Controcorrente rispetto al trend rottamazione, il mondo della moda non applica la age discrimination. È, infatti, uno dei pochi settori a rispettare, forse inconsapevolmente, l’americano Age Discrimination in Employment Act del 1967, voluto da Lyndon B. Johnson per arginare le discriminazioni sul lavoro basate sull’età. Un atto, all’epoca ritenuto necessario, che dimostra come la tendenza a rottamare è già vecchia di quasi cinquant’anni. La moda, invece, si tiene ben stretti gli ottuagenari che l’hanno resa grande e pensa ai centenari, anche se trapassati, come a frizzanti ispirazioni per il futuro.

Per fare degli esempi di non più giovani in costante attività, basti pensare che Giorgio Armani compirà 80 anni il prossimo 11 luglio ed è a capo di un impero creativo-industriale, che Karl Lagerfeld, la cui data di nascita è un mistero ma 80 anni dovrebbe averli compiuti, è ben saldo al timone creativo di Chanel e Fendi, che Rei Kawakubo a 71 è la massima espressione della creatività odierna, che Miuccia Prada a 64 anni è la leader globale indiscussa di qualsiasi tendenza, che Jean Paul Gaultier pur avendo compiuto 62 anni viene definito ancora l’enfant (sic!) terrible della moda francese, e che quando il 1 giugno del 2008 è morto Yves Saint Laurent tutto il mondo della moda ha pianto la scomparsa di un giovane genio di settantadue anni che ci ha lasciato troppo presto (e questo è vero). Staccandoci di qualche generazione e arrivando a parlare dell’età delle giovani leve che oggi prendono il comando di marchi che hanno fatto la storia della moda, passata e recente, la percezione delle età del fashion system non cambia. Così, quelli che vengono chiamati gli Over Forty e gli Early Fifty con molto orgoglio diventano protagonisti per la prima volta della loro storia professionale, come successe allo stesso Armani che quando nel 1975 fondò la sua azienda e il suo marchio aveva 41 anni.

A questa schiera di giovani che sono a cavallo fra i loro quaranta e cinquant’anni appartengono Julie de Libran, che dopo aver lavorato per oltre vent’anni come responsabile di ufficio stile, è stata nominata da poco Artistic Director di un brand storico come quello della 84enne Sonia Rykiel, Alessandro Dell’Acqua che è arrivato a inizio anno alla guida di Rochas, Rodolfo Paglialunga che da qualche settimana regge le sorti di Jil Sander, un marchio che viene definito giovane perché fondato nel 1973, cioè quarant’anni fa. E su tutti va citato, infine, il caso di Domenico Dolce e Stefano Gabbana che nella loro Early Fifty Age sono gli stilisti in assoluto più giovani che hanno il loro nome che coincide con un marchio di moda iper-internazional-globale fondato nel 1985, in un sistema che vede i loro coetanei, e anche i colleghi quarantenni, legati a marchi con nomi storici, per fortuna mai rottamati. E questa è la tendenza ageless che ha salvato la moda, industria molto più fiorente di tante altre che la denigrano da sempre. E che ha anche più appeal di molta politica.

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