Salta (per il momento) la firma del Ceta, il trattato internazionale per la creazione di un mercato unico fra l’Unione europea e il Canada. E salta anche il summit internazionale fra Ue e governo canadese che avrebbe dovuto sancire il trattato con la firma delle parti. Il premier canadese Justin Trudeau ha infatti annullato la propria visita a Bruxelles (prevista nella giornata di ieri) certo della mancata firma al trattato da parte del governo belga (indispensabile alla ratifica, come quello di tutti i governi dei 28 paesi che compongono l’Ue). Il premier belga Charles Michel, alla guida di una coalizione di centro-destra favorevole al trattato, ha dovuto fare marcia indietro in seguito all’opposizione di 3 delle 6 entità federali (il cui accordo unanime è indispensabile alla ratifica dei trattati internazionali). Si è quindi avviato un processo di rii-negoziazione che ha puntato i riflettori su Paul Magnette, ministro-presidente di una coalizione di centro-sinistra della regione Vallonia, capofila nel processo di revisione del Ceta, che insieme ai rappresentanti del governo belga e della regione federale di Bruxelles-capitale e della federazione Vallonia-Bruxelles (rappresentativa dei cittadini francofoni) ha prodotto un nuovo documento che dovrà essere sottoposto al riesame degli altri paesi europei. Il Belgio esce quindi dall’impasse con la proposta di alcune modifiche al trattato, che però non entusiasma l’opposizione a livello nazionale ed europeo (in particolare verdi e sinistra radicale) e buona parte della società civile che aveva posto le proprie speranze nell’azione di ferma e convinta opposizione al Ceta da parte di Paul Magnette.

«Sono prudentemente ottimista» ha dichiarato il ministro degli esteri canadese Stéphan Dion alla notizia dell’accordo intra-belga sul Ceta. «Siamo pronti a firmare» ha poi aggiunto la ministra canadese al commercio Chrystia Freeland, sorpresa dalla stampa in lacrime la settimana scorsa all’uscita del parlamento vallone, quando la delegazione belga le aveva annunciato la decisione di non firmare il trattato.

Di una vittoria per la democrazia hanno parlato i rappresentanti del Partito Socialista (Ps) e del Partito dei Democratici Umanisti (Cdh), entrambi maggioranza di governo nella regione Vallonia e nella parlamento della federazione Vallonia-Bruxelles. Il nuovo documento prevede di fare appello alla Corte di giustizia europea perché si esprima sulla legittimità dei tribunali d’arbitraggio (Ics, capitolo 8 del Ceta). Un organo che secondo il testo base del Ceta prevede l’istituzione di corti private sovranazionali per l’arbitraggio dei conflitti fra Stati sovrani e multinazionali. In campo agricolo, altro tema caro alla coalizione Ps-Cdh, vengono proposte delle clausole di salvaguardia per la protezione dei prodotti «in caso di squilibri del mercato» e nessuna modifica della legislazione europea in materia di produzione o consumazione di prodotti Ogm. «Abbiamo ottenuto dei risultati importanti», ha dichiarato Magnette al giornale francofono Le Soir, in particolare «la possibilità di sospendere il Ceta» in particolare per il settore agricolo.

Resta ora da capire quale sarà la reazione degli altri paesi europei al documento prodotto da governo e dalle entità federali belghe e quali saranno le prossime tappe per il Consiglio europeo. «Difficile al momento dare indicazioni sulle tempistiche» ha dichiarato Margaritis Schinas portavoce per la Commissione europea. Grande soddisfazione del primo ministro belga Michel per aver ristabilito la «credibilità del Belgio» sulla scena internazionale.

Di «occasione perduta» ha invece parlato Philippe Lamberts, capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo, il quale sottolinea che l’unico passo in avanti è la richiesta di intervento da parte della Corte di giustizia europea sulla legittimità dei tribunali d’arbitraggio (Ics). Delusa l’ala radicale della sinistra belga e in particolare il Partito dei Lavoratori Belgi (Ptb), formazione di sinistra in ascesa a discapito del Partito Socialista soprattuto in Vallonia, che parla di un «nulla di fatto». Delusione anche nei movimenti legati alla società civile anti Ceta-Ttip. Alcune centinaia di manifestanti del mondo associazionista e alcune sigle sindacali si sono radunati sotto la sede della Commissione europea a Bruxelles e sotto la sede del Parlamento Vallone a Namur per esprimere il proprio dissenso.