Parlare di «pace di Pomigliano» è eccessivo e improprio. Di sicuro siamo però davanti ad una svolta. Dieci anni dopo lì dove partì la «rivoluzione di Marchionne» e la «battaglia per i diritti» di Maurizio Landini, Fca ha invitato formalmente la Fiom ai festeggiamenti per i 40 anni della Panda. Un’ora e mezza di cerimonia con giro dello stabilimento che sono serviti a Pietro Gorlier, responsabile operativo (Coo) di Fca per Europa, Africa e Medio oriente (Emea), autore dell’invito alla Fiom, per fare annunci importanti. Primo dei quali l’attesa data di messa in produzione dell’Alfa Romeo Tonale, il Suv del segmento C, primo modello ibrido plug-in di questo marchio. Dopo mesi di attesa, Gorlier ha fissato nel «secondo semestre del 2021» il via ai nuovi impianti.

Il passaggio è storico: il secondo modello a Pomigliano era richiesto dai sindacati fin dal 2014, quando si capì che la sola Panda non bastava per la piena occupazione sbandierata da Marchionne. Assieme alla Panda e alla Panda Hybrid – la cui produzione è appena partita, il prezzo dovrebbe aggirarsi sui 13mila euro – questo dovrebbe saturare la produzione del Giambattista Vico e riportare la piena occupazione, facendo terminare gli ammortizzatori sociali che a Pomigliano vanno avanti dal 2008. Anni durissimi in cui il «modello Marchionne» non è mai riuscito a mantenere le promesse del «lavoro per tutti». Anni in cui i dipendenti dello stabilimento sono passati da quasi 7 mila ai 4.600 attuali.

«L’IMPEGNO PRESO dall’azienda è un segnale importante per i lavoratori di Pomigliano d’Arco, come è importante il percorso di reciproco riconoscimento svolto in questi anni che ha portato ad un appuntamento come quello odierno che ha visto partecipi anche i delegati della Fiom», sottolinea la segretaria Francesca Re David, presente ieri al Giambattista Vico. «L’impegno di questi anni della Fiom si è concentrato nel salvaguardare occupazione e produzione, raggiungendo accordi e proponendo investimenti per la svolta verso produzioni ibride ed elettriche indispensabili per affrontare la fase di transizione del mercato delle auto e garantire la piena occupazione. Ora è necessario che questo confronto continui visto il processo di fusione con Psa e che il governo convochi un incontro con sindacati e imprese per rilanciare investimenti, produzione e occupazione in Fca e nelle filiere dell’automotive», chiude Re David.

La Fiom dunque non è né in pace né in guerra con Fca ma sottolinea il riconoscimento reciproco con l’azienda e tende a distinguere le «buone notizie» sul fronte industriale dalle relazioni sindacali e contrattuali. «Pochi mesi fa non abbiamo sottoscritto il secondo Contratto collettivo specifico di lavoro (Ccls) e siamo convinti di aver fatto bene», spiega Mario Di Costanzo, delegato Fiom a Pomigliano. «Il riconoscimento dell’azienda è figlio del fatto che, dopo la cacciata dalla fabbrica del 2011, oggi abbiamo ripreso 400 iscritti. La conferma degli investimenti è anche figlia dei nostri scioperi dell’anno scorso contro i sabati comandati. Ora spingiamo per nuove elezioni perché il mandato dei delegati è scaduto da un anno», chiude Di Costanzo. La Fiom infatti ha potuto nominare i propri Rsa – rappresentanti sindacali – grazie alla sentenza della Corte costituzionale del 2013.

UNA RICHIESTA CHE GLI ALTRI sindacati ritengono «tecnicamente impossibile». «Siamo contenti che i rapporti fra azienda e Fiom si siano distesi, ma le elezioni degli Rsa sono regolate dal contratto che la Fiom non ha sottoscritto: servirebbe un accordo sindacale ad hoc con l’azienda», spiega Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm – che a Pomigliano dichiara 700 iscritti – anche lui ieri alla celebrazione.

Finora la Fiom ha sottoscritto gli accordi sugli ammortizzatori, ma ogni riunione con l’azienda sugli investimenti e il contratto è stata «separata» dagli altri sindacati. «Il tema più delicato è quello dell’esigibilità degli accordi – spiega Ficco – quello che prevede la riduzione dei trattamenti di miglior favore in caso di sciopero». «Se avessimo firmato il Ccls, come Fiom non avremmo potuto fare gli scioperi – risponde Di Costanzo – mentre ora abbiamo solo 8 ore di permessi sindacali al mese contro il doppio degli altri sindacati: è difficile anche poter parlare con tutti i nostri iscritti».

La svolta Fca sta anche in un’altra dichiarazione di ieri. Da buon sabaudo pragmatico, il torinese Gorlier mette in soffitta il liberismo sfrenato di Marchionne – di cui è stato adepto per 13 anni – e torna a chiedere l’intervento dello stato, rispolverando la parolina magica evocata più volte da Romiti: «rottamazione». «Per favorire l’aumento di auto elettriche o ibride servono politiche pubbliche che ne accompagnino l’introduzione sul mercato: il sostegno alla domanda con la rottamazione dei veicoli ante Euro 4 per il rinnovo del parco circolante, ridurre i costi di ricarica in modo da rendere competitivo il costo totale di possesso del veicolo elettrico». Ecco, sembra tornata la Fiat anni ’80-’90. Ma non è detto che sia un male.