Appena il tempo di insediarsi al Viminale e Matteo Salvini rischia di provocare il primo incidente diplomatico del neonato governo Conte. L’ambasciatore italiano a Tunisi Lorenzo Fanara è stato convocato ieri dal ministero degli Esteri tunisino che ha chiesto spiegazioni su alcune dichiarazioni rilasciate domenica in Sicilia dal ministro degli Interni. Parlando a un’iniziativa elettorale, Salvini ha definito la Tunisia «un paese libero e democratico che spesso e volentieri esporta galeotti».

Parole che devono intendersi probabilmente come un esplicito riferimento all’aumentato numero di migranti tunisini che sbarcano lungo le coste siciliane, ma del tutto gratuito visto che è non è dimostrato che chi arriva in Italia sia un delinquente uscito di prigione.
Le cose dette da Salvini non potevano certo restare senza risposta. Che è arrivata ieri con la convocazione dell’ambasciatore Fanara al quale le autorità tunisine hanno espresso il proprio «stupore». Un linguaggio diplomatico che non ha però nascosto l’irritazione per l’uscita del neo ministro. Fatta per di più a poche ore di distanza dal naufragio avvento a largo della città di Sfax nel quale hanno perso la vita almeno 48 migranti.

Nelle stesse ore in cui l’ambasciatore Fanara veniva convocato a Tunisi, a Roma il collega tunisino Moez Sinaoui veniva ricevuto alla Farnesina: «Ho espresso stupore per queste dichiarazioni – ha spiegato all’uscita il diplomatico -. Ora per noi questo è una capitolo chiuso. Vogliamo andare avanti e proseguire il partenariato strategico con l’Italia».

Capitolo chiuso, come dice l’ambasciatore Sinaoui? Forse, almeno per il momento. Nel tentativo di rimediare, ieri Salvini si è detto pronto a incontrare il collega tunisino: «Per aumentare e migliorare la cooperazione nel reciproco interesse sul fronte sicurezza, immigrazione e contrasto al terrorismo, ha spiegato. Sulla vicenda è intervenuto l’ex ministro degli Interni Marco Minniti. «La sicurezza nel nostro paese – ha detto – non può avere i riti di una campagna elettorale».