A Settembre l’Italia torna a confrontarsi con le elezioni. Verranno eletti i Presidenti di sette Regioni: Campania, Liguria, Marche, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto e Puglia. Saranno le prime consultazioni post Covid 19, dove post non sta per dopo l’epidemia ma per dopo la sua scoperta. Un particolare non da poco: è troppo presto per considerarla superata e questo condizionerà anche le scelte degli elettori. Saranno influenzate dalla recrudescenza o meno del virus e da quale situazione economica e sociale vivranno gli italiani a settembre.

NEGLI ULTIMI MESI i presidenti uscenti hanno rafforzato le loro immagine e leadership affrontando in prima linea il problema sanitario. È un aspetto anche questo da non sottovalutare perché potrebbe slegare ulteriormente gli elettori dal condizionamento dei partiti prediligendo l’appeal del candidato (tendenza negli anni già consolidata nelle elezioni amministrative e proprio nelle regionali). Su questo aspetto fa molto affidamento Michele Emiliano.

LA PUGLIA SI CANDIDA ad essere, ancora una volta, un laboratorio politico. Scendono in campo ad oggi cinque candidati alla presidenza: Michele Emiliano, uscente e vincitore delle primarie del centrosinistra a traino Pd-Liberi e Uguali, Raffaele Fitto, sostenuto dal centrodestra, Antonella Laricchia per il M5S, Ivan Scalfarotto per Italia Viva, +Europa e Azione e Mario Conca per Cittadini Pugliesi. Si vota con una legge elettorale proporzionale: vince il candidato che prende più voti senza possibilità di apparentamento, non essendoci il secondo turno.
La Puglia misurerà quanto Italia Viva, +Europa e Azione insieme riescano a determinarne la vittoria o la sconfitta del centrosinistra. Il centrodestra, invece, è riuscito a compattarsi intorno al candidato proposto da Giorgia Meloni guardando al passato (Fitto è già stato presidente della Regione Puglia dal 2000 al 2005). Antonella Laricchia è l’outsider ma anche il principale limite alle speranze di una parte importante del centrosinistra di fare sintesi con il M5S.

GLI ULTIMI SONDAGGI delineano una corsa equilibrata tra Emiliano e Fitto. Qualcosa di molto diverso rispetto a qualche mese fa, quando in molti scommettevano su una conferma scontata del presidente. Non sono pochi oggi coloro che iniziano ad aver paura di perdere, per di più contro un vecchio avversario. Nelle ultime ore le diplomazie romane di Pd e M5S stanno lavorando per trovare una soluzione che non penalizzi (o anche solo non metta in imbarazzo) la compagine politica che sostiene il governo Conte. Tra i tessitori c’è il sindaco Pd di Bari Antonio De Caro e, da giovedì, anche il Presidente del Consiglio.
«La mancata alleanza tra Pd e M5S alle regionali sarebbe una sconfitta per tutti«, ha dichiarato dopo l’incontro con Zingaretti per parlare del dl semplificazioni. Non è, però, una groviglio facile da sbrogliare. Negli ultimi cinque anni l’attività nel Consiglio Regionale pugliese del M5S è stata caratterizzata da una netta contrapposizione alla Giunta.

All’iniziale invito di Emiliano all’avversaria, subito dopo il voto, a diventare assessore (rispedito al mittente) non è seguita nessuna significativa forma di collaborazione. Antonella Laricchia è rimasta in prima linea all’opposizione e oggi non ha certo cambiato idea. Ogni proposta di sintesi, dunque, difficilmente verrà presa in considerazione se non rimetterà in discussione la candidatura di Emiliano.

SULLO SFONDO di una campagna elettorale già infuocata, intanto, si accendono i riflettori della Magistratura: è di giovedì la notizia dell’inchiesta in cui risultano indagati Alfonso Pisicchio, assessore regionale uscente all’urbanistica, alcuni imprenditori e funzionari pugliesi. Sono state disposte anche 16 perquisizioni. L’ipotesi su cui sta lavorando la Procura di Bari è che fosse in piedi un sistema basato su false polizze fideiussorie finalizzate ad ottenere contributi a fondo perduto.

L’OMBRA È QUELLA del voto di scambio. In merito ad Alfonso Pisicchio la Guardia di Finanza scrive che «tramite suo fratello Enzo in cambio della promessa del sostegno in vista delle prossime votazioni, si sarebbe adoperato, per favorire l’assunzione di persone di sua conoscenza presso società baresi, aggiudicatarie di appalti di servizi o beneficiarie di contributi pubblici». L’assessore si è dichiarato estraneo ai fatti e pronto a collaborare con i magistrati. «Ne rimarrà soltanto uno… ormai abbiamo perso il conto degli assessori indagati in cinque anni di giunta Emiliano», tuona invece Antonella Laricchia. E ancora: «Un tempo all’avviso di garanzia seguivano almeno le dimissioni, ma da quando tra gli indagati c’è anche lui, Emiliano ovviamente non ha più avuto il coraggio di chiederle».
Costruire un ponte in Puglia tra M5S e Pd non è mai stato più complicato.