Da quando collaboro con questa rubrica ad Alias (nove anni), ho descritto e analizzato la crisi economica e sociale e politica e culturale che stiamo vivendo come «crisi di civiltà».
Ancora pochi sono convinti di questa proposta teorica e politica, ma siccome Gramsci mi ha insegnato che «è meglio avanzare e morire che fermarsi e morire», ho scritto e pubblicato un ebook – dal titolo La Vita Nuova – sullo stato effettivo e sul futuro possibile del mondo, ponendo l’accento sul fatto che dalle ceneri della civiltà moderna sta crescendo una nuova e superiore civiltà, caratterizzata dalla diffusione di un ‘tipo umano’ che si può definire «creativo, autonomo, solidale».
Non ho richiamato Gramsci a caso. Proprio Gramsci, nei Quaderni, ha scoperto per primo, negli anni Trenta del Novecento, la dimensione epocale di questa crisi, che chiamava «crisi organica», e criticato i tre primi tentativi regionali di risposta ad essa, il comunismo, il fascismo, l’americanismo.
Tesi particolarmente impopolare a sinistra, questa di Gramsci critico del comunismo (e del marxismo), ma siccome Pasolini mi ha insegnato che è «meglio essere nemici del popolo che della realtà», vado approfondendo e arricchendo la ricerca e la proposta (sempre con Luis Razeto, scienziato dell’economia e della politica noto internazionalmente come teorico dell’economia di solidarietà).
Non ho richiamato Pasolini a caso. Proprio Pasolini, negli Scritti corsari e nelle Lettere luterane degli anni Settanta del Novecento, ha riscoperto la dimensione epocale di questa crisi, che chiamava «fine del mondo», e individuato l’insorgere di nuove forme di fascismo.
Un brano dell’ebook La Vita Nuova in anteprima? Eccolo. Dalla Parte Prima, Capitolo 6, L’INDEBITAMENTO: «(…) L’industrialismo necessita e fomenta il consumismo, e ambedue conducono e inducono all’indebitamento.
Industrialismo, consumismo e indebitamento si rafforzano reciprocamente e crescono insieme.
Incatenati uno all’altro, ci incatenano al sistema imperante.
L’indebitamento generalizzato e crescente è una componente essenziale dell’economia moderna, contemporaneamente capitalista e statalista.
Un mondo di indebitati, un mondo di dipendenti.
Le persone e le famiglie si indebitano per poter comprare e consumare tutto quello che la pubblicità indica e il mercato offre loro.
Le imprese e le aziende si indebitano per poter crescere e aumentare la produzione, per vincere la concorrenza delle altre imprese e aziende, che fanno la stessa cosa.
Si indebitano gli speculatori che vogliono fare guadagni col denaro che ottengono come credito.
Tutto il mondo indebitato.
Si indebitano anche i governi nazionali, i municipi e i poteri regionali e locali, i partiti politici e tutte le istituzioni, per continuare a offrire ai cittadini consumisti ciò che loro esigono come condizione per concedere il proprio appoggio e i propri voti.
Si indebitano i paesi, si indebitano gli organismi internazionali, si indebitano le organizzazioni dei più svariati tipi, a livelli crescenti che diventano impossibili da saldare. (…)»
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