Andrà in onda questo autunno, su Rai4, la quinta stagione di Game of Thrones: la serie targata Hbo di cui negli Stati Uniti si è appena conclusa la sesta stagione con l’episodio Winds of Winter, visto da quasi nove milioni di americani: la vetta più alta mai raggiunta dalla serie. In Italia Sky Atlantic ha addirittura trasmesso la puntata in contemporanea con l’America, alle tre del mattino, per poi replicarla in prima serata il giorno dopo. Con lo streaming, a tre giorni dal suo debutto Winds of Winter ha già totalizzato più di ventitrè milioni di spettatori. Ancora non mina il primato della serie tv più seguita in assoluto – The Walking Dead della Amc – ma si piazza al secondo posto con una crescita costante di spettatori.

Questa sesta stagione è stata segnata dalla definitiva separazione tra l’autore dei romanzi da cui Got è tratta – George R.R. Martin, la cui serie di libri non ha tenuto il passo con i tempi televisivi e continuerà con una narrazione diversa all’uscita del prossimo capitolo della saga – e i due autori della serie: .D.B. Weiss e David Benioff , che hanno impugnato definitivamente le sorti dei personaggi nella loro versione televisiva.

E forse è proprio questo il segreto dell’impennata della sesta stagione, e in particolare dei due ultimi episodi. Da più parti è stato infatti notato che la separazione da Martin ha dato alla serie un ritmo più concitato, mentre prima era d’obbligo concentrarsi sulla sua accurata analisi dei rapporti di potere nell’immaginaria società fantasy del trono di spade.
Ma la vera ragione dello strabiliante successo di pubblico – e critica – del finale di Got è la soddisfazione di ciò che era stato sadicamente negato per cinque lunghe stagioni di inimmaginabili soprusi: la vendetta dei torti subiti dai personaggi, anche quelli più odiosi come la regina Cersei.

Liberi dal pessimismo e la «realpolitik» di Martin, il populista Alto Passero può essere finalmente dato alle fiamme, Sansa Stark dà il suo stupratore e torturatore in pasto ai suoi stessi cani, e così via in un’orgia inarrestabile di sangue e rappresaglie. Una vendetta con molto sugo, a differenza che per la «sventurata» Monaca di Monza.
Ma anche esaudire ogni singolo desiderio degli spettatori potrebbe essere una strada piena di insidie.