l periodo natalizio in Giappone è già finito da un pezzo, messi in scatola addobbi, alberi e tutto il circo consumistico ad esso legato, dal 26 dicembre l’arcipelago si è vestito in preparazione per quella che è la festività più importante e più sentita, le celebrazioni per il nuovo anno.
Ma è naturale che sia così, il Natale infatti non è un giorno speciale per il giapponesi e solo recentemente, la sera del 24 dicembre si è solidificata l’abitudine per le coppie di andare a cena assieme. O per meglio dire, il Natale come festività religiosa è celebrato ma solo da chi è cristiano praticante, nell’arcipelgo solo una fetta della popolazione, assai minima quando paragonata ad esempio a quella della vicina Corea del Sud.

 
Ancora più sorprendente allora è il fatto che nell’arcipelago esista una leggenda (o bufala secondo i punti di vista) secondo la quale Gesù sarebbe vissuto e morto in terra giapponese e che la sua tomba si troverebbe nell’estremità settentrionale della sua isola maggiore, nella prefettura di Aomori. A Shingo, un piccolo villaggio cirondato dalle montagne di circa 3000 anime, giace una tomba che custodirebbe i resti del Cristo, anzi le tombe sono due, l’altra, secondo quanto scritto sulla placca informativa, conterrebbe una ciocca di capelli della Vergine Maria ed i resti del fratello minore di Cristo, Isukiri. Le due tombe sono l’elemento turistico principale del piccolo villaggio tanto che sono segnalate ufficialmente anche sui cartelli stradali in inglese e la storia è tanto apocrifa quanto contorta e datata che merita di essere raccontata.
Secondo questo racconto Gesù si sarebbe recato in Giappone all’età di 21 anni per un periodo di circa 10 anni – di cui nel nuovo Testamento non viene scritto niente di preciso – e avrebbe dedicato tutto questo tempo a studiare teologia, filosofia e la lingua giapponese prominentemente nelle vicinanze del monte Fuji. All’eta di 31 anni sarebbe poi tornato in Medio Oriente dove avrebbe riportato i suoi anni di studi ed incontri fatti in una terra lontana e misteriosa, ma al momento della crocifissione il vero Gesù avrebbe lasciato il posto sulla croce a suo fratello Isukiri che immolandosi per lui lo avrebbe salvato. Il vero Cristo sarebbe a questo punto ritornato in Giappone portando con se una ciocca dei capelli della Vergine Maria ed un orecchio del fratello, dopo un periodo di vagabondaggio si sarebbe stabilito a Shingo dove si sarebbe sposato, avrebbe avuto figli e sarebbe morto in pace pluricentenario.

 
A prova di questi fatti ci sarebbero le due tombe già menzionate e una tendenza di una parte della popolazione locale, i sedicenti discendenti giapponesi di Cristo, ad avere un aspetto poco nipponico. Inoltre come se tutta questa fuffa non bastasse, prove delle connessioni fra Cristo e questa parte dell’arcipelago sarebbero l’antico nome della zona, Herai, simile a heburai – in giapponese s ebreo – ed il dialetto della zona che sarebbe più vicino alla lingua parlata da Gesù 2000 anni fa che non al giapponese – sempre secondo coloro che credono a questa fabbricazione storica.
Questo incredibile ma fantasioso falso storico comincia e si basa su degli scritti chiamati «Documenti Takeuchi», creati o trascritti dalla famiglia Takeuchi alla fine del diciannovesimo secolo, sulla base di scritti che sarebbero ancora più antichi e risalirebbero a circa 1500 anni fa. Ma il vero catalizzatore di questa leggenda o bufala cosmica che dir si voglia è Wado Kosaka, cosmo-archeologo che negli anni settanta si vantava anche di esser venuto in contatto con gli alieni.