Come costringere Putin al cessate il fuoco, come aiutare l’Ucraina, come costruire una sovranità europea non solo nell’energia ma anche nell’industria di punta (semiconduttori, digitale) e nell’agro-alimentare. Ma, soprattutto, dalle dichiarazioni dei capi di stato e di governo riuniti in un vertice informale di due giorni a Versailles, come evitare un progressivo scivolamento nella belligeranza, perché Putin «ha riportato la guerra in Europa», dice il comunicato finale: per Emmanuel Macron «non escludiamo niente» visti gli sviluppi tragici in corso, mentre il cancelliere Olaf Scholz sottolinea che «non dobbiamo diventare parte in guerra, dobbiamo evitare un conflitto tra la Russia, la Nato e gli stati membri». Il G7 ha escluso la Russia dai vantaggi della Wto. La Ue prepara nuove sanzioni.

NEL PRIMO POMERIGGIO, Macron e Sholz hanno annunciato un nuovo contatto telefonico con Putin «tra poche ore». Ma regna il pessimismo. Dai fasti di Versailles – un contrasto non voluto con la tragedia in corso (la location era stata scelta prima della guerra, per parlare di ridefinizione delle regole europee) – è uscito un documento finale preciso nella condanna delle responsabilità dell’aggressione da parte della Russia e della «sua complice» Bielorussia e di appoggio all’inchiesta della Corte penale internazionale. Ma che rimanda ogni decisione di peso a più avanti. I 27 «prendono atto» della domanda di adesione di Kiev. L’Ucraina «fa parte della famiglia europea» per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «la strada della Ue è aperta» dice Macron, ci sarà una più forte associazione, Zelenski sarà invitato ai Consigli su argomenti che interessano l’Ucraina (come i rifugiati). Ma contro il parere di una decina di membri, soprattutto dell’est, alcuni paesi dell’Europa occidentale frenano sul un «fast track» dell’adesione, che molti silenziosamente considerano una inutile sfida alla Russia che rischia di gettare benzina sul fuoco. Anche se per Mario Draghi «un messaggio di incoraggiamento sarebbe di grande aiuto». I 27 temporeggiano sulla proposta, avanzata dal capo della diplomazia Borrell, di raddoppiare il finanziamento per le armi, ora è di 500 milioni dal fondo della European Peace Facility. «L’Europa deve fare di più» ha commentato da Kiev Zelenski. Ieri, la Ue ha versato 300 milioni per l’assistenza finanziaria all’Ucraina, altri 300 arriveranno la prossima settimana.

SULL’EMBARGO alle importazioni di gas, nessuna decisione, a parte la constatazione che la Ue deve cercare di mettere fine alla dipendenza, la Commissione ha proposto una data, il 2027, ma non ha convinto tutti, come non è stata messa nero su bianco la riduzione di due terzi dell’import di gas a breve. Macron avverte: «La questione è sapere se la Russia userà l’arma dell’embargo, dobbiamo prepararci a tutti gli scenari». Ma Scholz insiste: sì a «sanzioni che abbiano un impatto diretto sullo sviluppo economico russo» ma «no allo stop dell’import nel campo energetico», anche se agiamo per «uscire da questa dipendenza», a cominciare dalla costruzione di terminal per i cargo che trasportano Gnl. Con la Germania, anche Italia e Ungheria. Sul gas i 27 rinviano decisioni più precise al Consiglio europeo del 24-25 marzo. Per ora c’è l’impegno della Commissione a presentare «opzioni» per limitare l’effetto-contagio dell’aumento del prezzo del gas, una «polizza assicurativa» per von der Leyen. Ma la Bulgaria ha deciso di rimandare la chiusura di centrali a carbone. La Polonia chiede esenzioni sull’applicazione del piano climatico.

SULLA DIFESA EUROPEA, dopo la constatazione che è necessario aumentare la spesa e l’autonomia, decisioni sono attese a metà maggio. Draghi sottolinea che «i budget nazionali non sono sufficienti per le ambizioni» Nato (2% del pil in spese per la difesa): c’è «un gap equivalente allo 0,6% del pil Ue» e un maggiore impegno deve «accordarsi con gli obiettivi climatici per il 2030». Per Draghi «bisogna trovare un compromesso su come generare queste risorse o dove trovarle». Ma per l’olandese Rutte, un nuovo Piano di resilienza dopo quello del Covid «non era sul tavolo». Macron sembra aver ridotto le ambizioni: «Prima dobbiamo chiarire gli obiettivi» altrimenti «si perde tempo» e i «meccanismi esistenti possono essere utilizzati» ri-orientando finanziamenti già stanziati con il NextGenerationEu.