Frozen, il cartoon campione d’incassi dell’ autunno (sta dando filo da torcere persino ad Hunger Games non è solo un grande ritorno di forma dell’animazione made in Disney, è addirittura benedetto dello stesso Walt e dal suo personaggio preferito. Mickey Mouse nel suo look originale, quello di Steamboat Willie, con la voce di Walt Disney, è infatti il protagonista di Get a Horse, l’elaborato corto che precede l’ultima fiaba disneyana per il grande schermo. Diretto da Lauren McMullan e prodotto da John Lasseter (di cui si sente la mano), con il suo mix di materiali d’archivio e animazione in bianco e nero che poi però (con effetto Alphaville) buca lo schermo diventando a colori e in 3D, Get a Horse è il perfetto aperitivo per gustare Frozen, un sapiente cocktail di Disney magic vecchio stampo (quella delle principesse, delle palette di colori raffinatissimi, delle coreografie e delle scene influenzati da Broadway, dei personaggi secondari molto curati…), con in più un tocco di Pixar (si sentiva già in Wreck it Ralph), il computer (la Disney ha sospeso, almeno per ora, la produzione di animazione disegnata a mano) e una strizzata d’occhio ai supereoi che vanno tanto tra i teen ager al cinema.

Il risultato? Il più grande successo di box office dai tempi del Re Leone, favore pressoché unanime della critica e (cosa rarissima di questi tempi) intere platee di bambini zitti, inchiodati allo schermo, che rinunciano, durante il film, ai messaggini e all’ormai abituale andirivieni dalla sala.

Molto liberamente adattato dal racconto di Hans Christian Andersen La regina delle nevi, diretto dal veterano Disney Chris Buck e da Jennifer Lee (anche sceneggiatrice e la prima regista donna di un lungometraggio animato Disney), Frozen è la storia di due sorelle principesse, Elsa e Anna. Da piccole le vediamo giocare insieme nelle sale magnifiche del loro palazzo di Arendelle, dal décor un po’ scandinavo. Ma Elsa, che è la maggiore e l’erede al trono, è (un po’ come gli X-men e la Carrie di Stephen King/De Palma) benedetta/maledetta da superpoteri grazie ai quali, a seconda del suo umore, può ridurre in ghiaccio tutto quello che le sta intorno. Quando è di buon umore scolpisce bellissime costruzioni di ghiaccio per la sorellina, ma quando si spaventa o si agita…. le cose vanno per il peggio. Temendo conseguenze negative della sua incontrollabile magia, il re e la regina la tengono rinchiusa nel castello, le mani sempre protette da un paio di guanti. Le due sorelle crescono così isolate, e separate una dall’altra; Elsa terrorizzata di fare dei disastri (conceal, don’t feel – nascondi le emozioni, non sentirle – è il suo motto) e Anna che non vede l’ora di uscire dalla loro prigione reale, al punto che il primo ragazzo che vede – un tal principe delle isole del Sud- decide immediatamente di sposarlo sulle note di L’amore è una porta aperta.

Gli eventi precipitano il giorno dell’incoronazione quando Elsa perde la pazienza e immobilizza l’intero Arendelle in un’era glaciale perenne. Sconvolta da quello che ha fatto, scappa in esilio sulla cima di una montagna, in un bellissimo palazzo, ovviamente di ghiaccio anche lui.

Ad Anna il compito di andare a cercarla, sciogliere il suo cuore e convincerla a riportare tutto a una temperatura normale. La accompagneranno un giovane mercante di ghiaccio di nome Kristoff, la sua renna Sven e un pupazzo di neve canterino, Olaf, che sogna l’estate, una magnifica abbronzatura e di «strofinare la mia neve contro la sabbia bollente». Il numero musicale, In Summer, è uno dei più divertenti del film.

Il primo cartoon Disney in Cinemascope dei tempi di La bella addormentata nel bosco, Frozen ha una ricerca sulla luce, sui colori e sui paesaggi che recenti lungometraggi animati dello Studio, come Tangled, non avevano. È come se si sentissero il caldo e il freddo in sala – e quando un personaggio trasformato in ghiaccio esala l’ultimo respiro, quel piccolo sbuffo bianco che gli esce dalla bocca è «la» vita. Assente invece l’ironia autoreferenziale che, sempre più spesso, attraversa l’animazione digitale. Prova che, con Frozen, alla Disney, sapevano di aver in mano un trionfo.