«19 uomini e 1 donna, l’imbarazzante riunione tra Campo progressista e Mdp». Ieri un post dell’ambientalista Luana Zanella sul sito verdi.it ha messo nero su bianco un problema – un altro – della sinistra italiana che cerca di aggregarsi intorno a Giuliano Pisapia e alla Ditta degli ex Pd. Un problema infinitamente più grande delle turbolenze della linea politica. Ci sono troppi maschi nelle prime file, anzi ci sono quasi solo maschi: Pisapia, Bersani, D’Alema, Speranza, Scotto, Rossi, Smeriglio, Ferrara. Allargando all’ormai mitologico «campo largo» della sinistra-sinistra, il genere non cambia, eccezion fatta per Anna Falcone, cofondatrice dell’Alleanza popolare nata al Brancaccio.

Quanto a Insieme, alla riunione di martedì scorso c’era una sola donna. Su venti. La fortunata, si fa per dire, era Cecilia Guerra, capogruppo Mdp al senato, una combattente sui temi dell’uguaglianza, soprattutto sul lavoro, e della differenza. «Sosteniamo le donne, mandiamole avanti», ripete a ogni riunione. Ma la questione, evidentemente, non è «prioritaria» fra i colleghi. E dire che in Mdp c’è Roberta Agostini, ex responsabile delle donne del Pd, posto rimasto vuoto da quando lei lo ha lasciato. E c’è Giovanna Martelli, ex delegata alla parità del governo Renzi che ha sbattuto la porta di governo e Pd stanca di combattere contro «la troppa indifferenza».

E ora, in Insieme, la nuova formazione politica in progress? Torniamo al post di Zanella: «A fronte di un protagonismo femminile», scrive, «le forze politiche che aspirano al radicale cambiamento dell’esistente, non possono procedere senza tenerne conto. Devono assumere l’urgenza di uscire da metodi, linguaggi e forme di una politica di origine patriarcale ormai al tramonto». Nel loro statuto i verdi prevedono la presenza paritaria di donne e uomini in tutti gli organismi (hanno anche due portavoce, un uomo e una donna). E Zanella, pure contenta del risultato della riunione, spiega che la composizione della delegazioneera «infelice ed anacronistica». «Il problema c’è», spiega Roberta Agostini, «sui territori la discussione è aperta, senza un punto di vista femminile non nasce nessuna sinistra all’altezza del suo compito». Ma al ’centro’ non si passa. E il colpo d’occhio martedì era così d’antan («una riunione di soli uomini», li ha sfottuti il dem Orfini) che anche Pisapia ha sbottato: «A parte Cecilia, mai più riunioni così, la prossima volta più donne». «No, meno uomini», gli ha risposto lei.

Oggi l’ex sindaco a Milano convoca le sue Officine. E i giovani organizzatori giurano che fra loro la presenza di donne è alta. Perché, spiega Mapi Pizzolante, «fare un nuovo progetto politico per il paese significa innovare pratiche e liturgie. E senza la differenza, e quella di genere è solo una delle differenze necessarie, è impossibile: che si tratti di riunioni o di iniziative». Eppure la settimana scorsa in una riunione a porte chiuse dell’area Pisapia, presente Laura Boldrini, c’è chi ha denunciato l’eccesso di timidezza dei «compagni» – leggasi mutismo – nel difendere la presidente della Camera, al centro di feroci attacchi sessisti su web e stampa, «sono stati molto più reattivi quelli e quelle del Pd». «La battaglia di Laura è la mia», ha dichiarato Pisapia qualche giorno dopo al Corriere. Ammettendo implicitamente l’errore.