A metà agosto le analisi dei primi risultati delle prove scritte del concorso a cattedra hanno portato notizie inaspettate: le 63.712 assunzioni sbandierate da Renzi e Giannini per il «concorsone 2016», secondo le proiezioni del sito Tuttoscuola saranno solo 40mila. Una scelta apparentemente incomprensibile che ha avuto bisogno, per essere giustificata agli occhi dell’opinione pubblica, del sostegno di una campagna mediatica denigratoria e aggressiva, volta a screditare la figura del docente attraverso la retorica del merito.

L’equazione è semplice: i posti c’erano, voi siete «somari» e non avete saputo approfittare dell’occasione. Ma come sta andando davvero questo concorso? Ha presentato da subito anomalie: era destinato solo a docenti abilitati, già selezionati, formati e nella maggior parte dei casi con una significativa esperienza poiché assunti da anni a tempo determinato per coprire migliaia di cattedre vacanti. Proprio quest’ultimo elemento va considerato per comprendere la strategia del governo. Di fatto, sull’abuso di contratti a tempo determinato si era pronunciata la Corte Europea, con una sentenza molto importante che invitava il governo a stabilizzare i precari. Renzi, in risposta, ha bandito il concorso, ribaltando l’esito della sentenza: oggi sono i precari con più di trentasei mesi di servizio che rischiano di essere espulsi dal mondo della scuola, qualora non lo superassero.

Tutte le fasi di svolgimento del concorso hanno dimostrato l’indifferenza del governo per le vite di migliaia di precari. Le stesse procedure, per di più, mettono in discussione l’attendibilità dei risultati dell’enorme e costoso marchingegno di selezione: criteri di valutazione non sempre pubblicati prima delle prove; programmi infiniti; poca chiarezza sulle caratteristiche dell’esame; commissioni composte da insegnanti il cui unico requisito è la disponibilità a lavorare quasi gratis; commissari che si dimettono decine di volte ritardando i tempi della correzione. «I migliori docenti della nazione» sono stati selezionati per mezzo di una prova scritta composta da quesiti chiedono ai candidati di sviluppare unità didattiche in 15 minuti. Non solo è un tempo insufficiente per strutturare una risposta coerente ed esaustiva, ma si richiedono competenze di cui un insegnante non ha bisogno: rapidità e genericità.
La retorica dei «somari» e dei «meritevoli» sembra indebolirsi ancora di più se si considera che le migliaia di docenti non ammessi continueranno quest’anno a occupare le cattedre vacanti da precari come fanno da anni.

Gli esclusi entreranno comunque in classe a settembre, garantiranno l’avvio dell’anno scolastico insieme ai colleghi che il concorso l’hanno superato. Il loro contratto però avrà ancora una data di scadenza. Il concorso, da strumento per ridurre l’incidenza dei precari, viene trasformato in una macchina in grado di moltiplicare le divisioni e la competizione di questo segmento del lavoro. Il suo fallimento, e quello della «riforma», ha riacceso piccoli fuochi di dissenso. Persino i sindacati confederali ora sembrano svegliarsi dal torpore e urlare allo scandalo, gli stessi che dopo l’approvazione della Buona Scuola minacciavano di passare a boicottaggi e barricate e che poi si sono dileguati contribuendo a far affievolire la protesta del 2015.

Noi CattiveMaestre saremo insieme a vincitori ed esclusi, a genitori e studenti che di fronte all’ennesimo raggiro vogliano riprendere parola per non cedere la scuola pubblica a chi la sta smantellando e per costruire insieme una riflessione sui dispositivi di merito e valutazione, su life long learning e alternanza scuola lavoro, su forme davvero innovative di didattica, sull’educazione alle differenze, sul rapporto con nuove tecnologie e social network. Una riflessione collettiva che crei le basi per immaginare la scuola che vogliamo.