Dopo la lunghissima giornata di trattative conclusasi lunedì notte con una tregua fragile, Giuseppe Conte si affanna a tappare i buchi e sfodera massima tranquillità. Non lo preoccupa la lettera della Ue, che segnala un possibile scostamento rilevante sul deficit strutturale, 0,1% in più invece del miglioramento dello 0,6% del Pil fissato: «Non siamo assolutamente preoccupati.

E’ una normale interlocuzione alla quale non ci sottrarremo». La risposta del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri verrà spedita oggi stesso. Tra i «chiarimenti» figurerà in primo piano il calo dello spread, sceso ieri sotto i 130 punti. Lo scostamento verrà evitato anche grazie a quel corposo risparmio sugli interessi. Gualtieri ha anche anticipato ai parlamentari del suo Pd che metterà nero su bianco tutte le spiegazioni richieste e non mancherà di segnalare che le stime sui ricavi dalla lotta all’evasione, 3,2 miliardi, un rercord per l’Italia, sono prudenti. Entrerà decisamente di più.

I MERCATI CONFERMANO la tesi di Gualtieri e Conte, anche se più che per le parole del premier italiano per quelle del commissario europeo Moscovici. Si è affrettato a minimizzare chiarendo che la letterina non va confusa con quella bellicosa dell’anno scorso: «Non c’è nessuna crisi con l’Italia. Non chiediamo cambiamenti degli obiettivi di bilancio». Questo è un governo amico, una diga contro il sovranismo non solo italiano. Come tale va trattato e infatti a Bruxelles non esitano a spiegare, con la dovuta discrezione, che si tratta di un atto dovuto, giustificato dall’esigenza di non far notare troppo come la commissione adoperi pesi e misure diverse a seconda di chi governa.

LA CALMA OLIMPICA del premier è dunque quasi del tutto reale. Ma solo «quasi». Perché bene o male la commissione deve rispondere ai 27 Paesi della Ue e se anche si impuntasse su una lievissima correzione, ipotesi fortunatamente poco probabile, sarebbe un disastro. Anche un solo decimale dei 7 mancanti vorrebbe dire dover trovare un altro miliardo e 800 milioni. Ma ancora più temibile, perché più concreto, è il secondo motivo di preoccupazione. A Bruxelles la rissa in corso a Roma non piace affatto. Il timore che la manovra venga stravolta nel passaggio parlamentare è un cruccio ben maggiore di quello scostamento che, in altri tempi e con altri governi, sarebbe stato uno scoglio insormontabile.

Anche su questo fronte Conte cerca di spegnere scintille prima che si trasformino in un incendio: «Dal Parlamento arrivano proposte ma la manovra non sarà stravolta e non temo conflitti» alle camere. Qui l’ottimismo è meno giustificato. Il vertice notturno si è concluso con un accordo sui tre punti indicati come condizioni ineludibili da un Luigi Di Maio sul sentiero di guerra ma senza sciogliere tutti i nodi. Il carcere per gli evasori ci sarà, ma lo scontro tra i 5S, che vogliono tutte le norme inserite nel decreto fiscale, e il Pd, che preferirebbe una legge meno propagandistica e più meditata, è aperto.

La multa per i commercianti provi di Pos è stata spostata a luglio, e lo stesso Conte sottolinea che comunque la multa, pur posticipata per provare a rivedere le commissioni bancarie, c’è tutta. E’ un modo per segnalare che è stato lui a spuntarla su Di Maio: basta e avanza per chiarire lo stato dei rapporti tra i due.

SUL REGIME FORFETTARIO per le partite Iva sotto i 65mila euro l’intesa c’è per due terzi. Delle tre clausole antievasione che chiede la sottosegretaria all’Economia Cecilia Guerra, i 5S ne hanno per ora accettate due. Ma il problema è altrove. E’ nell’obbligo di reperire i fondi che il mancato intervento sulle partite Iva sottrae alla manovra. Ai quali rischiano di aggiungersi anche altri buchi: Italia Viva promette infatti battaglia sulle microtasse, in particolare sulla Sugar Tax.

Nessuno in realtà teme che la manovra possa provocare sconquassi in sé. Alla fine, con una Ue così disponibile e i mercati favorevoli, la quadra si troverà comunque. Il nodo è politico. La maggioranza si è presentata al primo appuntamento di rilievo divisa e rissosa. Lo ha fatto proprio alla vigilia di elezioni regionali, quelle di domenica in Umbria, che hanno assunto un significato importantissimo. Nulla autorizza a sperare che nei prossimi mesi le cose miglioreranno.