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La vicesindaco di Milano lascia Palazzo Marino

La vicesindaco di Milano lascia Palazzo Marino

Milano Clamorose dimissioni di Ada Lucia De Cesaris, numero due della giunta arancione milanese. Il pretesto poco credibile, il Pd che gioca alle larghe intese votando in favore di un'area cani, nasconde lo sgretolamento di una esperienza politica ormai esaurita anche a causa delle manovre renziane per preparare la successione a Giuliano Pisapia

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 15 luglio 2015

Si chiama Ada Lucia De Cesaris, “risolveva problemi” come mister Wolf di Pulp Fiction e aveva anche lo stesso caratterino. Così il sindaco considerato già ex, Giuliano Pisapia, ieri ha salutato la sua tostissima vice che ha clamorosamente abbandonato la giunta di centrosinistra da mesi in affanno a Palazzo Marino – sono tutti contro tutti ma fanno finta di niente, tessono trame slabbrate, si imbarazzano e procedono in totale disordine sparso accelerando su candidature o azzardando ipotesi soltanto borbottate. “E’ una professionista validissima – ha detto il sindaco – quando c’erano difficoltà avevo un vice che mi risolveva i problemi, una persona tenace, intelligente e passionaria che crede in una politica sobria e pulita”.

Il disarmo dell’ex corazzata arancione è in corso da quando Giuliano Pisapia ha deciso di non ricandidarsi per il 2016. Era prevedibile. Morale (qui ci si vanta sempre di esserne la capitale): la giunta di Milano, la mitica città dell’Expo governata dal centrosinistra e celebrata dal New York Times, da ieri non c’è più anche se mancano ancora dieci mesi alle elezioni comunali. E il fatto che il centrodestra sia ai suoi minimi storici rende la situazione per certi versi tragicomica. E la sinistra? Nell’impossibilità di intravedere l’ombra di un candidato per le primarie autunnali (che il Pd romano non vuole per manifesta incapacità di trovare un renziano vincente) sta abbozzando qualche timido tentativo di battere un colpo, declinando in tutti i modi possibili il verbo “potere”, possibilmente alla seconda persona plurale, anche se il copyright è spagnolo: possiamo, si potrebbe fare e chissà se potremmo. Ma gli attori alla ricerca di una nuova grammatica della sinistra sono i medesimi di sempre.

Il motivo ufficiale delle dimissioni di uno dei pezzi più pregiati e apprezzati della giunta è imbarazzante, quindi inverosimile: la realizzazione di un’area cani proposta da Forza Italia (stanziamento 20 mila euro) e passata in consiglio con il voto favorevole di una parte del Pd, anche se De Cesaris era contraria. Il motivo vero, invece, è il suo rapporto deteriorato con il Pd che senza una strategia precisa né un nome spendibile sta “intralciando i lavori” per assicurarsi la poltrona di sindaco. In ogni caso, non sembra la mossa di chi abbia intenzione di candidarsi. Questa la sua motivazione: “Si tratta di una decisione presa dopo approfondite riflessioni sugli ultimi mesi di lavoro, che hanno messo in evidenza difficoltà non più sormontabili nella prosecuzione della mia attività amministrativa per il venire meno del rapporto di fiducia con una parte della maggioranza”. Inutile aggiungere che gli esponenti del Pd abbiano finto stupore augurandosi un suo ripensamento. La stessa preghiera è stata rivolta dall’universo mondo della sinistra orfana, compreso un accorato editoriale di Radio Popolare: “Ripensaci!”. Lo stesso grido di dolore che si è levato quando Pisapia ha annunciato la sua intenzione di lasciare Palazzo Marino.

“Spero ci possa ripensare” lo ha detto anche il sindaco in consiglio comunale con un intervento commosso. Ma ormai è evidente che Pisapia d’ora in avanti sarà sempre più esposto alle ripicche e alle beghe di una maggioranza divisa e ingovernabile che sta cercando di succedergli restando attaccata a questo o a quel candidato. Per ora, nonostante il sindaco avesse “consigliato” di non forzare i tempi, sono due gli esponenti del Pd che hanno già rotto gli indugi candidandosi per le primarie, una gara che se mai comincerà si giocherà tutta nel campo del partito che sta governando l’Italia, a meno di un colpo di teatro da sinistra che però sembra impossibile. Sono Pierfrancesco Majorino, giovane assessore alle politiche sociali con una carriera più che ventennale, raro esemplare di “civatiano” locale, in sostanza l’ancora di salvezza per la sinistra milanese ridotta ai minimi termini. Ed Emanuele Fiano, uomo d’ordine del Pd renziano che ha fatto un passetto in avanti senza troppa convinzione, sapendo che il suo capo ha deciso di prendersi due mesi prima di decidere il candidato. Una impasse che segnerà anche l’assemblea nazionale del partito che sabato si terrà, inelegantemente, all’Expo di Milano.

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