Da qualche tempo, con l’aggravarsi della vicenda sismica, si torna a parlare di «Fascicolo di fabbricato» e il dibattito si affolla e già si intravedono, di nuovo, le opposizioni al progetto, che ancora una volta punteranno ad affossarlo. Ancora una volta: secondo una memoria che ci riporta alla fine degli anni ’90, quando si andò più vicini a realizzare il progetto. Ero sottosegretario ai Lavori Pubblici e raccolsi l’idea che venne precisandosi con il contributo di competenze – architetti, ingegneri – che interagivano con Giancarlo Storto, l’architetto che guidava la direzione generale del ministero. Non ignoravamo, certo, l’interesse diretto degli ordini professionali, che vedevano aprirsi una ricca possibilità di lavoro professionale ad alta qualificazione. Ma guardavamo a questa spinta con simpatia, nella convinzione che sarebbe stata decisiva per la realizzazione del progetto.

L’idea del «Fascicolo di fabbricato» nasce alla fine del ’98 sull’onda dello shock creato dal crollo a Roma di una palazzina di cinque piani a Vigna Jacobini con 38 morti. Emergono nella vicenda indicazioni di difetti strutturali e mancato monitoraggio. Nasce così l’idea di un «Fascicolo di fabbricato» che riporti e aggiorni lo stato della costruzione. Me lo propone Giancarlo Storto che è divenuto il mio principale collaboratore tecnico al ministero. Come ho già ricordato, c’è il sostegno degli ordini degli architetti e degli ingegneri, dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ma anche degli inquilini (Sicet), ma l’idea è ferocemente avversata da Confedilizia che teme un aggravio dei costi per le imprese edili e anche un condizionamento – sulla base dei dati riportati nel fascicolo – dei valori commerciali degli edifici. Mettiamo a punto un disegno di legge che approda nel novembre ’99 alla Commissione Territorio e Ambiente del Senato. Le stanze del ministero dei Lavori Pubblici, sin lì guardate con sospetto di corruzione e tangenti, sono diventate un centro vivace di idee, ove approdano proposte di associazioni ambientaliste, comitati di cittadini, sedi scientifiche. È in questo clima che, ad esempio, partiranno, con qualche migliore fortuna del «Fascicolo di fabbricato», i «Contratti di quartiere», per la riqualificazione di quartieri Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari). Sotto il blando sostegno dei ministri che si succedono – Micheli, Bordon – il «Fascicolo di fabbricato» si trascina, ignorato dalla Camera, senza arrivare a maturazione e il ministro successivo, Nesi, non appare interessato. Così l’idea, anche se periodicamente evocata, resta inattuata, nonostante un ulteriore rilancio in Senato nel novembre 2011 di Adriana Poli Bortone, che tuttavia non approda a nulla.

Le drammatiche vicende sismiche di questi giorni ripropongono la realtà del Paese e aprono una prospettiva di enorme impegno. Di fronte alla generalità del rischio sismico, bisogna intervenire sul costruito per metterlo in sicurezza secondo i dettami di competenze ingegneristiche sempre più efficaci. Ma di questo impegno sul territorio bisognerà trascrivere la memoria e soprattutto certificare gli atti di periodico monitoraggio. Si tratta, come si vede, di una prospettiva scientifica di grande spessore, alla quale si dovrà aggiungere un analogo capitolo relativo al rischio idrogeologico, ma questo richiede la semplice razionalità che spesso invochiamo. E questa razionalità suggerirà l’adozione di una «patrimoniale»?

* sottosegretario ai lavori pubblici nel primo governo Prodi