Dopo Sinistri, a distanza di quattro anni, torna la crew di scrittura che si nasconde dietro il nome di Tersite Rossi, con un nuovo romanzo, intitolato I signori della cenere (Pendragon, pp. 397, euro 16). Ancora una volta lo scopo del libro è quello di indagare le strategie, i meccanismi, le tattiche messe all’opera dal sistema di potere per preservare, conservare, perpetuare se stesso e i propri privilegi. Ancora una volta il metodo usato è quello di miscelare fatti e accadimenti reali con gli elementi della fiction, dell’immaginazione al fine di stimolare dubbi, riflessioni, domande ancora più radicali e sovversive.

SE NEL ROMANZO precedente l’obiettivo era la storia recente d’Italia, adesso lo sguardo si è allargato sensibilmente, e l’analisi si appunta sui processi della globalizzazione e del nuovo capitalismo oggi imperante. I signori della cenere sembra quasi lo sviluppo narrativo del concetto di guerra di classe dall’alto di Luciano Gallino o del saggio La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi di Marco Revelli. Gli autori infatti analizzano e raccontano le strategie messe in atto dalle classi dominanti per conquistare il potere assoluto e rendere irreversibile tale situazione.

La narrazione, dopo un inizio nella Creta del XII secolo avanti Cristo (momento storico che ritornerà nel Post-epilogo del libro), copre un arco di tempo che va dal 1973 ai giorni nostri e racconta la nascita, la messa a punto e l’attuazione della strategia di dominio basata su globalizzazione, privatizzazioni e finanziarizzazione volta a creare una situazione di nuovo feudalesimo a vantaggio della classe dominante. I Signori della cenere del titolo, chiamati anche Globocrati, il Clan e spalleggiati dal Grande ordine, non sono altro, infatti, che quei potenti della terra impegnati nell’attuazione del loro piano di dominio assoluto. I loro oppositori, oltre che a contrastare il loro piano, mirano anche a divulgare una scoperta esplosiva e devastante: sono già esistite epoche della storia umana basate non sulla sopraffazione dell’uomo sull’uomo, ma sull’uguaglianza, la giustizia, la libertà sessuale, il piacere. L’età delle cosiddette «gilanìe», le comunità della Grande Madre. Alla lotta di classe comunemente intesa, allora si intreccia una guerra ancora più antica che è alla base del conflitto di genere, del predominio maschile sulla donna e di ogni diseguaglianza.

INSOMMA È COME SE al vecchio Carlo Marx, nume tutelare di ogni discorso sulla lotta di classe, si affiancasse il suo sodale Friedrich Engels de L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato – anche se tale testo non è citato nella bibliografia di riferimento fornita dagli autori – come punti di riferimento per una narrativa d’inchiesta, il cui scopo, secondo Tersite Rossi è «quello di offrire al lettore l’occasione di avvicinarsi a temi, fatti e idee che l’informazione di massa non approfondisce o, spesso, nemmeno sfiora. E di assegnare a quei temi, fatti e idee una nuova forma che, pur facendo perno sul verosimile, spesso e volentieri si spinge oltre la verosimiglianza, per diventare, a volte, quasi predizione».