Nella copertina c’è un bambino con gli occhi fissi e la bocca aperta mentre sta prendendo la sua prima ostia consacrata dalla mano del prete. Il bambino si chiama Lorenzo Urciullo e, a trentaquattro anni compiuti, pubblicherà un album intitolato Infedele (42Records/Believe) con lo pseudonimo di Colapesce. Terzo lavoro in studio del cantautore siciliano anticipato dal singolo Totale dove, nel video, viene messa in scena una simbologia di archetipi pop sulla vita e la morte quasi a parafrasare l’Eucaristia che rappresenta la passione di Gesù.

Ciò per dire che Colapesce ha frullato in otto tracce sacro e profano, tradizione e sperimentazione, profondità e leggerezza, plasmando un album intrigante: «Inizialmente è stata difficile la cernita dei brani giacché avevo una ventina di pezzi. Dare un senso unico al disco è stato complicato, come lo è stato tirare fuori il suono giusto in fase di mixaggio. Un brano come Vasco da Gama è composta da tantissimi strati in cui gli equilibri sono sottili, vai dalle voci dei pescatori alla chitarra spagnola. Il disco per me doveva essere tridimensionale con un ampio e avvolgente spettro di frequenze che spesso manca nei dischi di produzione italiana». In questo senso la collaborazione di un artista eclettico come IOSONOUNCANE e di Mario Conte sono stati fondamentali: «Jacopo (IOSONOUNCANE, ndr) è isolano come me, siamo molto simili e anche diversi: ostinato lui mentre io tendo a sublimare. Eppure nella collaborazione siamo riusciti a darci input a vicenda».

Una rosa  dei venti, c’è la musica italiana degli anni ’60, l’elettronica, il fado… «Il disco è un omaggio alla canzone in tutte le sue forme, una sorta di caleidoscopio, un viaggio a volte più strutturato come in Pantalica o Compleanno, altre più palese come Decadenza e panna. È un percorso principalmente nelle mie esperienze di ascoltatore seriale, in cui posso spaziare da Roberto Murolo a Moderat». Egomostro è stato un album di successo, era intimista e più cupo con una ricerca sui suoni di fine anni ’70 inizi ‘80. Il nuovo è in qualche modo positivo: «Effettivamente è un disco più gioioso, dove mi sono aperto a qualsiasi tipo di emozione sia in fase di scrittura che di produzione. Credo che in Infedele si senta più l’immediatezza, per esempio ho evitato volutamente il citazionismo del passato. Le immagini le vedi, ci sono meno aggettivi e più concretezza».

Colapesce ha una grande proprietà: far scorrere nelle sue canzoni temi sociali ma senza addomesticarli a giudizi o appesantirli. Ne è un esempio il brano Maometto a Milano: «È una canzone evocativa, dove si alternano strofe che raccontano un luogo esotico come fosse Onda su onda di Bruno Lauzi e il ritornello, che ti fa piombare in una metropoli. Mi hanno chiesto cosa significhi ma per me vale la regola che il brano debba essere vissuto dentro ognuno senza troppe didascalie». A gennaio Colapesce inizia la tourneé con una nuova band. Il live, ci dice, sarà uno spettacolo con una produzione importante e tante sorprese.