Era atteso da più di un decennio il vincolo culturale del Ministero dei beni culturali per il quartiere milanese QT8 e ora che c’è, ne siamo felicissimi. Costruito nel 1948, in occasione dell’ottava edizione della Triennale dedicata al tema dell’abitare, fu Piero Bottoni, commissario dell’ente su nomina del Cln Alta Italia, a guidarne la realizzazione che non tradì l’ambizione di essere il quartiere sperimentale «più confortevole per la vita umana» per le sue qualità ambientali e «confrontabile per valore estetico con certi quartieri della Milano sette-ottocentesca», come scrissero Giancarlo Consonni e Graziella Tonon: studiosi esperti dell’opera di Bottoni.

L’urgenza di intervenire per salvaguardare il QT8 risale ufficialmente al 2006, quando la soprintendente Carla di Francesco denunciò al Comune e alla Regione i troppi e aggressivi interventi di sostituzione e di incaute manomissione sull’edificato.

SOLO ADESSO, però, con l’avvio del procedimento di tutela firmato dall’attuale soprintendente Antonella Ranaldi, si individuano i tre «ambiti» di particolare interesse che concernono non solo gli edifici pubblici, ovvero la scuola (Arrighetti), la chiesa rotonda (Magistretti, Tedeschi) o il padiglione per esposizioni (Bottoni), ma anche le varie residenze, multipiano, sperimentali, prefabbricate, a schiera, «stellari», disegnate da un numero rilevante di architetti che oltre Bottoni, comprende: Ponti, Minoletti, Lingeri, Pollini, Zuccoli, Fornaroli, Sacripanti, Viganò, Mucchi, Putelli, Gandolfi, Cerutti e altri ancora. Questo insieme di architetture sarebbero frammenti senza il «disegno del connettivo urbano» costituito da strade, piazze, spazi a verde (Porcinai, Viganò) nel quale queste sono inserite e che il vincolo giustamente tiene in considerazione.

ALL’INTERNO di questo schema urbanistico-architettonico, il parco di circa quaranta ettari svolge la sua funzione qualificante e il Monte Stella, la «montagnetta» realizzata con le macerie della ricostruzione postbellica, ne rappresenta il fulcro dando valore al «quadro ambientale» e definendo la speciale urbanità dell’insediamento.
Il 24 gennaio 2003, grazie alla proposta di Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, fu inaugurato il Giardino dei Giusti in una porzione del Monte Stella che un nuovo progetto intende trasformare con nuovi percorsi lastricati in pietra, un auditorium all’aperto e altre invenzioni come il Giardino delle Sculture o il Giardino della Meditazione descritto quest’ultimo come «una grande camera a cielo aperto» per la meditazione. Al posto di alberi e prati si dispone una distesa di pietra e un grande albero finto in corten modificando radicalmente il Memoriale dedicato ai Giusti che già esiste e convive in modo equilibrato con lo spazio pubblico del Monte Stella.

LA «MONTAGNOLA» che prende il nome da quello della moglie di Bottoni, fu immaginata dall’architetto milanese con le sue balze, le sue essenze arboree e i suoi prati, come un elemento inscindibile dell’architettura del QT8 e in sé carica di valori culturali altrettanto importanti e necessari da salvaguardare poiché riferiti (simbolicamente) ai delitti e alle sofferenze dell’ultimo conflitto mondiale. Il Comune di Milano avrebbe dovuto evitare di far passare per «riqualificazione» quella che è solo una invadente superfetazione che compromette fatalmente ciò che Aldo Rossi considerava – e con lui altri – un «monumento dell’architettura moderna»: il solo, insieme alla Torre Velasca dei BBPR, tra le esemplari opere del dopoguerra con «un significato che va oltre la loro qualità tecnica». Ora il ministro Bonisoli ha bloccato i lavori del Giardino dei Giusti per rispettare il provvedimento di vincolo. Il progetto sarà rivisto e avremo modo di riparlarne.

TUTTAVIA SAREBBE altrettanto importante conoscere quali azioni il sindaco e il suo assessore all’urbanistica riservano in un prossimo futuro per riparare i danni del laisser-faire immobiliare ora che al QT8 gli è stato finalmente riconosciuto il valore storico che da tempo attendevamo. Tutto ciò oltre la cronaca di un mediocre progetto, ma nell’interesse dei valori culturali che contiene l’architettura della città, con le sue storie delle quali intendiamo conservare memoria.