La vignetta di Charlie Hebdo che paragona i terremotati di Amatrice a piatti di pasta con il sague al posto del sugo ha provocato le ire soprattutto del sindaco della cittadina, Sergio Pirozzi, oltre a disgustare un po’ tutti. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso, seconda carica dello Stato, l’ha commentata con un «fa schifo» e l’ambasciatore di Francia a Roma si è quasi scusato prendendo nettamente le distanze.

Ma la vignetta con cui il giornale satirico ha risposto al disgusto italiano è persino più velenosa: il disegnino postato sul sito di Facebook replica: «Italiani, non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, ma la mafia». Manca ancora il mandolino, poi l’iconografia più trita è completa. Eppure colpisce.

Le inchieste sul perché il paese della pasta all’amatriciana si è sbriciolato sono appena all’inizio. Di sicuro si sa che la notte del 24 agosto sono crollate sotto i colpi del terremoto edifici che in caso di emergenza avrebbero dovuto accogliere la popolazione. La scuola Capranica e l’albergo Roma di Amatrice sono segnalati nel piano comunale di protezione civile come aree adatte a ospitare i cittadini qualora ce ne fosse stato bisogno. Addirittura l’hotel è indicato come la struttura ricettiva con la maggiore capacità di accoglienza, con 79 posti. Il complesso scolastico «Romolo Capranica», invece, curiosamente viene inserito anche nell’elenco degli «edifici che sono giudicati particolarmente vulnerabili nel caso di evento di tipo calamitoso», insieme all’ospedale «Grifoni», che pure si è sgretolato.

Investimenti ne sono stati fatti parecchi, soprattutto negli ultimi anni. Nel 2012 l’intervento «di somma urgenza» per la scuola era costato oltre 700 mila euro e il lavoro, affidato alla Edilqualità Srl – ditta di cui è titolare il geometra Gianfranco Truffarelli -, era stato sbandierato dal sindaco Sergio Pirozzi come un gran successo della sua giunta durante la campagna elettorale del 2014. Nel 2015, poi, sempre per quello che riguardava la scuola, era stata bandita un’altra asta per la realizzazione di due blocchi di bagni, linoleum per terra e manto del marciapiede esterno: 200mila euro il totale. Le buste erano state aperte a dicembre, ma i lavori non sono mai arrivati alla fase esecutiva.

La débacle sul fronte della prevenzione è evidente: il caso di Norcia, in Umbria, è un ulteriore segnale in questo senso. La cittadina, gravemente colpita dal sisma del 1997, è stata rimessa in piedi con un lavoro durato anni e, pur trovandosi abbastanza vicina all’epicentro del sisma del 24 agosto, ora ha registrato appena la caduta di qualche calcinaccio e poche crepe sui muri.

Le indagini vanno avanti a ritmi lenti nelle due inchieste messe in piedi dalle procure di Rieti e di Ascoli: si studiano le carte, si confrontano le fotografie (ieri è stato fatto alzare un drone sopra alle macerie) e sono stati nominati anche quattro consulenti: un geologo, un ingegnere, un architetto e un sismologo, mentre non si esclude che presto da Roma possano arrivare altri investigatori per esaminare meglio la gran mole di documenti che i carabinieri e la guardia di finanza continuano a raccogliere.

Il capo del pool investigativo di Rieti Giuseppe Saieva l’ha detto tranquillamente: «Da cittadino penso quello che pensano tutti, ma da pm mi devo attenere alle risultanze processuali quando verranno acquisite». Dunque l’indagine laziale per disastro colposo e quella marchigiana ancora senza ipotesi di reato ancora non portano con sé indagati. A L’Aquila del resto ci è voluto un anno. Stessa cosa si può dire del lavoro che Raffaele Cantone sta facendo con l’Anac: per ora si cercano e si leggono le carte, alla ricerca dei fondi (tanti) spesi e del come.

A Rieti ci si sta concentrando su sei costruzioni in particolare: il campanile di Accumoli, la scuola Capranica, il municipio, la caserma dei carabinieri, l’hotel Roma e l’ospedale per quello che riguarda Amatrice. Tutti edifici che negli anni sono stati interessati da lavori non si sa bene quanto antisismici, e la prima discriminante è la differenza sostanziale tra l’«adeguamento» e il «miglioramento» delle strutture, quello che hanno chiesto i Comuni, quello che le ditte incaricate hanno realizzato e quello che prescriverebbe la legge.

Già, perché gli investigatori non sono affatto convinti del fatto che i soldi da spendere per i lavori fossero pochi, come da vulgata corrente tra i vari amministratori locali. D’altra parte, a scorrere i vari documenti facilmente reperibili sui vari albi pretori, negli ultimi vent’anni in provincia di Rieti sono piovuti circa 60 milioni di euro da destinare alla messa in sicurezza degli edifici, sia pubblici che privati.

Proprio sul fronte delle abitazioni, la procura di Ascoli si sta molto interessando del caso dei tetti di cemento armato poggiati su antiche mura di pietra: di cose del genere se ne conterebbero decine tra Arquata del Tronto e le sue frazioni. Nel Piceno, poi, il sostituto procuratore Umberto Monti sta studiando anche i danni agli edifici pubblici, con particolare attenzione verso il municipio, la scuola e l’ufficio postale di Arquata e l’ospedale di Amandola, in provincia di Fermo, lesionato nella sua parte più nuova, realizzata negli anni ’70 e oggetto di un collaudo appena quattro anni fa.