Tremila morti in meno di dieci mesi e il flusso ininterrotto dei migranti spogliati anche dei più elementari diritti umani non sono abbastanza: il peggio deve ancora venire. Perché l’accoglienza dell’Europa, se così si può chiamare, è arrivata al capolinea. Comincia il lavoro sporco, un altro crimine contro l’umanità. Lo dice il “piano sul rimpatrio dei migranti economici” che i 28 ministri degli Interni discuteranno oggi al Consiglio Ue di Bruxelles. Chi non era ancora riuscito a mettere a fuoco il volto peggiore dell’Europa, o stentava a crederci, presto dovrà ricredersi.

Più che una rivelazione del quotidiano The Times è la bozza di un documento il cui obiettivo finale è noto almeno dallo scorso settembre, anche se il giornale inglese azzarda la cifra – già smentita – di 400 mila persone da rimpatriare nelle prossime settimane. Questo piano si reggerebbe anche sulla minaccia di ritirare gli aiuti ed eliminare gli accordi commerciali con quei paesi che si rifiuteranno di collaborare (fra cui Niger, Mali, Somalia, Etiopia ed Eritrea). Inoltre, gli stati europei potranno recludere in apposite strutture tutte le persone in attesa di essere espulse e imbarcate a forza. Le nuove prigioni si chiamano “hotspot”, sarà la riedizione di un film dell’orrore già visto con i centri di detenzione (1998, legge Turco-Napolitano). Ma questa volta sarà un kolossal. E non c’è smentita che tenga, tant’è che la Commissione Ue ieri si è limitata a dire che “non ci sono cifre, qualsiasi cifra dipenderà dall’efficacia con cui i paesi membri applicheranno le regole” (Mina Andreeva, portavoce dell’esecutivo Ue). Potrebbero essere di meno, ma anche di più.

Dunque la sceneggiatura è scritta e non si andrà tanto per il sottile. La premessa, come si legge nel documento in discussione, è che gli “stati membri devono fare di più in materia di rimpatrio”, anche perché un aumento dei respingimenti “dovrebbe fungere da deterrente per l’immigrazione irregolare”. Come tornare all’anno zero di ogni riflessione politica per gestire il fenomeno migratorio da paesi dove si muore per fame e per guerra. Per rimpatriare centinaia di migliaia di esseri umani, quelli già sbarcati e quelli che ogni giorno tenteranno la fortuna da qui ai prossimi anni, l’Europa dovrà “adottare tutte le misure necessarie”. Serviranno risorse adeguate per organizzare i viaggi di ritorno (deportazioni), per il personale che gestirà le prigioni e dovrà procedere alle complicatissime procedure di identificazione e per i poliziotti che accompagneranno i migranti che opporranno resistenza. Esagerazioni? Tutt’altro. Compreso – si ammette nella bozza del documento – “il ricorso al trattenimento come misura legittima di ultima istanza”, per “garantire la presenza fisica dei migranti irregolari destinati al rimpatrio”. Chi scappa dalla guerra verrà messo in prigione. Punto. Per quanto tempo? Ancora non si sa. Che sarà un inferno, invece, è facile prevederlo.

Gli stati membri, inoltre, sono “vivamente incoraggiati” a richiedere “in modo più sistematico i servizi attualmente offerti da Frontex”, l’agenzia Ue per la gestione delle frontiere esterne. Un’altra linea di intervento prevede la “cooperazione” con i paesi di origine e di transito. Sono dittature, paesi ridotti alla fame o situazioni impossibili da gestire, come il caos libico da dove partono quasi tutte le imbarcazioni verso l’Europa. Il caso dell’Italia è esemplare. Nel 2015 sono sbarcati in Italia circa 30 mila eritrei ed è davvero impensabile che si possa anche solo immaginare di rispedirli indietro in accordo con uno dei regimi più spietati del mondo, un paese dove quei pochi che hanno un lavoro guadagnano dieci euro al mese (i somali sono quasi 9 mila e i sudanesi poco meno di 7 mila).

Il compito però non sembra spaventare il ministro degli Interni Angelino Alfano che già parla di “irregolari”, parola chiave che servirà all’Europa per sbarazzarsi di migliaia di esseri umani impugnando il nuovo diritto internazionale razzista. “Quando i migranti arrivano in Italia – ha spiegato – in Italia si deve fare la prima scrematura tra migranti e profughi e gli irregolari devono essere rimpatriati. La politica dei rimpatri sarà la nostra prossima battaglia, perché se funzionerà avremo dato una risposta seria ed effettiva”. Anche per il mite ministro degli Esteri Paolo Gentiloni i rimpatri di massa in Africa sono cosa buona è giusta: “Ben venga una iniziativa dell’Ue, ci aspettiamo nelle prossime settimane anche stanziamenti, investimenti e impegni organizzativi”. Solo negli ultimi due giorni in Italia sono sbarcate 3.028 persone. Ci sarà tanto lavoro da fare.