«Siamo una grande potenza. A nessuno piacciono i concorrenti, ma noi li terremo a bada. E vinceremo». Con queste secche dichiarazioni inizia l’intervista-documentario a Putin di Vladimir Solov’ev.

Il format del film è simile a quello di Oliver Stone andata in onda quest’estate, ma qui Putin si rivolge non all’opinione pubblica americana al pubblico russo e sceglie a questo scopo il più celebre (e più nazionalista) dei giornalisti televisivi in circolazione nel paese.

PUTIN ANCHE QUESTA VOLTA, da sapiente utilizzatore del mezzo televisivo, fornisce nuove rivelazioni sulle vicende politiche internazionali degli ultimi anni che garantiscono sempre alti indici d’ascolto ma allo stesso tempo prova a fornire al grande pubblico l’idea di una politica estera russa basata sì sul realismo politico ma soprattutto sulla trasparenza. E in gran parte ci riesce.

Il ritorno della Russia nell’arena mondiale è infatti il refrain e il filo conduttore di tutta l’intervista. E inevitabilmente il presidente russo affronta ancora la «Maidan».

Secondo il presidente russo nei giorni caldi che precedettero l’insorgenza reazionaria «fummo ingannati in modo volgare e sfacciato» dall’amministrazione Obama. Putin rivela: «Fummo contattati dagli americani, che ci chiesero di fare ogni sforzo – e sto ripetendo alla lettera cosa dissero – perché Yanukovich non usasse l’esercito, in modo che l’opposizione potesse liberare le piazze e gli edifici amministrativi e si potesse passare all’attuazione degli accordi raggiunti per normalizzare la situazione. Ma appena ebbero la garanzia di ciò, diedero il via all’insurrezione».

LA CHIUSURA DELL’INTERVISTA è tutta sulle prospettive e i problemi che accomunano l’intero globo. Putin si dichiara convinto che la soluzione di tutti i grandi problemi internazionali dalle migrazioni internazionali fino a quelli ecologici possono essere risolti solo attraverso un’alleanza Russia-Europa. «Formiamo un’unica grande area geo-strategica, abbiamo difeso i valori della civiltà, siamo simili anche dal punto di vista spirituale: per questo noi dobbiamo trovare una lingua comune con l’Unione europea. Siamo un’area autonoma e centrale su scala mondiale». Parole importanti, perché mai espresse con tanto impeto e chiarezza dall’inquilino del Cremlino.

IL PRESIDENTE RUSSO poi è tornato sulla vicenda della annessione-unificazione della Crimea. «Sapevamo che la conseguenza sarebbero state le sanzioni, anche se non potevamo immaginare quale forma avrebbero assunto» sostiene lo «Zar».
«Ma per noi era più importante il destino di milioni di persone che volevano unificarsi a noi piuttosto che i buoni rapporti con altri Stati. E queste sanzioni vengono imposte solo perché la Russia sta tornando ad essere forte, ad avere uno Stato forte».