Solo il Rocciamelone è rimasto tra le nuvole. Il resto della Valle ha fatto festa in un lungo e colorato corteo di protesta che ha sfilato, ieri pomeriggio, per le strade di Susa, il capoluogo ma anche il sito dove dovrebbe sorgere la stazione internazionale dell’alta velocità. La manifestazione ha ribadito un no all’opera ma anche all’«occupazione militare di un territorio», sottolineando «Il diritto a opporsi al Tav senza essere criminalizzati». La risposta sta tutta in quei trentacinquemila scesi in piazza.
In testa al corteo, le mamme con i bambini, nel passeggino o travestiti da trenini di gommapiuma (rigorosamente locali e di colore verde). Un cartello simbolico: «+ cicogne – talpe», in riferimento alla grande fresa che dovrebbe scavare il cunicolo esplorativo di Chiomonte, ma che ancora non si è mossa, nonostante la cerimonia per l’avvio della fase operativa. Poi, gli amministratori della Val di Susa con le fasce tricolori e il presidente della Comunità montana, Sandro Plano, dietro lo striscione: «Insieme a me – ha detto – ci sono 23 sindaci dell’Alta e Bassa Valle qui. Il nostro non è solo un «no» all’opera, ma un discorso più ampio, è una critica a un modo di concepire le opere pubbliche e di investire il denaro dei cittadini».

Poco più in là su un carro trainato da un trattore è stato affisso un grande assegno di 26 miliardi di euro, consegnato idealmente dal popolo No Tav agli abitanti della Terra dei Fuochi e ai terremotati dell’Aquila. È la cifra simbolica che rappresenta «il furto» contro cui si batte il movimento valsusino. Alla sua storia pluriventennale si ispirano tante delle delegazioni dei comitati e dei movimenti provenienti da tutti Italia: dai No F35 ai No Dal Molin, dai No TerzoValico ai pugliesi del No 275, dai No Muos ai No Pedemontana fino ai No Tav della Savoia francese.

Luca Fagiano, della nutrita rappresentanza romana, ha parlato di «spirito della Valle di Susa in viaggio per tutto il Paese».

Il lungo serpentone, che ha invaso la cittadina piemontese, è esploso in tutta la sua eterogeneità: giovani e anziani, studenti e lavoratori, centri sociali, sindacalisti, cattolici di base, anarchici, ambientalisti e partiti della frammentata sinistra. Soddisfatto Alberto Perino, applauditissimo nell’intervento conclusivo in piazza d’Armi, dove hanno preso il microfono anche Gianni Vattimo e Giorgio Cremaschi. Cori contro le forze dell’ordine sono stati rivolti al passaggio davanti al Napoleon, l’albergo che ospita gli agenti che si alternano nei turni di sorveglianza al cantiere della Maddalena: «Fuori le truppe di occupazione» è stato l’urlo di un gruppo di manifestanti.
Hanno sfilato, tra gli altri, la Fiom con il segretario torinese Federico Bellono, Rifondazione con il segretario nazionale Paolo Ferrero («È la gente che finalmente riprende la parola» ha affermato, richiamandosi alle manifestazioni che nello stesso momento si tengono a Napoli, Pisa, Gradisca), Legambiente, il parlamentare di Sel Giorgio Airaudo, due sezioni dell’Anpi e i senatori del Movimento cinque stelle Alberto Airola e Marco Scibona. Proprio Scibona ha spiegato come l’accordo internazionale sull’opera non può dirsi ratificato perché ha avuto il via libera solo da uno dei due rami del Parlamento (la Camera): «Ma questo ai francesi non verrà detto – ha aggiunto – così come non verrà detto che a Chiomonte la talpa, in realtà, non è partita».

Il prossimo mercoledì è il giorno dell’incontro bilaterale tra Francia e Italia con Letta e Hollande. «Saremo di nuovo nella capitale per dire a tutti che non ci si può fermare, che dobbiamo andare avanti».

Questo è il prossimo appuntamento per ribadire il «no» alla realizzazione della Torino-Lione e allo spreco di denaro pubblico, ancor più in tempi di crisi. I militanti, che saranno in piazza con i protagonisti della manifestazione del 19 ottobre a Roma, stanno organizzando dei bus per raggiungere la capitale «andiamo tutti a Roma – si legge in un volantino – ad affermare ancora una volta che non è importante quanti vertici faranno e dietro a quante porte si chiuderanno, sulle nostre teste non si decide!».

Tra i prossimi appuntamenti la passeggiata notturna il 6 dicembre in Val Clarea e il convegno di sabato 7 a Bussoleno «Diritto alla resistenza», per smontare – spiegano gli organizzatori – «pezzo per pezzo la strategia di criminalizzazione e repressione nei confronti del movimento No Tav».