In Corsica il voto di oggi annuncia una svolta “storica”: per la prima volta i nazionalisti potrebbero conquistare due dei maggiori centri dell’isola, Bastia e Porto Vecchio e pesare sulle sorti del municipio di Ajaccio. Un risultato politico, ma anche dal chiaro valore simbolico.

Gilles Simeoni, l’esponente della lista Enseme per Bastia che i sondaggi indicano come futuro sindaco della capitale economica dell’isola, è infatti figlio di quell’Edmond Simeoni, tra le figure più note dell’autonomismo locale che partecipò all’occupazione della tenuta agricola di Aleria nel 1975, conclusasi con la morte di due poliziotti, atto fondativo dell’indipendentismo corso e del gruppo clandestino del Fronte di liberazione nazionale.

La probabile affermazione di Gilles Simeoni, già consigliere regionale e avvocato di Yvan Colonna, condannato per l’omicidio del prefetto Claude Erignac, avvenuto nel 1998, si compie però nel segno di una svolta rispetto al passato degli attentati e della lotta armata e nel solco di quella «soluzione politica e alternativa nazionalista» annunciata già nel 2011 in occasione delle Ghjurnate internaziunale di Corte, sorta di assemblea annuale degli indipendentisti.

In altre parole, e senza evocare esplicitamente la prospettiva di una separazione da Parigi – «Io mi sento corso, questo è certo, e mi aspetto dallo Stato francese che riconosca il mio popolo, poi una gran parte dei problemi saranno risolti», come ha spiegato di recente Gilles Simeoni al Nouvel Observateur -, i nazionalisti giocano oggi la carta del radicamento territoriale e, soprattutto, della «politica pulita» attenta ai bisogni della popolazione. Argomenti non secondari in una terra dove il potere locale è da sempre sinonimo di affari e di clan familiari che dominano incontrastati. E questo, ben al di là delle divisioni ideologiche.

Così, se a Bastia Simeoni dovrà vedersela con l’ultimo rampollo della casata Zuccarelli, radicali di sinistra legati al Partito socialista che controllano il nord dell’isola da tre generazioni, a Porto Vecchio Jean Cristophe Angelini, che guida lo schieramento della testa di Moro, si misurerà con il potente clan dei Rocca Secca, padroni incontrastati del sud della Corsica da più di un secolo, schierati invece con il centrodestra dell’Ump. Questo, mentre ad Ajaccio il decennio dominato dal sindaco socialista Renucci, potrebbe volgere al termine anche grazie ai voti della lista unitaria dei nazionalisti capeggiata da José Filippi.

Certo, non tutti i problemi del passato sono sul punto di essere risolti. Le divisioni e le rivalità tra i diversi settori dell’indipendentismo che negli anni Novanta avevano condotto anche a un’escalation militare fratricida in seno allo stesso Flnc, permangono sotto traccia – la lista più radicale del movimento, quella di Corsica Libera di Jean-Guy Talamoni, ad eccezione di Ajaccio non sostiene i candidati sindaco dati per vincitori – e gli omicidi apertamente politici sono stati rimpiazzati da quelli di figure “eccellenti” della vita isolana. L’ultimo di una lunga lista è stato l’avvocato Antoine Sollacaro, abbattuto da un killer nell’ottobre di due anni fa. Ma, forse anche grazie all’eco di quanto sta avvenendo in Catalogna e in Scozia, oggi il nazionalismo corso sembra incarnare agli occhi di molti elettori, un isolano su tre secondo i sondaggi, una nuova idea di sviluppo, si tratti della modernizzazione del porto di Bastia come di una maggiore distribuzione delle risorse derivanti dal turismo.

In altre parole, l’idea di una Corsica più giusta, anche se, almeno per il momento, non ancora indipendente.