Non c’è spazio per mediazioni sul jobs act. «Dal primo gennaio deve entrare in vigore, è la dead line», dice Renzi ai parlamentari del suo partito. Un avvertimento a chi è contrario: non c’è tempo per navette con il senato, il testo è quello anche perché bisognerà considerare il tempo necessario per far vistare alle commissioni i decreti delegati preparati dal governo.

Ieri sera il presidente del Consiglio è comparso in televisione da Ballarò. In onda con un’intervista registrata mentre fisicamente era già alla riunione dei gruppi parlamentari alla camera (esordio con una promessa: «Giovedì chiudiamo con l’elezione dei giudici costituzionali, ma ora un applauso a Violante»). In onda a tutti i costi, passando sopra lo sciopero degli operatori di ripresa un po’ come l’altro giorno era sfilato in una fabbrica di Brescia dalla quale erano stati allontanati gli operai. Per mandare in onda (quasi) regolarmente il talk show di prima serata su Rai3, infatti, viale Mazzini ha dovuto fare i salti mortali. Comandando alle telecamere tre funzionari dell’azienda e persino un dirigente, il vicedirettore di Rai2 Massimo Lavatore – effettivamente vicedirettore per la «pianificazione economica e mezzi» che ha in carriera trascorsi da operatore, e dunque sa dove mettere le mani. La denuncia è del sindacato autonomo delle telecomunicazioni Snater, che ha deciso l’astensione per protesta contro la pratica di «utilizzare per coprire gli eventi uno, al massimo due dipendenti, per lo più tecnici invece di una squadra di operatori». Davide Di Pietro della segretaria nazionale Snater, e operatore di Ballarò, a fine giornata spiega che lo sciopero degli operatori di Roma è riuscito perfettamente, costringendo la Rai a far saltare tutte le trasmissioni in diretta (Agorà, La prova del cuoco) e a riprendere i Tg con solo le telecamere fisse. Porta a porta e Uno mattina hanno mandato vecchie puntate in replica. Ma Ballarò, già in difficoltà con gli ascolti, non poteva rinunciare alla puntata di ieri. E per non far saltare Renzi negli studi di Rai3 ecco arrivare un dirigente in funzioni da operatore, in prestito dall’altro canale.
Probabilmente a causa dei troppi palcoscenici, si evidenzia qualche problema di coordinamento tra le dichiarazioni, visto che mentre Renzi annunciava ai parlamentari Pd che «la legge di stabilità è rivoluzionaria perché riduce la pressione fiscale», il ministro dell’economia Padoan spiegava in audizione notturna alla camera che la pressione fiscale con la manovra salirà dello 0,3% entro il 2017».

Intanto il presidente del Consiglio ha deciso di cancellare la visita a Napoli, che lui stesso aveva annunciato per sabato prossimo. Le ragioni sono facilmente comprensibili, visto che in città i movimenti gli stavano preparando da tempo una pessima accoglienza, con corteo da Fuorigrotta a Bagnoli. La giornata si annunciava assai più tesa di quella già non tranquilla appena trascorsa a Brescia. Oltre alle contestazioni di piazza, il presidente del Consiglio avrebbe trovato l’ostilità dichiarata della giunta de Magistris, rimasta scottata da una fiducia iniziale ripagata con il commissariamento dell’amministrazione comunale per le opere di risanamento di Bagnoli. La rinuncia è un evidente fuga, così mentre centri sociali e movimenti di lotta napoletani confermano la protesta del 7 novembre, l’ufficio stampa di palazzo Chigi prova a spiegare che «Renzi non è preoccupato da eventuali contestazioni» e «visiterà alcuni comuni del sud entro la fine del mese».

Ieri ha parlato anche Giorgio Napolitano, e alcune sue parole pronunciate in occasione delle celebrazioni per la festa delle Forze Armate sono servite a confermare e rilanciare l’allarmismo esibito a Brescia da Renzi. Se il presidente del Consiglio aveva detto che c’è «un disegno per dividere», il presidente della Repubblica è passato rapidamente dall’allarme per gli attentati dell’Isis ai rischi interni. «Vi è il rischio – ha detto Napolitano – che sotto la spinta esterna dell’estremismo e quella interna dell’antagonismo, e sull’onda di contrapposizioni ideologiche pure così datate e insostenibili, prendano corpo nelle nostre società rotture e violenze di intensità forse mai vista prima».