizione con Alfano, almeno al senato, dove la legge attuale la consiglia, almeno ad Ap. Un dirigente Pd di prima fila invita però a non eccedere in interpretazione delle parole di Guerini: «Quella di un’alleanza a livello nazionale non è una richiesta di Ap», assicura.  Con i centristi (di destra), qui a parlare è un altro dirigente, «ci stiamo confrontando essenzialmente sulla legge elettorale. Ap, come M5S, chiedono l’estensione dell’Italicum anche al senato». Il che tradotto vuole dire che Ap punterebbe a scavalcare da solo la soglia del 3 per cento. Confortata, si fa per dire, dal sondaggio Youtrend che ieri dava gli alfaniani non lontani dall’acciuffare la meta: al 2,7%. Gli altri risultati: Pd e M5s in sfida millimetrica al 27, Lega Nord sale al 15, Forza Italia al 13,4, Fdi al 4,5, Mdp al 3,5 e Sinistra italiana al 2,2.
Ma sulla riapertura del dossier della legge elettorale il Pd renziano non è affatto fiducioso, per non dire contrario. E quindi il tema dell’alleanza con Ap prima o poi si porrà.
E NON LA PRENDEREBBERO BENE quelli che,  nella maggioranza renziana, da sempre sono contrari. Come il presidente Matteo Orfini, che dall’inizio spiega che «è evidente che con un partito che si chiama Nuovo centro destra difficilmente potrà ancora allearsi un partito di sinistra». Oggi il nome del partito di Alfano è cambiato, ma la sostanza no. «Noi siamo per ’un grande Pd’, con un progetto che aggreghi, le alleanze che dobbiamo stringere sono quella con tanti mondi vicini. Partire parlando di Alfano, anche solo per il senato, è prematuro e soprattutto fuorviante», spiega infatti il senatore Francesco Verducci,  portavoce dei giovani turchi, la corrente di Orfini. Quest’area è contraria alle coalizioni, ma comunque guarda a sinistra: punta a inglobare nelle liste Pd il Campo Progressista di Pisapia.
MA  SE C’È UNA CONDIZIONE che l’ex sindaco di Milano ha messo sin dall’inizio per dialogare con il Pd è proprio la fine del suo matrimonio con Alfano. Per questo da sinistra gli alleati di Mdp colgono la palla al balzo per dimostrare  che è meglio non perdere tempo  con i dem: «Persino Pisapia aveva detto no ad Alfano», spiega il presidente della Toscana Enrico Rossi, «e adesso prima andiamo all’opposizione, meglio è. Dopo i voucher, l’immigrazione, la riproposizione degli incentivi, che altro ancora deve accadere perché si lasci il governo al suo destino, alle sue politiche e alle due alleanze?». Anche perché, conclude, «Alfano  per il Pd è il primo passo per allearsi poi con Forza Italia». Se il Pd sta trattando con Ap, ragiona anche Arturo Scotto, «questo significa per prima cosa  che è pronto a trasformare lo ius soli in una cartolina del passato». Male. E il resto è pure peggio.
Insomma, nel caso, in autunno  la linea di frattura fra Pd e Mdp inizierebbe  dal voto  sicilian  alla legge di bilancio passando per l’archiviazione dello ius soli. «In Sicilia siamo interessati solo a un’alleanza sul modello della Palermo di Leoluca Orlando», spiega Scotto, «quanto al livello nazionale, un’alleanza Pd-Ap sigillerebbe la continuità degli ultimi governi, per noi inaccettabile».  Dal Pd la risposta è  molto infastidita: «In Sicilia restiamo fermi sul modello Orlando», l’attacco di Mdp «è gratuito, preventivo, dettato  solo dalla ricerca di visibilità».