L’Unione europea ha accolto la richiesta francese di “solidarietà”, fatta da François Hollande invocando, per la prima volta nella storia della Ue, l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona. Ieri, alla conclusione del Consiglio Difesa a Bruxelles, Mrs.Pesc Federica Mogherini ha spiegato che “oggi la Ue, attraverso la voce di tutti gli stati membri, ha espresso all’unanimità il più forte sostegno a sua disposizione per portare l’assistenza richiesta”. Per Jean-Yves Le Drian, ministro della difesa, si tratta “di un atto politico di grande ampiezza”. Le Drian ha poi precisato un po’ di cosa si tratta e cosa si aspetta la Francia: “nelle prossime ore” ci saranno dei “bilaterali” tra Francia e i 27 partner, per stabilire quali “solidarietà” possono essere date da ognuno. La Francia parte dalla constatazione di “non poter essere dappertutto contemporaneamente”, nel Sahel, in Mali, nella Repubblica centrafricana, in Iraq, in Siria. “La Francia non puo’ restare sola su questi teatri”. Hollande ha detto a Versailles lunedi’ che “il nemico non è un nemico della Francia, ma un nemico dell’Europa”.

Senza nessun voto parlamentare, non in Francia né tantomeno in altri paesi, l’Ue scivola cosi’ inesorabilmente verso la “guerra”, termine sempre più utilizzato a Parigi, al governo come nella destra e estrema destra, senza che venga precisata la sua portata e specificato il suo campo. I riferimenti alla “guerra” lasciato perplessi in molti, a Bruxelles come in alcune capitali. In Gran Bretagna, benché sia l’altro paese europeo ad avere la forza nucleare e un esercito consistente, David Cameron frena. In Germania, Angela Merkel, vuole maggiore prudenza. “Non vuole diventare la cancelliera della guerra”, scrive Der Spiegel. Invece, Mogherini non si imbarazza e chiama i paesi Ue a coordinare gli sforzi “politici, diplomatici e persino militari” contro il terrorismo. In sostanza, il contributo dei partner potrebbe concretizzarsi con l’invio di aerei da trasporto, di rifornimento, dotazione in armamenti. Le Drian accenna anche a una “condivisione del fardello militare”: vuol dire che la Francia potrebbe abbandonare certe zone di intervento se altri si sostituiscono? Che chiede un contributo finanziario?

Intanto, Hollande ha già detto che “il Patto di sicurezza ha la meglio sul Patto di stabilità”. La Commissione non ha criticato questa presa di posizione. Bruxelles potrebbe cosi’ chiudere tutti e due gli occhi e permettere alla Francia di sfondare, anche dopo il 2017, il parametro del 3%. Manuel Valls ha avvertito Bruxelles ieri mattina: il progetto di finanziaria presentato il 15 ottobre scorso sarà “fortemente rivisto”, perché “i mezzi che metteremo a disposizione delle forze di sicurezza non lo saranno a detrimento di altri budget”. Per Valls, “L’Europa deve capirlo, è temo ormai che la Ue, la Commissione capiscano che è un combattimento che riguarda la Francia ma che riguarda anche l’Europa”.

Hollande ha invocato l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, che era stato redatto dopo gli attentati di Madrid nel 2004. Stabilisce che “nel caso in cui uno stato membro è oggetto di un’aggressione armata sul suo territorio, gli altri stati membri devono portare aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro potere, conformemente all’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite”. Cita anche la Nato, “fondamento della difesa collettiva”. Ma Hollande, nel suo discorso, non ha evocato il ricorso all’articolo 5, che prevede l’intervento in aiuto di un paese membro dell’Alleanza atlantica se è sotto attacco, come invece avevano fatto gli Usa dopo l’11 settembre. Hollande non ha neppure fatto riferimento a un altro articolo dei Trattati europei, il 222, che stabilisce la mobilitazione di “tutti gli strumenti, ivi compresi militari” per proteggere le istituzioni e le popolazioni. Intanto, Hollande sarà a Washington martedi’  prossimo e a Mosca giovedi’ per incontrare Obama e Putin. Dopo una telefonata con Hollande, il presidente russo ha dato ordine ieri ai suoi militari di “cooperare” con i francesi nell’intervento in corso in Siria. Giovedi’ parte la portaerei Charles De Gaulle, che moltiplicherà per tre la force de frappe dei francesi. A Parigi, ieri è stato ricevuto all’Eliseo Khalifa Al-Thani, primo ministro e ministro degli interni del Qatar, un’accoglienza a braccia aperte in nome della “lotta al terrorismo”, di un dirigente di un paese fortemente sospettato di fare il doppio gioco e finanziare Daech.