Sono 686 i candidati ufficialmente registrati per le presidenziali del 14 giugno in Iran. La Commissione elettorale annuncerà tra poche ore i nomi tra i quali verrà scelto il prossimo presidente iraniano.

Alcune voci parlano di un’esclusione dell’ultima ora di Mashei, delfino di Ahmadinejad e per limiti di età di Rafsanjani. Ma resta tutto ancora da vedere. Il tecnocrate per eccellenza, due volte presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani ha annunciato all’ultimo la sua candidatura. Secondo la stampa locale sarebbe stato l’ayatollah iracheno Ali Sistani a convincerlo. Rafsanjani ha il sostegno di Gholam-Ali Haddad-Adel, esponente di spicco della così detta coalizione 2+1, composta anche dal conservatore Velayati e dal sindaco di Teheran Mohammad Baqer Qalibaf. Anche l’ex presidente Mohammed Khatami ha chiesto ai suoi sostenitori di votare per lui.

Con la fine della guerra con l’Iraq e la la morte di Khomeini, l’allora presidente Rafsanjani si espresse per un pragmatico isolamento delle componenti radicali dal controllo del potere politico e per l’attrazione di capitali stranieri. Nasceva la Rast-e modern, una sorta di centro moderato, alla fine della presidenza Rafsanjani avviata nel 1989. La definizione di [/ACM][CORSIVO]tecnocrati[/CORSIVO] viene dalle riforme economiche che hanno inteso promuovere per la modernizzazione del paese. Sono sostenuti principalmente da uomini d’affari, bazarini e industriali della classe media. Questi politici sono uomini di apparato, completamente avversi al movimento riformista.

Le due presidenze Rafsanjani hanno favorito una certa apertura economica e la fine dell’isolamento del Paese, i religiosi conservatori più estremisti venivano gradualmente trasferiti nelle Fondazioni, nelle forze paramilitari e tra i giudici. Nel 1992, durante il governo Rafsanjani, Khatami ha presentato le sue dimissioni da ministro della Cultura, criticando aspramente le restrizioni alla libertà di espressione. Il riformismo è nato proprio come conseguenza all’insoddisfazione della politica economica di Rafsanjani.Tuttavia, proprio grazie alla sua presidenza nel 1989, si è aperta una prima stagione favorevole al giornalismo che ha iniziato ad essere mezzo di manifestazione del dissenso inascoltato.

Le accuse della stampa indipendente a Rafsanjani sono sempre state innumerevoli. Akbar Ganji, da anni in prigione per le sue denunce di «fascismo islamico» ]contenute in una raccolta di scritti chiamata Le eminenze grigie, incentrata sulla serie di morti sospette perpetrate dai Servizi Segreti, ha denunciato un centinaio di omicidi negli ultimi dieci anni commessi dagli ayatollah al potere e ha svelato affari illeciti legati alla famiglia Rafsanjani. Anche le Fondazioni sono strettamente legate ai mercanti del bazar.

L’intermediario tra bazarini e fondazioni è il Consiglio Islamico di Coalizione. Per anni guidato da Asgar-Oladi, personaggio eminente del gruppo politico Motalefè che ha sostenuto Rafsanjani nel 2000. Da questo deriva lo stretto rapporto che intercorre tra Fondazioni e famiglia Rafsanjani. Grazie a questi legami Rafsanjani controlla gran parte del commercio con l’Asia e accede a un’ingente frazione degli introiti della vendita del petrolio. Secondo la stampa riformista, inoltre, sarebbero arrivate in Iran forniture di materiale nucleare, proveniente dalla Cina, tramite la Fondazione Asnane Oze Rezavi e con il coinvolgimento della famiglia Rafsanjani.

Nonostante l’avversione negli anni novanta e duemila per l’uomo dell’establishment, parte di ciò che rimane del movimento verde si sta riorganizzando per aprire pagine Facebook a sostegno di Rafsanjani. Le cose sono cambiate negli ultimi anni, il tecnocrate è stato chiaramente isolato, mentre suo figlio Mehdi Hashemi è stato arrestato al suo ritorno dall’esilio volontario in Gran Bretagna e sua figlia Faezeh, attivista ed ex parlamentare, è stata condannata a sei mesi di carcere per «diffusione di propaganda contro il regime». E così subito dopo la sua registrazione, Rafsanjani è stato accusato di sedizione dalla stampa conservatrice. Inoltre, il quotidiano Kayhan sta facendo campagna perché il Consiglio dei Guardiani, che decide sull’idoneità dei candidati, lo cancelli dalle liste elettorali.