Scrutare il cielo d’estate può essere una attività che promette molte sorprese, un «gioco del silenzio» da fare con i vostri bambini quando le stelle – in montagna, al mare, in campagna -, lontane dalle luci artificiali della città, sono visibili ad occhio nudo. E farlo in compagnia di Margherita Hack, o almeno delle sue parole, può risultare assai proficuo. Come ausilio, si può scegliere una guida, Stelle, pianeti e galassie (pp. 112, euro 12,90, Editoriale Scienza) scritta a quattro mani da Margherita Hack, appena scomparsa, e da Massimo Ramella. È un modo per ricordare la figura della nostra astrofisica in uno dei campi da lei più praticati, insieme agli esperimenti di laboratorio: quello della divulgazione, soprattutto ad uso e consumo dei lettori più piccoli. La scienziata, infatti, non si è mai sottratta al compito di trasmettere la sua passione, fin dalla prima ora ha preferito catapultare gli studenti direttamente al centro della volta celeste. A corredare il testo del manuale vi sono box di approfondimento e, nella sezione «L’osservatorio virtuale», vengono proposte diverse attività di osservazione da svolgere seguendo le indicazioni di programmi scaricabili gratuitamente dal sito wwwas.oats.inaf.it/aidawp5/ .
Il viaggio esplorativo nella storia dell’astronomia dall’antichità ad oggi, comincia sulle rive del Tigri e l’Eufrate quando i sacerdoti babilonesi cominciarono a interrogare la notte e gli astri in maniera sistematica. Erano fissati con la luna e con le sue fasi (di cui ci dirà tantissimo Galilei con i suoi disegni e il suo occhio appiccicato al cannocchiale). Per favorire i posteri, lasciarono addirittura una specie di compendio, una «enciclopedia» di astronomia e astrologia dove venivano minuziosamente riportate le loro osservazioni. Era un modo come un altro per tenere lo sguardo fisso sugli dèi, un rito celebrativo della loro potenza. Poi fu la volta dei greci: Aristarco da Samo per primo capì che la terra girava intorno al sole (e non il contrario) ma le attribuì un movimento circolare che lo portò fuori strada. Non fu creduto, perse la sua battaglia filosofica e sul podio salì il modello aristotelico, globo terrestre sferico ma immobile al centro dell’universo. Per secoli non venne messa in dubbio quell’idea di perfezione e ci vorrà il rivoluzionario Copernico, in pieno Cinquecento, a cambiare i connotati al cielo. Sviluppò il suo sistema eliocentrico e impiegò venticinque anni a pubblicare la sua teoria, sapendo di incorrere nelle ire della Chiesa.
Il sole, infatti, venerato dai greci che credevano attraversasse la volta celeste su un carro portando la luce ovunque, è la stella della nostra galassia. Ha una vita, ma non si conosce il suo «tempo» di esistenza, così come avviene per molti altri astri. Il libro raccoglie le biografie dei più eminenti scienziati, matematici e filosofi (dimentica Ipazia però) e prosegue la sua ricognizione affrontando i misteri dei buchi neri, il fascino perverso delle supernove (esplodono ogni 400 anni, la prima volta il fenomeno venne osservato nell’anno mille, l’ultima nel Seicento da Keplero e da allora, curiosamente, nessuno le ha più rintracciate in questa galassia), le leggi gravitazionali, le invenzioni che hanno facilitato la «lettura» delle mappe spaziali. Alla fine, resta la domanda, la stessa che probabilmente frulla nelle teste dei bambini: quanto è grande l’universo? Finisce mai?