Da una bizzarra posizione di avamposto in un sud europeo meraviglioso e scalcinato che affaccia sul baratro del capitalismo ipermediatico e dei suoi riti,Roma,che non si concede il teorico lusso delle identity politics microframmentate iperdefinite perche` sarebbe impossibile ci siamo nati cosi` mischiati,che non sogna di usare termini in voga nei nord occidentali come deimparare la storia (unlearning)che siamo circondati da strati scheggiati di storie e Storia,nelle strade stesse,con le buche stesse,ci si chiede due o tre cose che credevamo di sapere acquisite e che evidentemente non sappiamo piu`,ne di fronte ne di profilo.Si cerca di inquadrare e mettere a fuoco,dal privilegio dello stare nel caos dove niente torna,falle strutturali e immaginare quello che si sapeva.Non per disegnare sistemi e costituire pensieri ordinanti.Per desiderare di nuovo.Il femminile,il maschile,il neutro e le sue parenti,le rigenerazioni spirituali ed urbane,la spensieratezza e l’affetto,le panchine,il lusso autentico di ragionare ad includere,il navigare nei flutti del caos,con dignita` e voglia di divertirsi in egual misura,suppergiu`.Da Roma e dall’arte l’ambito piu` effimero e fondamentale che ce`,s’inquadra una mancanza assordante neanche piu` dissonanza,il valore.Il valore nell’arte nell’era della deindustrializzazione e della proliferazione dei servizi e degli eventi,che rimbomba di surplus in tutte le direzioni,accerchiato da cerimonie ortodosse di status che fagocitano l’opera e il suo valore e dove il pensiero critico diventa notiziario,dove il lavoro artistico e cognitivo e intermittente e processuale e…prende forma nel ruolo dell’artista come rabdomante e infiltrato.Che non ha diretto accesso a sostegni e fondi economici e strutture di rilievo per essere si del tutto impresario nel pensiero e nelle azioni e nelle proposte,farsi luogo e mettere al mondo,bensi` fa la vaga ronda cercando di intercettare il generale che cerca nel bosco il sandinista contestualizzato rumeno che Favino interpretava con le lacrime a Sanremo.O intercettare il suo algoritmo.Fa un giro di walzer e lascia l’oggetto in vendita.

Dov’è dunque la verità?
Di fronte o di profilo?
Ma soprattutto, cos’è, un oggetto?
Forse un oggetto
è un legame che ci permette di passare da un soggetto all’altro,
di vivere in società, di stare insieme
Ma poiché i rapporti sociali sono sempre ambigui
e il pensiero così come unisce, separa.
E le parole uniscono per quello che esprimono
e separano per quello che omettono.
C’è un grande abisso…”

dal monologo di “Due o tre cose che so di lei” J.L.Godard.