I Dopo 20 anni cambia il vento a Catanzaro. Ma è un suicidio politico della destra che perde la sua roccaforte di Calabria. Nicola Fiorita ribalta il primo turno e si insedia a Palazzo dè Nobili, quasi trent’anni dopo il breve interregno del padre Franco, sindaco democristiano della città dei tre colli, per soli 4 mesi nel 1993. Figlio d’arte, 53 anni, Fiorita si è forgiato negli anni con un’attiva militanza nell’associazionismo, con importanti esperienze sul fronte dell’antimafia con Libera e nel campo dell’agricoltura sostenibile al fianco di Slow Food.

NEL 2009, nel quarantennale della strage, insieme ad altri riuscì nell’impresa di digitalizzare l’immenso materiale giudiziario del processo per piazza Fontana, presente nei caveau del Palazzo di Giustizia di Catanzaro e abbandonato all’incuria. Ed è anche un prolifico autore letterario, avendo scritto numerosi libri da solo o con il collettivo Lou Palanca. Docente di diritto Ecclesiastico e Canonico all’Unical, si è lanciato in politica nel 2017, con la prima discesa in campo da candidato civico con il movimento Cambiavento.

IN QUELL’OCCASIONE ARRIVÒ dietro Sergio Abramo, il plurisindaco (per 20 anni, 4 mandati) che venne riconfermato al primo turno precludendogli il ballottaggio per poche centinaia di voti (contestati e oggetto di ricorso). Fu comunque protagonista di un ottimo risultato elettorale, issandosi al 25%. Un appuntamento con le urne rinviato di cinque anni. Un’evoluzione politica costante, quella di Fiorita, che da candidato civico, ma di area di sinistra, si è trasformato a questa tornata in candidato politico, di impronta più moderata.

Sul suo nome si sono compattati anche partiti come dem e grillini, che hanno affiancato le sue tre liste civiche. Lo scorso 12 giugno Fiorita aveva incassato un ottimo 31,7% frutto della sua matrice civica, a fronte di un Pd e di un M5S molto deludenti, ottenendo molti più voti della sua coalizione, inchiodata al 25%. Ciò vuol dire che sarà un sindaco di minoranza e il comune un’«anatra zoppa». La maggioranza, infatti, è già assegnata alla coalizione di Valerio Donato, sostenuto da Lega, Forza Italia e FdI. I grandi sconfitti di questa tornata son proprio loro. La scommessa di puntare su un transfuga dem ed ex Pci è fallita. Una volta tanto, in Calabria il trasformismo e il trasversalismo non passano e vien premiata la coerenza. Bocciata anche la tracotanza della destra. Che, forte della maggioranza in consiglio, negli ultimi giorni aveva minacciato di disertare i lavori consiliari in caso di sconfitta al ballottaggio.

È UNA DESTRA LIQUEFATTA che si scioglie sotto lo scirocco di Catanzaro. Una maionese impazzita, una coalizione schizofrenica che si frantuma in tre. Un’«alleanza slegata» che di fatto non esiste più. Tutti in ordine sparso, senza una linea, privi di strategia, I leghisti e i berlusconiani a puntare sulla fiche rossa Donato. FdI che per fare un dispetto «romano» decide di correre da sola, salvo poi rinculare ma troppo tardi.

E infine la fronda governista di Forza Italia, guidata da Abramo e dal redivivo Mimmo Tallini. Sì, proprio lui, il dominus storico della destra catanzarese, il camerata missino degli anni ‘70, il più volte assessore regionale, già presidente del consiglio regionale ai tempi di Jole Santelli, poi costretto a dimettersi per accuse di presunto voto di scambio. Una volta risolta (con l’assoluzione) la pendenza giudiziaria, Tallini è tornato in campo. A modo suo, da protagonista. Ha guidato l’area centrista di Antonello Talerico (14,3% al primo turno) ed è stato decisivo nel demolire il blocco di potere della destra, spianando la strada alla vittoria di Fiorita. «Catanzaro voleva cambiare, ora ci godiamo questo momento.

La città ha eletto sindaco e consiglieri che dovranno dare risposte, queste il giorno dopo le parole del neosindaco. Che raggiante aggiunge: «La vittoria nasce nel 2017, ha attraversato diverse fasi e durante la campagna elettorale ha avuto una spinta in più. È stata una campagna bella, lineare, trasparente, solida, chiara nei contenuti. A Donato cosa voglio dire? Nulla, ha già detto tutto la città».