Bisagno, Ferreggiano, Torbella, Sturla, Scrivia. Sono i torrenti esondati a Genova a seguito di una nuova alluvione di cui è stato vittima il capoluogo ligure. Dopo la pioggia caduta nella notte tra giovedì e venerdì (mentre scriviamo piove ancora), Genova si è svegliata nuovamente alluvionata. Ad ora c’è un morto, un uomo di 57 anni travolto dall’acqua nella centrale via Canevari.

Per «la Superba» si tratta di deja vu: strade che diventano fiumi, acqua che trasporta via auto, rifiuti, tutto quanto trova sul suo cammino. Fango, allagamenti. Le cause sono tante e nel momento dell’emergenza non appaiono neanche così importanti. Ma questa volta, dopo solo tre anni, Genova si rimbocca le maniche in modo rabbioso. Gli «angeli del fango», diventati il simbolo della volontà genovese a riprendersi dalla tragedia del 2011 (6 vittime), sono di nuovo lì, pronti a spalare fango e macerie (su Facebook almeno due gruppi stanno provvedendo a organizzare squadre e tempistiche).

La sensazione che hanno provato i genovesi, fin da quando si è evidenziato il rischio di una nuova alluvione, è stato di abbandono totale da parte delle istituzioni: basta guardare in rete le foto circolate sulle condizioni dei torrenti esondati nei giorni precedenti alla pioggia. Letti dei corsi d’acqua colmi di alberi, rifiuti, rovi, sporcizia: naturale che poi questi miseri torrenti, quasi sempre secchi, diventino pericolosi.

Genova si sente sola anche perché abbandonata dai media e dalla politica: giovedì notte alle 23, quando la situazione ha cominciato a degenerare, le informazioni correvano solo via Twitter. I media mainstream sono arrivati in ritardo. Renzi – sul suo canale di comunicazione privilegiato, Twitter – ha scritto del premio Nobel, ma non una parola su Genova. Un commento del premier è arrivato nel tardo pomeriggio, riportato dall’agenzia Adnkronos. Quella dell’alluvione a Genova è «una vicenda molto grave» ha detto. Il presidente ha espresso vicinanza alla famiglia della vittima e solidarietà ai commercianti «in ginocchio». «Non lasceremo solo chi vuole ripartire». L’ha fatto da Bologna, all’inaugurazione dello stabilimento della Philip Morris.

La questione che ha pesato di più ieri è legata alla mancata allerta dei rischi. La notte tra giovedì e venerdì – per questo – è stata frenetica: uscite autostradali chiuse (a Nervi), così come le scuole (anche oggi), vie inaccessibili. Ci sono state anche delle frane a causa dei disboscamenti nei luoghi dove sono in corso i lavori per il terzo valico, che hanno portato al deragliamento di un treno Freccia Bianca. Grandi opere per cui i finanziamenti si trovano, al contrario di quelli per la sicurezza della città, bloccati dalla burocrazia. Il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha comunicato (da Bologna, insieme al premier), il proprio «cordoglio» ai parenti della vittima dell’alluvione precisando che «esiste un problema nella spesa dei fondi per il dissesto idrogeologico. E qui noi ne abbiamo l’esempio plastico. In alcuni casi come per il torrente Bisagno, ci sono 35 milioni stanziati da tre anni che non si è riusciti a spendere. Per problemi legati a pratiche amministrative, alla burocrazia. E questo è inammissibile».

Secondo il ministro tutto si risolverà con il decreto «Sblocca Italia». Sarà, ma intanto il peso del disastro – ora – è sulle spalle dei genovesi. Ieri in rapida successione ci sono state le conferenze stampa del sindaco Marco Doria e del presidente della provincia Burlando. Il sindaco ha ricordato che l’emergenza non è ancora superata: «Le previsioni sono rischiose. È un tema delicatissimo, ci sono esperti molto qualificati, discutano tra loro e con la protezione civile. Sappiamo che parliamo di modelli previsionali che sono basati su aspetti probabilistici», ha detto Doria parlando del mancato preavviso di allerta. «Ieri – ha aggiunto Doria – c’era un fenomeno che si stava allontanando da Genova e si spostava vero levante, poi invece è tornato indietro. In passato sono state date allerte e poi non ha piovuto e sono arrivate polemiche, ci chiedevano che cosa facevamo». Nel corso della giornata si è espresso anche il presidente della Regione Claudio Burlando: «Quello che è stato registrato ieri è un fenomeno mai visto, che il nostro modello matematico di previsioni non è riuscito a interpretare.

Burlando ha poi aggiunto che «La divaricazione tra quello che diceva il modello e la realtà è avvenuta dopo le 21, in un paio di ore. A quel punto non potevamo più diramare l’allerta ma agire sull’emergenza: è stato fatto. La reazione della protezione civile è stata tempestiva».