Un piccolo borgo marchigiano, residenza e luogo di ritorno estivo, è il posto delle fragole del romanzo d’esordio di Giulia Baldelli, L’estate che resta (Guanda, pp. 448, euro 19), scenario del mondo magico di tre ragazzini che nei primi anni ’90 del secolo scorso si danno un appuntamento fatale con il destino. Giulia, che narra la storia anni dopo, quando è ormai anziana e in un punto di non ritorno, e sta cercando di mettere ordine nelle pieghe contraddittorie della sua esistenza, in quelle delle sue scelte, insieme a Mattia e Cristi, la ragazzina selvaggia e fascinosa che viene spedita al paese dalla nonna Ida disorientata dopo l’abbandono materno, e il ragazzino che arriva in vacanza da Genova, «un bambino biondo già muscoloso». Allora racconta, «solo la verità», parlando «al limite del buio» all’amica del cuore. La storia comincia lì «nelle vie del paese, sul fondo dell’acqua, nel cielo», negli anni incerti dell’apprendistato alla vita di quel romanzo di formazione dove prendono corpo le madeleine che hanno il profumo del tempo perduto dell’intensa prima parte del libro.

L’ACME DEL RAPPORTO tra le due ragazzine è il «bacio, che non è un bacio, anche se è il primo bacio umido della mia vita» dice chi racconta. È in quella zona fortemente segnata da una consapevolezza inconsapevole, nell’età della scoperta e della libertà, dell’infinita immaginazione, che trova un elemento di verità di questo romanzo che proprio nel titolo denuncia il suo massimo punto di fuoco, un debito profondo con la nostalgia del passato. Come quella per la «casa dell’albicocco» e delle radici, venduta dalla famiglia in tempi magri di precarietà, che Giulia a un certo punto ricomprerà da un ricco olandese una volta diventata avvocato in uno studio prestigioso.

Baldelli è brava a costruire storie e situazioni non tanto inseguendo una tramatura accattivante, fatta di artati colpi di scena e di pura fiction, ma contrariamente tessendo gli spazi delle relazioni esistenziali lungo un arco temporale che va 1991 al 2014, costruendo con abilità biografie disegnate dai tanti deragliamenti della vita. Per farlo usa una scrittura asciutta, priva di orpelli, sempre centrata sui fatti narrati e con un forte effetto di realtà, cosa assai rara in un libro di esordio. Il secondo fondale del romanzo è Bologna, dove dopo l’esame di maturità Giulia e Cristi, «l’amore irraggiungibile», si ritrovano, siamo già nel 2004, vanno a vivere nello stesso angusto appartamento, e dove per chiudere il triangolo esistenziale ricompare perturbante Mattia, i rapporti si fanno tumultuosi, poi ravvicinati, ci si lascia e ci si riprende, sono così gli amori di tutti gli anni giovani.

CRISTI è «vertiginosamente bella», si amano come «selvagge che si spingono fino ai limiti e rimangono senza respiro».
Dentro questo libro non c’è solo lo spazio per tre storie private, ma anche vicende aperte sulla ferità dell’Epoca, come quella del padre della narratrice, l’autista che perde il lavoro e sprofonda in una depressione cupa e irreversibile, la globalizzazione che avanza mutando gli stili di vita, i tempi e i diritti delle persone: «In quel periodo non siamo i soli a patire il cambiamento» dice Giulia, «i grandi supermercati che si mangiano i negozi, le fusioni delle aziende che si mangiano le regole», e poi gli anarchici insurrezionalisti, di cui Mattia e Cristi sono militanti, che porterà il ragazzo persino a compiere un attentato dinamitardo contro una delle banche storiche di Bologna.

GLI ANNI PASSANO e ognuna delle tre vite prende una sua traiettoria, a volte traumatica, in altre segnata dal caso o dalla necessità, dentro il flusso caotico dell’esistenza e dei rapporti, ma Cristi resta sempre il baricentro eccentrico che muove l’attrazione degli altri due, scomparendo e ricomparendo di continuo, entrando e uscendo da una vita all’altra, fin quando Giulia, la più razionale di tutti, si sposa, «sono già oltre i trenta» racconta, «forse perché una coppia di sposi è più rassicurante di due giovani donne che dividono un buco di camera», quando capisce che il loro tempo è irreparabilmente scaduto e per sempre, e allora «ha lasciato andare l’amore irraggiungibile e ha voluto tutto l’amore che la vita aveva scelto per lei».