Sono oltre cinquecento gli artisti, provenienti da tutto il mondo, che si sono dati appuntamento per la tre giorni (fino a domani) della Milano Tattoo Convention. Giunta alla sua 25esima edizione, la Convention è uno showcase di corpi su cui si disegnano immaginari e iconografie tra le più diverse, in rappresentanza di ogni stile di tatuaggio. Fra gli ospiti, si va dal vietnamita Manh Huyn, per la prima volta in Europa, ai coreani Haewall e Pitta Kkm, all’argentino Nazareno Tubaro, uno dei maggiori rappresentanti del tatuaggio ornamentale moderno, fino allo spagnolo Oash Tattoo, imprescindibile esponente dello stile neo-traditional.
Nonostante la sua storia costellata di trasgressioni, l’atto del tatuarsi non è più simbolo di una ribellione ma, negli ultimi anni, è divenuto un fenomeno condiviso dagli individui di ogni genere, classe sociale, età.
Per approfondire l’universo della tattoo art abbiamo incontrato tre diversi autori, così da poter «incidere» con loro una cartografia della scena degli ultimi anni. Si tratta di Amanda Toy, il cui storytelling rivisita il tatuaggio tradizionale americano con pin up languide e coloratissime, matrioske, unicorni e arcobaleni fiabeschi; Roberto Borsi, uno dei pochi autori italiani a lavorare con la tecnica tradizionale manuale giapponese, chiamata Tebori, e Simo SNT l’unico artista europeo a far parte della World Wide Letter Gang, crew di tatuaggi americana tra le più rilevanti al mondo.
«Faccio questo mestiere dal 1996, quando il tatuaggio era ancora un’arte per pochi fruitori – racconta Amanda Toy – Era un’operazione circondata di magia, dai contorni esclusivi e underground. Da circa una quindicina d’anni, la tattoo art ha subìto una metamorfosi, trasformandosi in un’industria sempre più produttiva. Non sono una artista che si piange addosso perché i tempi sono cambiati. Anzi, vivo la stessa passione dei primi anni e ho più consapevolezza dell’importanza del mio lavoro. Mai avrei pensato che il tatuaggio si sarebbe trasformato così radicalmente in pochi anni, per diventare un’arte per tutti… Forse è anche giusto che sia così…».

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LA MODA E IL MITO
«Nel 1989 scrissi la prima tesi di laurea degli atenei italiani sul tatuaggio. Era davvero difficile trovare materiale – aggiunge Roberto Borsi, che figura anche fra gli organizzatori della Convention – In italiano non si reperivano testi e dovetti tradurre i saggi di Franz Boas e frammenti di libri tedeschi sul tatuaggio etnico. Ero affascinato dal primitivismo, dal rito di passaggio e dai primordi della body art. Il mio era un approccio di tipo antropologico. Inoltre, essendo affascinato dalle arti giapponesi, per approfondire la conoscenza di quella cultura ho scritto io stesso un volume sull’orezumi, il tradizionale tatuaggio giapponese. Oggi mi impressiona notare quanto sia divenuto ’di moda’ qualcosa che prima si doveva conquistare, tenere nascosto, lottando per non essere discriminati. Penso ai giovani che si tatuano mani, collo e viso, senza averne sul corpo. Scelgono di farlo in quel modo perché imitano il cantante o le influencer del momento. Tutto ciò appartiene a un universo in cui non posso rispecchiarmi. Ascolterei invece per ore i racconti del mio maestro, Horitoshi I, o altri illustri grandi artisti come GM Fercioni oppure Gippi rondinella, per conoscere gli aneddoti di epoche e personaggi del passato che hanno contributo a rendere straordinario un mondo che, purtroppo, ha perso gran parte del proprio fascino. Un tempo il tatuatore era una creatura quasi mitologica, di cui si conosceva il soprannome, a malapena l’indirizzo dello studio (spesso nascosto dalla strada). Ora con i social non ci sono più segreti, il mito è stato sfatato».

Roberto Borsi

AMORI A PRIMA VISTA
SimoSNT ricorda invece la sua prima volta nel mondo del tatuaggio. «Frequentavo la seconda media quando accompagnai un amico a tatuarsi. Venne a prendermi a casa col motorino e nel sottosella c’erano tre numeri di Playboy. Avrebbe preso da lì l’ispirazione per il suo nuovo disegno da incidere: a quel tempo, le immagini provenivano dalle riviste. È un stato amore a prima vista, potentissimo. Mi piaceva la ritualità del fare tatuaggi, che, a tratti, trovavo anche grottesca. Otto anni dopo, conobbi El Whyner nella West Coast. Puro lettering dal flow elegante e fluido, linee sottilissime, tecnica sopraffine. Avevo un background da writer e avevo sempre giocato con le lettere, mai in quel modo però. È stato proprio lui a incoraggiarmi. Disse che quelle ’mie scrittine’ (come le chiamavamo a Roma, la mia città natale) potevano essere un vero e proprio soggetto del tatuaggio, come ogni altro genere. Questa sua affermazione cambiò il mio modo di lavorare: cominciai di cercare di realizzare forme minimali con pochissimi tratti.

SimoSNT al lavoro

All’inizio, era complicato, eravamo in pochi e l’atmosfera era quella di un totale rispetto verso il lavoro altrui. Oggi il tatuaggio è dilagato. È se tatuati lo sono un po’ tutti è come se, paradossalmente, non lo fosse più nessuno». «È la verità. Oggi i tatuaggi rappresentano una tendenza, sempre più in voga tra i personaggi famosi – incalza Amanda Toy -. L’aspetto però che accomuna e distingue i veri amanti del tatuaggio è quello di selezionare un artista preciso e far sì che il disegno sia qualcosa ’su misura’. I miei clienti sono sognatori. Ogni disegno è unico e parte dalle storie personali di ognuno».

DALL’ORIENTE
«Sono aperto al confronto – continua Roberto Borsi -. E se necessario, faccio tornare più volte chi vuole tatuarsi: penso sia meglio perdere un cliente che farne uno infelice. Bisogna capire, in modo accurato, quale sia il soggetto più adatto per poi dare vita all’irezumi. In più di venticinque anni ho tatuato i soggetti più diversi, dal delinquente all’avvocato, dal giudice al poliziotto, dal chirurgo alla prostituta al timorato di Dio. Tutti esprimevano storie diverse, ma erano uniti dalla passione per il tatuaggio orientale».
«Anni fa avevo una o due segretarie per gestire le richieste e fissare gli appuntamenti per potermi concentrare sulla creazione vera e propria – spiega SimoSNT – Un giorno, mi sono sentito fuori luogo, come se fossi in una posizione con la quale non avevo una corrispondenza vera. Ho deciso di ripartire da zero per occuparmi di ogni richiesta e gli incontri sono diventati dei veri e propri brainstorming. Con il 90 per cento dei miei clienti condivido tematiche e argomenti. Del resto, noi tatuatori siamo un mezzo per ideare i loro desideri su pelle. Per questo motivo, l’ascolto è fondamentale. Tendo a immedesimarmi e più le richieste sono difficili e complesse, più sono felice».

 

SCHEDA

«Milano Tattoo Convention» (fino al 9 febbraio presso la Fiera) è uno dei meeting più importanti della tattoo-art internazionale. Per la 25esima edizione prevede la partecipazione di circa cinquecento ospiti, provenienti da tutto il mondo (tranne che dalla Cina i cui artisti hanno annullato la partecipazione a causa del coronavirus: non ci sarà Chenjie) e in rappresentanza di ogni stile di tatuaggio. Fra gli invitati italiani: SNT, unico tatuatore europeo a far parte della World Wide Letter Gang (ha tatuato rapper come Dark Polo Gang, I Gemitaiz, Gue Pequeno e le mani di Alessio Sakara Ed Emis Killa; è anche l’autore dei tatuaggi sul volto di Achille Lauro; Amanda Toy, famosa per i suoi tatuaggi di matrioske e unicorni; Roberto Borsi, uno dei pochi tatuatori italiani che usa la tecnica giapponese Tebori (con bacchette d’acciaio invece della macchinetta). Per gli artisti internazionali, tra gli altri, ci saranno Haewall e Josh Peacock.