Europa

La troika impone altri tagli agli statali

Grecia Traballa il governo Samaras sotto la richiesta di ridurre ancora il pubblico impiego

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 3 luglio 2013

La crisi greca non sembra finire mai. Mentre si avvicina la scadenza del versamento di una nuova tranche di prestiti alla Grecia, paese che resta sotto tutela, la troika (Fmi, Ue, Bce) minaccia il traballante governo Samaras di chiudere i cordoni della borsa se non verranno rispettati gli impegni: cioè ancora tagli al pubblico impiego (in un paese dove la disoccupazione è del 27% e supera il 50% per i giovani) e riduzione del deficit.

Per la troika, la Grecia dovrebbe ancora tagliare almeno 4mila posti di lavoro nel pubblico impiego entro la fine dell’anno e trasferire 25mila funzionari dell’amministrazione, che è considerata pletorica, verso altri servizi che ora sono a corto di personale. La decisione del premier Antonis Samaras di chiudere la tv pubblica e di eliminare così di colpo 2.700 posti di lavoro aveva causato una levata di scudi e una protesta anche al di là dei confini greci. A Samaras, che aveva dovuto rivedere la sua decisione, era costata l’uscita dal governo del partito Dimar, la terza gamba dell’ex coalizione. Ne è seguito un rimpasto.

L’ultima richiesta ad Atene da parte della troika è di intervenire per ridurre il deficit crescente della sanità, che ha già superato il montante previsto di 1,2 miliardi di euro nei primi cinque mesi di quest’anno.

La sola buona notizia di questi giorni è stata la decisione finale sulla scelta del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap), che passerà per la Turchia, la Grecia, l’Albania e l’Italia, per trasportare in Europa il gas estratto nel Mar Caspio al largo dell’Azerbaijan. Il consorzio Shah Deniz (Bp britannica, Statoil norvegese, Total francese e Socar dell’Azebaijan) comincerà i lavori la prossima primavera 2014. La Grecia spera di captare un investimento di 1,5 miliardi di euro, che dovrebbe permettere la creazione di 2mila posti di lavoro. Addirittura, un ufficio studi privato stima a 320 milioni di euro l’anno il guadagno che lo Stato greco potrà intascare dal Tap e la creazione di 2700 posti di lavoro. L’accordo prevede che dal 2019 la Grecia potrà entrare a far parte del consorzio Shah Deniz. La Grecia, bastonata dalla Ue che le impone il rigore e che vive ormai il sesto anno di recessione, fa gli occhi dolci all’Azerbaijan. La società Socar, difatti, potrebbe intervenire massicciamente nella prevista privatizzazione della società statale di distribuzione del gas, Defsa (si parla di un controllo del 66% del capitale, per un investimento di 400 milioni di euro).

La troika impone alla Grecia di privatizzare con urgenza. Ma il processo non è facile. Anche perché non sempre i candidati all’acquisto sono graditi alla stessa troika. In particolare, la Ue ma anche gli Usa hanno frenato l’acquisto della società greca di gas Depa da parte della russa Gazprom, che alla fine ha dovuto rinunciare. L’Unione europea sta cercando infatti di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, per diminuire la dipendenza dalla Russia. Per questo motivo il progetto Tap è stato favorito da Bruxelles.

Per il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, si tratta di «una tappa importante nel rafforzamento della sicurezza energetica della Ue». Il Tap è stato inoltre preferito al progetto Nabucco, che prevedeva una pipe line dall’Azerbaijan passando per Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. Il percorso era più lungo (1300 km), rispetto al Tap (500 km) e quindi molto più costoso.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento