Art.3. Dichiarazione universale dei diritti umani

“Ogni persona ha il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza”.

L’inammissibile

I gruppi sociali dominanti continuano a distruggere la vita della Terra e ad escludere i diritti alla vita di tutti gli abitanti della Terra in nome dei loro interessi e dominazione. Pretendono che la loro dominazione e i suoi effetti devastanti e inaccettabili siano giustificati dalle loro capacità scientifiche e tecnologiche (conoscenze, competenze, ecc.) acquisite dal secolo scorso. Queste avrebbero liberato l’uomo dai vincoli temporali e spaziali che, secondo loro, bloccavano la creatività e l’azione umana. In realtà, l’unica logica che li guida è la loro vita e sopravvivenza, il loro potere e il loro arricchimento.

L’inammissibile è il risultato di una triplice combinazione: l’irresponsabilità,i l’incompetenza, l’incapacità.

Irresponsabilità.

Già negli anni ’70, i dominanti lo sapevano. Le risorse del pianeta si sarebbero esaurite se la crescita economica avesse continuato al ritmo e nel modo prevalente. Poi sono stati avvertiti che la devastazione causata dall’impatto negativo della crescita economica sul clima, l’ambiente e la biodiversità sarebbe diventata il problema principale per la vita sulla Terra. Non hanno fatto nulla. Hanno negato e rifiutato l’evidenza. Oggi la Terra sta bruciando ovunque, le calotte polari e i ghiacciai delle montagne stanno scomparendo, il livello del mare si è alzato più di un metro, l’acqua buona per usi umani sta diventando sempre più scarsa. La biodiversità si sta riducendo rapidamente. Eppure, i dominanti non fermano la distruzione della vita del pianeta perché secondo loro, il PIL globale continua a crescere! Il 23 luglio, ancora una volta, il G20 non è riuscito ad accordarsi sul principio di limitare l’aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre a 1,5 gradi entro il 2050..

(*) Per 15 anni, tra il 1979 e il 1994, ha diretto il programma di ricerca Forecasting and Assessment in Science and Technology (FAST) presso la Commissione Europea della Comunità Europea a Bruxelles.

I dominanti sono deli irresponsabili. La stessa conclusione vale per il tema delle guerre. I dominanti sanno che le guerre non risolvono alcun conflitto, ma aumentano le ragioni dei conflitti in tutto il mondo (casi recenti da manuale: Afghanistan, Iraq, Siria, Sudan, Yemen, Libia, Ucraina…). Sanno che spendere 2 trilioni di dollari in armamenti è insano, perché aumenta l’insicurezza del mondo, …. I potenti degli Stati Uniti, in particolare, sanno che le loro mille basi militari all’estero non sono un fattore di pace, ma uno strumento di dominio al loro servizio. Lo stesso vale per la NATO. I gruppi dominanti non se ne fanno cura perché il business militare è la terza fonte principale di creazione di “ricchezza”; per i ricchi, dopo l’industria informatica e l’industria farmaceutica.

I dominanti si considerano responsabili solo dei loro interessi, del loro potere e della loro sopravvivenza. In India sono stati capaci i costruire la loro prima portaerei a propulsione nucleare nel 2017 con un costo di oltre 1,7 miliardi di dollari e una manutenzione annuale di 1 miliardo di dollari, ma non hanno voluto spendere poche centinaia di migliaia di dollari per evitare la morte di centinaia di migliaia di persone nel 2020-21 per Covid-19 a causa della mancanza di bombole di ossigeno!

La realtà è che mentre i dominanti hanno imposto il loro monopolio tecno-economico e la loroleadership politico-scientifica della risposta “globale” contro il coronavirus basata sull’impegno “nessuno sarà lasciato indietro“, meno di due anni dopo l’inizio del contagio, più del 60% della popolazione dei paesi cosiddetti “sviluppati” (ricchi) del mondo è stata vaccinata mentre solo tra l’1 e il 3% della popolazione dei paesi cosiddetti a basso reddito lo è stata. Per miliardi di persone nel mondo, la vaccinazione non raggiungerà il livello minimo di immunità di gregge fino al 2024-25, mentre i profitti ammessi delle grandi multinazionali americane e occidentali hanno già superato i 50 miliardi.

Tutti sanno che fintantoché le aziende private occidentali detengono i brevetti sui vaccini (cioé la proprietà intellettuale privata esclusiva a scopo di lucro della conoscenza sugli organismi viventi), non ci sarà giustizia sanitaria globale o sicurezza sanitaria globale per tutti. Le disuguaglianze nel diritto alla salute tra ricchi e poveri diventeranno ancor più drammatiche. E la dipendenza di miliardi di persone dalla scienza e dalla tecnologia dei dominanti e dal loro “aiuto”(sic) non farà che aumentare la beffa all’oltraggio.

Infine, dall’inizio degli anni ’70, i gruppi sociali dominanti hanno dichiarato, attraverso la loro principale istituzione finanziaria – la Banca Mondiale – , che il loro obiettivo sociale prioritario era di ridurre a zero entro l’anno 2000 il numero di persone viventi con meno di un dollaro al giorno (la cosiddetta soglia di povertà estrema). All’epoca, erano circa 1 miliardo di persone. Oggi la soglia è di 1,90 dollari. La stessa Banca Mondiale riconosce che sarà difficile ridurre a zero entro il 2030 il miliardo di persone che ancora vivono in povertà estrema! La cifra, peraltro “relativamente bassa” non è affidabile , perché tiene conto dei dati ufficiali forniti dalla Cina (che afferma che non ci sono più poveri nel paese!) e dall’India (che riporta una riduzione di diverse centinaia di milioni di poveri estremi ) i quali sono manifestamente distorti .

Al di là delle cifre, è irresponsabile accontentarsi della riduzione della povertà estrema quando il fatto principale degli ultimi 20 anni è l’aumento della povertà relativa e della disuguaglianza di reddito: una manciata di miliardari (8 per la precisione) hanno la stessa ricchezza monetaria della metà della popolazione mondiale più povera (cioè 3,6 miliardi di persone); l’1% della popolazione mondiale possiede e controlla il 90% della ricchezza mondiale.

https://www.banquemondiale.org/fr/research/brief/poverty-and-shared-prosperity-2020-reversals-of-fortune-frequently-asked-questions.

È chiaro: il sistema dominante si considera irresponsabile per la vita e la sicurezza della vita di tutti gli abitanti della Terra. Pertanto, agisce illegalmente, ignorando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (in sé poco vincolanti).

Incompetenza

Una delle ragioni strutturali dell’irresponsabilità delle classi dominanti è la loro visione della vita e del mondo, essenzialmente mercantile, produttiva, tecno-scientifica, asservita all’efficienza, conquistatrice, elitista e violenta …. Questo li ha portati a concezioni e pratiche strumentali della conoscenza appartenenti al mondo del “fare utile”.

I dominanti hanno attribuito alla conoscenza scopi e valori legati, da un lato, all’utilità in relazione ai bisogni esistenziali materiali ed economici dei gruppi sociali solvibili e, dall’altro, al dominio in funzione dei principi di sopravvivenza e di libertà politica e sociale in un mondo visto come un immenso campo aperto di conflitti dove “only the strong will survive”. In questo mondo, il male ha la priorità sul bene. Quindi, un sapere tutto rivolto all’esterno secondo la logica delle relazioni competitive (si pensi alla grande influenza giocata dalla meritocrazia e, quindi, dalla disuguaglianza tra esseri umani, gruppi sociali e popoli) e dall’onnipresente ideologia della competitività di cui i potenti hanno fatto il loro vangelo a partire dagli anni 70.

Vedi il nostro Gruppo di Lisbona, Limiti alla competitività. Per un nuovo contratto sociale mondiale. Edizioni Ilmanifesto, Roma, 1995

I dominanti mirano alla produzione, all’uso e alla diffusione di conoscenze e competenze utili e generatrici di potere per le loro attività private, il loro potere di controllo dei mercati, la crescita del loro ROI (Return On Investment). Non cercano di diventare competenti per salvaguardare e promuovere il diritto alla salute per tutti. Il rifiuto ostinato (ipocrita e intollerabile) delle imprese americane ed europee di abolire i brevetti sulla vita esprime, in modo coerente con la loro concezione della vita, la natura del sapere che apprezzano. Le competenze di cui hanno bisogno non sono quelle desiderate da più di 100 Stati, migliaia di scienziati, premi Nobel, organizzazioni di grande influenza etica come la Chiesa cattolica di Papa Francesco, migliaia di associazioni e movimenti della società civile di tutto il mondo….Con l’appoggio complice dei poteri politici dei loro paesi, le imprese titolari dei brevetti vogliono soprattutto rimanere proprietarie delle loro competenze. In primo luogo, per difendersi dalle aziende concorrenti sui mercati. In secondo luogo, per mantenere il loro potere in termini di capitalizzazione di mercato grazie ai generosi dividendi che il loro monopolio economico della conoscenza garantisce loro. Per loro la conoscenza non può essere aperta, condivisa, diffusa. Perderebbero profitti e poteri.

I dominanti si oppongono a trattare la conoscenza in quanto bene comune pubblico mondiale. Non hanno interesse a sviluppare le competenze per contribuire alla costruzione di sistemi sociali pacifici, non violenti, giusti, che promuovano diritti e valori universali come il rispetto per gli altri, l’amicizia, la gratuità, la condivisione. Mandano i giovani alle “business schools”, alle scuole di gestione e amministrazione, dove imparano le competenze per conquistare i mercati, eliminare i concorrenti, massimizzare il ROI a breve termine, far coprire agli altri le esternalità negative delle loro attività, aumentare il potere delle armi. Negli ultimi anni, si sono concentrati sugli investimenti in intelligenza artificiale, soprattutto nel campo della visione robotica, perché il loro obiettivo è quello di raggiungere rapidamente la produzione di soldati robot. Come tutta la R&S militare, questo è un caso paradigmatico dell’inversione del valore della conoscenza.

In principio, la conoscenza è lo spirito della vita, il bene comune universale. Le religioni hanno equiparato Dio alla conoscenza e la conoscenza alla saggezza, alla “verità”. La conoscenza è una ricchezza spirituale, immateriale in tutti i campi della creatività individuale e collettiva. Unisce la vita nella varietà, pluralità e differenziazione. Si arricchiesce diffondendosi.

Più l’industria della vita e dell’IA si appropria della conoscenza per un guadagno privato, più la conoscenza è ridotta a “scienza”, specialmente scienza “esatta”, e tecnologia. Una scienza utile e potente. La tecnoscienza si è così impadronita della società e della politica, fino a sottometterle alle sue logiche di divisione, lotta, esclusione e predazione.

Dal 2000, la politica scientifica e di R&S degli Stati Uniti è stata strettamente dettata dall’imperativo di ristabilire la leadership tecnologica globale degli Stati Uniti con l’alibi della “sicurezza nazionale”. Da parte dell’UE, la priorità che unisce i 27 paesi dell’UE è data ai programmi di ricerca utili per aumentare l’efficienza e l’efficacia del sistema energetico, informatico ed economico europeo e la sua competitività globale.

Non sorprende che, secondo la visione dominante, la politica dell’istruzione e dell’innovazione sia stata sempre più focalizzata sull’obiettivo di formare “risorse” umane e tecnologiche per acquisire le conoscenze e le competenze di cui le imprese “locali” hanno bisogno per vincere “le guerre competitive” sui mercati mondiali. È raro leggere che gli obiettivi prioritari dell’educazione e dell’innovazione sono quelli di favorire la capacità delle nostre società di concretizzare i diritti universali hic et nunc, la responsabilità collettiva del benessere collettivo, la sicurezza dell’umanità, la fraternità.

I dominanti sono abbastanza felici della loro incompetenza in materia di giustizia, uguaglianza, pace, un altro “sviluppo”’, un diverso tipo di agricoltura, u’altra salute (si pensi anche ai PFAS…), un altro sistema finanziario. Al contrario, non fanno che sponsorizzare, promuovere e finanziare competenze destinate a favorire quelle che i gruppi dominanti chiamano “transizioni” (energetiche, ambientali, economiche, ecc.), cioè un modo astuto ed elegante per continuare a sviluppare e valorizzare le stesse competenze che sono state all’origine delle crisi e dei disastri in corso.

Incapacità.

Incompetenti, i dominanti sono incapaci di risolvere i problemi che hanno creato.Non possono ammetterlo. Così lo nascondono attribuendo – oh ironia! – alla natura umana egoista, individualista, all’’aumento della popolazione mondiale e alla eccezionalità del “cambiamento climatico” la responsabilità di essere all’origine delle crisi e dei disastri in corso. Argomenti che, separatamente e insieme, non reggono. Il ruolo attribuito al “cambio climatico” , per esempio, finge di dimenticare di considerare che il cambiamento climatico non è un fenomeno endogeno “naturale”, ma il risultato dell’azione umana, come dimostra l’ultimo rapporto dell’IPCC su clima ed energia del 6 agosto 2021.

Cfr. https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/.

Le classi dirigenti sono incapaci, perché non hanno le competenze necessarie, e sono irresponsabili (nel senso definito sopra), perché non si sono dati i principi, le regole, le istituzioni e i mezzi per poterlo fare, né scientificamente, né tecnologicamente, né economicamente e finanziariamente, né politicamente. E non lo faranno negli anni a venire. Il blocco strutturale è totale. Se si può parlare di tradimento della classe politica, è proprio in questo senso: l’assenza di volontà politica di invertire le tendenze dovute all’abdicazione dei poteri pubblici a svolgere il loro ruolo fondamentale di difesa e promozione dell’interesse generale e del bene comune mondiale.

La loro sottomissione ai poteri economici e militari privati è stata deliberata e scelta, il che rende la loro incapacità ancora più inaccettabile e condannabile. Nel 1990, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha legalizzato, per la prima volta nella storia, la brevettabilità degli organismi viventi da parte di soggetti privati e a scopo di lucro. L’Unione Europea ha seguito nel 1998 con una direttiva sulla stessa linea, argomentando non su basi scientifiche e umane/sociali ma su basi commerciali ed economiche. Secondo il rapporto presentato dalle cinque accademie scientifiche europee, la non brevettabilità da parte dell’UE avrebbe portato in pochi decenni alla scomparsa dell’indipendenza/autonomia delle industrie alimentari, chimiche e farmaceutiche europee a vantaggio delle industrie statunitensi.

De facto, la vera perdita di indipendenza e di autonomia dell’Europa ma anche degli Stati Uniti (e degli Stati di tutto il mondo) è stata quella dei poteri pubblici (e, quindi, dei cittadini e dei popoli) assoggettati volontariamente alle grandi corporazioni private globali. In questo contesto, la mercificazione e la privatizzazione della conoscenza, promossa dai poteri pubblici, ha distrutto la capacità della politica/Stato di agire secondo le sue prerogative, missioni e obblighi.

Che fare? Per un’altra agenda globale: ripensare la conoscenza, spirito della vita, bene comune universale.

In primo luogo, spetta ai cittadini rispondere alla domanda. I tentativi di risposta devono essere fatti dai gruppi sociali e dai popoli esclusi, impoveriti e dominati. È ora che il Sud del mondo prenda la via della resistenza, della rivolta e dell’audacia in comune. Allo stesso modo, è il momento che le associazioni e i movimenti “progressisti” e alternativi del “Nord del mondo” lavorino per il recupero e la reinvenzione dell’autonomia culturale, cioè la capacità dei cittadini, dei popoli e dell’Umanità di elaborare narrazioni del mondo e della vita libere dalla satellizzazione delle narrazioni dei dominanti.

Ho già affrontato questo problema nei miei libri Una nuova narrazione del mondo (2007) e Nel nome dell’Umanità (2015).

La conoscenza è il campo in cui questo processo di liberazione può e deve, secondo me, principalmente manifestarsi e svilupparsi.

Un primo passo sarà quello di continuare la lotta per l’abolizione dei brevetti sulla vita e l’IA su una base più globale e con una più forte determinazione.La conferenza ministeriale G2O sulla salute sembra un’opportunità. Non si tratta di chiedere agli stati membri del G2O di abolire i brevetti, ma di invitare la società civile mondiale (Friday Strikes for the Future, Amnesty International, Oxfam, Via Campesina…..), i movimenti alternativi della nebulosa del Forum Sociale Mondiale, e i paesi del “Sud globale” a lottare per rompere il monopolio privato della conoscenza. La sospensione provvisoria dei brevetti, per quanto “meglio di niente” non è una soluzione strutturale. Far “vincere” l’Iniziativa Cittadina Europea sul diritto alla salute “No profit on pandemics” potrà avere a medio e lungo termine effetti di cambiamento anche a livello mondiale più significativi della sospensione. Occorre uscire dalla gabbia nella quale i dominanti sono riusciti ad imprigionare il dibattio sui brevetti nel solo quadro delle regole del commercio internazionale (l’OMC) . I brevetti riguardano la proprietà intellettuale, tutti i campi della vita e il governo del futuro della vita.

Dobbiamo portare la rivolta, direttamente e senza deviazioni, al cuore del potere e alle fondamenta del sistema dominante: la proprietà privata della conoscenza su scala globale. ll lavoro di costruzione di un’altra agenda comporta il rifiuto dei brevetti in nome di un’etica liberata dagli interessi, di una cultura guidata dalla forza dei valori universali (libertà, giustizia, uguaglianza, fraternità) .

Non si tratta di rimanere nella prospettiva di una critica di una parte della conoscenza – la scienza e la tecnologia – a partire degli usi e dei loro effetti. La question in gioco non è gestire meglio la dualità di uso della scienza e della tecnologia. Né si tratta di cercare i mezzi più efficaci per obbligare le imprese private e le autorità pubbliche a praticare una maggiore “responsabilità sociale” e “responsabilità ambientale”. La storia degli ultimi 30 anni mostra che, purtroppo, questo obiettivo è una illusione anche allocché fosse raggiunto. Dobbiamo partire dalla comprensione della crisi della conoscenza che è alla base delle economie e società dominanti, soprattutto della loro agenda politica, economica e sociale.

Vedi, un primo passo, Debbie Kasper, Beyond The Knowledge Crisis, Palgrave Macmillan, 2020

Dobbiamo lavorare per ripensare cosa è la conoscenza e deve essere nell’era della mondializzazione della condizione umana e dell’antropocene. La conoscenza non può più rimanere principalmente un insieme di conoscenze teoriche e tecniche incentrate sui mezzi e sulla loro padronanza via, per esempio, la capitalizzazione di borsa dei laboratori universitari. È necessario lavorare sulla costruzione di immaginari e desideri riguardo il senso della vita, delle società, del potere, della giustizia e della convivenza. Il World Index of Competitiveness non dovrebbe più essere sponsorizzato ed adottato dai governi, così come una serie considerevole di indici che valutano la disuguaglianza, la violenza, il potere finanziario e la forza tecnologica.

Un notevole compito di riconcettualizzazione della conoscenza attende le nuove generazioni. A tal fine, l’unico percorso possibile per l’umanità è liberare il futuro della vita dalla sottomissione al sistema dominante.

Bruxelles, 30 août 2021