Stasera, Emmanuel Macron accoglie a cena Mario Draghi a Marsiglia, dove il presidente francese, accompagnato da ben sette ministri, si trova per un soggiorno di due giorni e mezzo, la più lunga visita in una città del Paese di tutto il mandato, con lo scopo di portare una «risposta globale» alle molteplici crisi che accumulandosi negli anni hanno messo in ginocchio la seconda metropoli francese.

L’Eliseo ricama sul futuro della città, promessa a diventare «la capitale del Mediterraneo» e venerdì Macron partecipa all’apertura del Congresso mondiale sulla conservazione della natura: l’ecologia sarà difatti uno dei temi delle presidenziali e la visita a Marsiglia fa già parte della campagna di Macron, anche se per il momento non è ancora ufficialmente candidato.

LA STRADA DELLA RIPRESA sarà però lunga per Marsiglia, perché la crisi viene da lontano e investe tutti gli aspetti della vita cittadina.

L’emergenza più feroce riguarda il traffico di droga, con la sequenza di violenze e morti: già 15 omicidi quest’anno nei regolamenti di conti tra bande, hanno perso la vita anche una ragazza di 17 anni e un ragazzino di 14, vittime collaterali di scontri tra criminali. «Marsiglia ha bisogno di un piano Marshall» della giustizia, dicono i magistrati, il personale è troppo poco numeroso per far fronte all’impennata della delinquenza, nei primi 8 mesi di quest’anno sono state aperte più di mille inchieste per droga, ci sono ramificazioni nei Balcani, nel Nord Africa, a Dubai. Ogni magistrato ha in carico l’assistenza educativa di circa 500 famiglie, deve occuparsi di più di 130 minorenni al penale.

Il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, promette 300 poliziotti in più, ma il giovane sindaco, il socialista Benoît Payan, ne chiede almeno 800.

I traffici sono «un sintomo, non la causa» della crisi della città, spiega il deputato Said Ahamada della République en Marche. Prosperano e trovano facile manodopera, a Marsiglia il 26% degli abitanti vive sotto la soglia di povertà (quasi il doppio di Parigi), la disoccupazione è al 9,9%, più alta del livello nazionale. La crisi abitativa è drammatica, con migliaia di abitazioni insalubri, nel 2018 ci sono stati 8 morti nel crollo di un edificio in rue Aubagne, a luglio sono morti 3 migranti in un incendio di una casa popolare, nel 2018-19, prima del Covid, ci sono state quasi 400 evacuazioni di immobili pericolanti, ci sono 77.588 alloggi popolari ma nei quartieri dominati dalle bande l’8% resta vuoto, perché le famiglie rifiutano di abitarvi.

EPPURE, DEI SOLDI sono stati investiti, è stata riabilitata la zona a ridosso del vecchio porto, con il Mucem, il nuovo museo firmato dall’architetto Ricciotti. Ai tempi del governo Ayrault (presidenza Hollande) erano arrivati 3 miliardi, 10mila alloggi sono stai rinnovati ultimamente, ma i bisogni restano enormi. Ci sono molte scuole fatiscenti, la metà dei 472 edifici scolastici ha bisogno di interventi di ristrutturazione. Macron si impegna per uno stanziamento di 1,2 miliardi a favore dell’edilizia scolastica.

MARSIGLIA PATISCE anche della mancanza di trasporti pubblici, solo due linee di metro per una città di quasi un milione di abitanti, 35 chilometri in tutto tra metropolitana a tram (contro i 94 di Lione). I più isolati sono i quartieri Nord, i più poveri, dove ieri Macron ha incontrato degli abitanti. E poi c’è tutta la carenza della spesa pubblica: per l’infanzia, ad esempio, nella città più giovane di Francia vengono spesi 1.355 euro a bambino, contro i 2.807 di Bordeaux. Un terzo delle piscine è chiuso perché inagibile.

QUESTO ABBANDONO viene da lontano ed è stato ereditato dalla nuova giunta, eletta nel 2020. Prima, ci sono stati 25 anni di “regno” del sindaco-senatore di destra, Jean-Claude Gaudin, che tra corruzione, paternalismo, arrangiamenti con sindacati compiacenti per avere la pace, ha navigato senza preoccuparsi del degrado crescente. Anche il Ps ha le sue colpe sul fronte della corruzione e del vecchio paternalismo.

Nel 2020, ha vinto il Printemps Marseillais, una coalizione di sinistra, ed è stata eletta sindaca l’ecologista Michèle Rubirola. Ci sono poi state fluttuazioni e confusioni, Rubirola, poco politica, dopo qualche mese ha lasciato la carica di sindaco al suo vice, il giovane socialista Benoît Payan, che oggi con pragmatismo cerca l’intesa con Macron per rilanciare la città. Ieri, il presidente ha incontrato i parlamentari eletti a Marsiglia, tra loro anche Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise, che spesso a Marsiglia ha marciato in testa ai cortei di protesta.

Marsiglia resta contestatrice, a geometria variabile. Cortei sindacali molto partecipati, gilet gialli, e in questi mesi anche grande contestazione delle misure sanitarie, con il riferimento al contestato biologo Didier Raoult, che ha proposto l’idroxyclorochina contro il Covid. «Non è Parigi che viene a gestire Marsiglia» si è preoccupato di sottolineare l’Eliseo, per non ferire le sensibilità e suggerire che ci sarà una cooperazione stato-città e che, se le cose non andranno in porto, la responsabilità sarà dei politici locali.