Tappa spaccata in due, più o meno come ieri, per questa seconda avventura del gruppo in giro per la Sicilia.

Partenza da Agrigento, dove andò in scena l’ennesimo capitolo di quella disfida italo-francese che ha lacerato il nostro sport, almeno finché ha avuto un senso, bello o brutto, essere italiani invece che francesi.

Campionato del mondo del ’94: quarto Ghirotto, terzo Virenque, secondo Chiappucci e primo Luc Leblanc.

Garrincha del ciclismo, costretto, per via di una gamba un po’ più corta, a pedalare non proprio «en danseuse». Diciamo, piuttosto, di sghimbescio.

Oggi i corridori vanno dritti lungo le scogliere della costa sud dell’isola, prima che il poggio di Santa Margherita spalanchi loro le porte della valle del Belice, una gimcana collinare ininterrotta fino al traguardo di Santa Ninfa.

A Santa Margherita villeggiava Tomasi di Lampedusa, e qui in parte è ambientata l’opera sua più famosa.

Ben poco di gattopardesco aveva Ludovico Corrao.

Fu, anzi, tre volte rivoluzionario.

Rivoluzionario nel costume della Sicilia del tempo, quando da avvocato prese le difese di Franca Viola, prima donna ribelle a viso aperto all’umiliazione forzata del matrimonio riparatore.

Rivoluzionario a modo suo in politica, quando fu uno degli artefici, da parlamentare regionale vicino alle Acli, dell’operazione Milazzo, che portò nel 1955, per la prima volta nella storia dell’allor giovane repubblica, a rompere il dogma dell’unità politica dei cattolici e a portare i comunisti al governo della regione.

E rivoluzionario da sindaco di Gibellina, quando, di fronte al terremoto che quarant’anni fa sconquassò questo lembo misero del Paese, condusse la ricostruzione fianco a fianco coi principali artisti ed urbanisti del periodo.

Tale fu il concorso all’opera, che quando sbarcò quaggiù Alberto Burri trovò la città nuova già trasformata in un museo vissuto. Preferì quindi intervenire direttamente tra le macerie lasciate dal terremoto nella città vecchia, e ne nacque il cretto grande.

I corridori ci passano accanto lanciati ventre a terra verso Santa Ninfa, e forse distratti da quei blocchi di cemento, testimoni muti del disastro, in coda capitombolano in più d’uno.

Poco dopo plana tra i forasacchi anche Miguel Angel Lopez, tra i favoriti, e non riesce più a ricucire coi migliori.

Nello strappo secco che porta il gruppo ad una curva dal traguardo si consuma la vendetta di Enrico Battaglin, secondo ieri. Dribbla Viconti, Battaglin, e porta a casa una vittoria che mancava da due anni.