Continua la guerra di cifre sulla Torino-Lione. Crollato il castello di carta sulla presunta spesa low-cost dell’opera, ora – dopo l’audizione dei vertici di Ferrovie in Senato – sono i No Tav a intervenire, documenti alla mano, sui conti che non tornano. «L’Europa – sostengono i tecnici del movimento Paolo Prieri, Roberto Vela e Alberto Poggio – non ha i soldi per pagare la Torino-Lione: è matematicamente impossibile che decida di destinare all’opera i 3,4 miliardi di euro che l’Italia, con la Francia, si appresta a chiedere entro il 26 febbraio (bando per i finanziamenti 2014-2020, ndr)». Sottolinea, inoltre, Poggio, ricercatore del Politecnico di Torino: «L’Ue stanzierà complessivamente solo 5,5 miliardi di euro per progetti di questo tipo, quindi è matematicamente impossibile che ne assegni la maggior parte (3,4 miliardi di euro) alla Torino-Lione e altrettanti per il tunnel del Brennero. A concorrere ci sono anche altre opere, a cominciare dalla via navigabile Senna-Schelde e dal tunnel Fehmarn Belt (il tunnel tra l’isola olandese di Lolland e quella tedesca di Fehmarn)».

Per quanto riguarda i costi della tratta transfrontaliera, il movimento ritiene che per il «solo tunnel di base verranno spesi almeno 12 miliardi di euro, anziché gli 8,5 indicati dalla società Lyon Turin Ferroviaire, ma l’indice di rivalutazione potrà essere più alto del 3,5% ipotizzato da Rfi». La Torino-Lione ad alta velocità «è morta anche perché – hanno spiegato gli esponenti No Tav – nel bilancio dello Stato sono disponibili solo 1,37 miliardi di finanziamento nazionale fino al 2020. E per spese effettuate oltre quella data, l’Europa non erogherà contributi». La storia recente racconta, infine, come i costi per opere simili non facciano che aumentare: «Il precedente della Tav Torino-Milano – ha concluso Vela – insegna questo, dal preventivo di 2.400 miliardi di lire si è passati a un consuntivo di 12 mila miliardi».
Mauro Ravarino