Dall’assemblea della Rete dei comitati per la difesa del territorio arriva una buona notizia: l’alta velocità smette di essere un tabù per la più importante istituzione toscana: “Ho cambiato idea – spiega Enrico Rossi – perché siamo di fronte a un enorme dato politico: una massa imponente di denaro, si parla di 30 miliardi, è stato investito su quella che chiamano la ‘metropolitana d’Italia. Trascurando però tutte le altre realtà locali, e dimenticando la gran massa di persone che ogni giorno utilizzano le linee regionali. Basterebbe un centesimo di quanto è stato speso per la ‘metropolitana d’Italia’, e solo in Toscana si migliorerebbe la vita di circa 250mila cittadini, risparmiando tanti soldi. Su questo tema darò battaglia”.

La sorpresa è grossa. Anche se gli attivisti della Rete guidata da Alberto Asor Rosa si erano già accorti del cambio di linea: “Le più recenti dichiarazioni di Rossi – aveva osservato Tiziano Cardosi, portavoce del comitato fiorentino contro il sottoattraversamento Tav – sono abbastanza condivise fra di noi. Indirizzare tutte le risorse su grandi opere come la Tav è sbagliato, di fronte alla necessità di una adeguata manutenzione, e di un obbligatorio miglioramento, della rete infrastrutturale esistente”.

Parole sante. Idealmente sottoscritte dai milioni di pendolari che fanno i conti con ritardi e disagi di ogni genere, denunciati da Legambiente e da decine di comitati locali. Per quella scommessa ad handicap, perduta, su una mobilità collettiva meno inquinante e costosa, più civile ed “europea”. Prospettiva che evidentemente atterrisce i padroni del vaporetto nazionale: “Si è lasciata a Rete ferroviaria italiana completa mano libera – ricorda sul punto Rossi – senza considerare in alcun conto l’interesse pubblico”.

Non è stata solo l’alta velocità a tenere banco nell’annuale appuntamento della Rete dei comitati per la difesa del territorio. Nel confronto con una delle (pochissime) istituzioni aperte alla discussione, l’elaborazione degli attivisti si è tradotta in una “Piattaforma toscana”, in cui trovano spazio le impattanti attività estrattive sulle Apuane; i problemi energetici, in particolare la geotermia sull’Amiata; il corridoio autostradale tirrenico, e le politiche di governo del territorio.

Su quest’ultimo aspetto, grazie anche alla presenza di un’autorità (nazionale) in materia come l’assessore Anna Marson, l’assemblea ha promosso il Piano paesaggistico e la nuova Legge urbanistica già approvate dalla giunta toscana. Ma attenzione, avverte Asor Rosa: “Sappiamo che il passaggio in Consiglio regionale non sarà in discesa, anzi. Le resistenze politiche si sono già manifestate, e sono forti. Ma la Rete è decisa a sostenere la centralità e l’urgenza di questi provvedimenti. Se saranno approvati senza stravolgerne i principi ispiratori, potremo sperare che la Toscana esca dalla stagione degli ecomostri e della devastazione del territorio”.

Da parte sua, Enrico Rossi dà un ok di metodo (“questa assemblea è un buon esempio di democrazia”), e poi segnala: “Non su tutto siamo d’accordo. Ma voi rappresentate istanze della società civile. Proteste legittime”. Alle quali, sulla geotermia, arriva la proposta di un tavolo scientifico per rispondere alle questioni più controverse, dopo l’avvio di un piano di “media entalpia” con emissioni ridotte e minore impatto sul paesaggio. Quanto al consumo del suolo, il presidente toscano ribadisce: “Il territorio agricolo, e più in generale quello ancora libero da costruzioni, va mantenuto intonso”. Peccato che i comuni non la pensino così, almeno a giudicare da alcuni piani strutturali e regolamenti urbanistici – ultimo caso Bagno a Ripoli, sulle colline fiorentine – che continuano ad approvare lottizzazioni private dei costruttori “di riferimento”.