Milano, appena fuori da quella che è stata definita zona C (per intenderci, quella appena all’esterno delle mura Spagnole), ospita un gioiello prezioso che si chiama semplicemente «Opera San Francesco per i Poveri», fondata nel 1959 dai frati Cappuccini di viale Piave. Proprio in Corso Concordia infatti, Milano aiuta da tanti anni, quelle lunghe file di poveri, immigrati, clochard, che aspettano pazientemente per avere una carta di accesso alla Mensa per i Poveri e mangiare.
Sì, perché la coda è per chiunque debba ‘riconfermare’ la tessera, o farla per la prima volta. In coda si aspetta per avere la chiave di accesso a una vita in cui non ci si sente più davvero abbondonati a se stessi, ma si possono trovare gli aiuti basilari per un’esistenza migliore.
Alle finestre di corso Concordia 3, spazio dedicato all’Accoglienza, ci sono sempre volontari che lavorano una volta alla settimana per tre ore. Non è faticoso, basta imparare a usare il programma sul computer per inserire le generalità di chi chiede aiuto presentando carta di identità o un documento di riconoscimento (preferibilmente valido). La tessera permette di entrare in mensa inizialmente per un mese e, successivamente, di 3 mesi in 3 mesi.
Compilati i dati, si stampa la tessera, la si plastifica, e si risponde alle domande degli avventori. Gli oltre mille volontari, che preferibilmente parlano un po’ di inglese e/o francese, devono essere pronti a dare risposte con indicazioni chiare e, se non riescono, possono passare nella stanza accanto per trovare soluzioni appropriate a quelle domande.
Sì, la fila è sempre lunga, quasi come quella chilometrica, raccontata in tv, ora sempre più spesso, dell’associazione «Pane Quotidiano». Arrivano qui persone di ogni tipo, qualcuno purtroppo abituato da tempo alla propria condizione e qualcun’altro imbarazzato per essersi ritrovato, per la prima volta nella vita, a chiedere un pasto per sfamarsi, perché oggi povere sono anche le persone che hanno perso sia lavoro che casa.
Non è facile stare dietro a quel vetro che separa da chi chiede aiuto, e neanche confrontarsi con il dolore dignitoso di chi, precipitato nella nuova e sconosciuta condiziona di chi è senza niente, si presenta comunque vestito con giacca e cravatta, chiedendo un piatto caldo. E allora, se sei volontario, e non sei abituato a tanto disagio, quando finisci il tuo turno, anche se ti viene da piangere, cominci a capire realmente la serietà del tuo ruolo e la fortuna di essere da quella parte del vetro.

MENTRE i volontari devono avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, ed essere residenti a Milano o provincia, esiste anche un volontariato giovanile creato per ragazzi tra i 18 e i 25 anni.
Le attività non sono poche. A parte le mense di via Concordia e piazzale Velasquez, (che hanno aperture diverse nei weekend), ci sono le docce, sempre aperte e che possono essere usate una volta alla settimana mentre, per barba e pediluvio, basta solo presentarsi.
E poi c’è infine il grande guardaroba, dove i milanesi portano vestiti in buono stato, tutti lavati e pronti da usare. Il Centro Raccolta è infatti il luogo dove si trovano abiti, calzature, valigie, coperte, nuovi o comunque in buono stato, oltre ai sempre preziosissimi medicinali NON scaduti. Il compito di OSF è che tutti abbiano sempre il meglio possibile.
Avete presente la soddisfazione di infilarsi una camicia pulita dopo una doccia? Ecco, qui ci sono persone che non se lo ricordano più. Ma, una volta ogni quattro settimane, con la tessera identificativa, si può avere un ricambio completo degli indumenti. Chi chiede, non sono solo persone che dormono per strada, ma anche chi cerca di ri-inserirsi nel mondo che lavora e che vuole tornare a vivere in autonomia.
Esiste anche un servizio legale di avvocati e un Poliambulatorio in via Messina, per cure mediche.
Del resto, come è raccontato su www.operasanfrancesco.it, «Opera San Francesco rivolge un’attenzione particolare ai servizi di tutela della salute affinché questo diritto fondamentale sia garantito a tutti. Al Poliambulatorio si occupano di chi è fragile, indigente e di chi ha difficoltà ad accedere al Servizio Sanitario Nazionale, garantendo loro le cure di medici volontari».
Quindi visite, esami clinici, medicinali (distribuite allo Sportello distribuzione farmaci del Poliambulatorio), sono totalmente gratuiti. Senza scordare l’importante reparto di Odontoiatria, di cui si trovano tutte le informazioni sul sito.
Sul sito ci sono i dati del 2019: più di 35mila visite mediche (circa 150 al giorno), e quasi 60mila confezioni di farmaci distribuite.
Il bisogno di mangiare, lavarsi e vestirsi, riguarda spesso intere famiglie. Al Servizio Pedagogico di OSF poi, ci sono veri e propri educatori che creano relazioni con chi ha bisogno, avvicinandosi alla loro quotidianità e ai loro problemi, per supportarli nel raggiungere situazioni di benessere migliori.

L’HOUSING SOCIALE per esempio, prende in carico sia persone singole che famiglie (sempre in grosse difficoltà abitative) che, dopo essere state segnalate al servizio Pubblico, vengono inserite negli appartamenti gestiti da Opera an Francesco.
E poi c’è l’altra soluzione di Housing First per chi è senza fissa dimora, e parte dal diritto di abitare in una casa. Una volta riusciti a entrare in un’abitazione, si cerca di aiutare nell’integrazione sociale, rispettando sempre i tempi e la libertà di scegliere altrimenti. «OSF collabora direttamente con il Centro di Aiuto Stazione Centrale (servizio del Comune di Milano rivolto a persone in condizione di grave marginalità), che effettua segnalazioni per eventuali inserimenti nel progetto. L’intero progetto si basa sui principi fondamentali di Housing First (S. Tsemberis Pathways to Housing 2000). E quindi OSF, dal 2014, ha aderito al Network Housing First Italia promosso da fio.PSD. (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora).»
La situazione di questo ultimo anno di pandemia, ha creato problemi per chi era abituato a mangiare in mensa. Si è risolto il problema prima dando a tutti un sacchetto con tutto il necessario, sia per pranzo che per cena. E poi, finalmente, permettendo di nuovo di aprire le due mense di Milano.
Ci sono tanti modi per aiutare Opera Sa Francesco; sempre le donazioni (ogni cifra è sempre un gran regalo) e poi anche i biglietti di auguri, È card, da mandare via internet, le bomboniere solidali per qualsiasi momento speciale. Come ha detto fra Marcello in un video di auguri per le feste dello scorso Natale, «in questo anno difficilissimo (…), il miracolo dei volontari a Milano è successo ancora… la speranza è quella di mettere al centro le persone.(…) Cerchiamo di fare in modo che nessuno debba piangere, perché non si vede riconosciuto come persona…».
Dal 17 giugno, è stato comunicato infine anche sui social che «sono iniziate le somministrazioni dei vaccini covid-19 anche nei servizi di Opera San Francesco».