Rappresentano il 93% di tutte le specie presenti sulla terra, eppure non godono di molta popolarità: sono gli invertebrati, quella categoria di animali privi di uno scheletro interno e che per questo generalmente non raggiungono grandi dimensioni e purtroppo nemmeno grande apprezzamento da parte dei non appassionati, a meno che non contribuiscano ad arricchire la loro tavola come molluschi quali cozze, vongole, polpi e calamari.

 A ricercatori come Simone Cianfanelli, del Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Firenze, invece si illuminano gli occhi quando descrivono in che modo e perché si sta cercando di salvaguardare alcune specie appartenenti a questa classe poco considerata. Anche rispetto a questi piccoli animali l’Italia, con la sua morfologia variegata, mostra uno straordinario livello di biodiversità unico al mondo; ricchezza però in pericolo secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn): solo in Italia le specie di molluschi da proteggere perché a rischio estinzione sono 73.

 Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze La Specola, focalizzando la sua attenzione su di una particolare classe di molluschi, i Gasteropodi (letteralmente: «animali che strisciano sullo stomaco») ha deciso di prendersi cura di due delle tre specie che in questo momento, secondo le categorie di protezione della Iucn,  sono «seriamente minacciate». Si tratta di due specie molto diverse tra loro, per habitat e comportamento: una ha il suggestivo nome di Melanopsis etrusca: noi la chiameremmo comunemente chiocciola ed erroneamente lumachina; con la sua conchiglia a sezione aurea e i suoi piccoli polmoni si concentra in un prato della Toscana. La seconda, Xerosecta giustii, ha sempre una conchiglia a disposizione dove rifugiarsi, ma al posto dei polmoni per respirare utilizza delle specie di branchie perché vive nelle acque termali della Maremma.

Sono specie minuscole ed endemiche, che si trovano cioè solo nel nostro paese ed in nessuna altra parte del mondo, e il loro habitat, spesso limitato a pochi ettari, è ulteriormente ridotto o distrutto da cause non naturali: l’urbanizzazione che deturpa il territorio, l’inquinamento dell’aria e del suolo, la trasformazione dell’ambiente e il consumo di suolo; in assenza di interventi mirati alla loro conservazione si arriverà presto alla loro estinzione, dicono i ricercatori fiorentini.

 A Firenze si è quindi formato un team di persone, malacologi, (gli studiosi di molluschi), botanici ed ecologi la cui volontà di contrastare la scomparsa dalla faccia della terra di questi molluschi ha incontrato a un certo punto il supporto dell’associazione Friend of the Earth, dando il via a un progetto non solo pioneristico dal punto di vista scientifico: è il primo in Italia (ce ne sono solo altri due in Europa) e vede coinvolti oltre al mondo accademico, le pubbliche amministrazioni, con i Comuni di Campiglia, di Massa Marittima e di Grosseto, e soggetti privati.

Il lavoro di conservazione dei due molluschi ha una vetrina dalla cornice suggestiva: il Giardino di Boboli a Firenze, dove trasportandovi zolle di terreno originario è stato allestito un terrario in cui sono state collocate alcune Melanopsis.

 Il progetto prosegue ed entra nel vivo con gli allevamenti: sono siti progettati per ricreare gli habitat naturali delle specie, dove si possono riprodurre in maniera protetta per poi essere reintrodotte in natura; per Xerosecta l’allevamento si trova  presso l’azienda di elicicoltura «La lumaca maremmana» di Campagnatico (in provincia di Grosseto), mentre gli esemplari di Melanopsis sono ospitati presso l’Acquarium Mondo Marino di Massa Marittima.

 Gli allevamenti si trovano vicino alle stazioni delle specie, ovvero i loro pochi e ridottissimi insediamenti naturali. Troviamo le microscopiche conchiglie scure della misteriosa chiocciola dulciacquicola solamente nelle acque tiepide del piccolo lago di Accesa, vicino a Massa Marittima, e in uno dei torrenti termali della zona.

Accanto a quest’ultimo troviamo l’unica stazione rimasta della chiocciola terricola: un paio di ettari di prato dove bisogna fare attenzione ad aggirarsi perché è facile schiacciare accidentalmente le conchiglie color argento che sono disseminate sul terreno o penzolano dai fili d’erba.

 I nemici di questi piccoli esseri viventi sono gli erbicidi, l’urbanizzazione dilagante, la regimentazione degli argini, la deviazione delle acque termali per gli stabilimenti: come tante altre specie animali e vegetali, sono vittime di azioni umane spesso non controllate.

Il progetto di conservazione è iniziato nel 2016 ed avrà una durata di 3 anni, ed oltre alla riproduzione ex-situ degli esemplari allo scopo di ripopolamento, provvede al miglioramento dei siti naturali e prevede anche attività divulgative ed educative per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione della biodiversità, anche quando riguarda animali la cui sorte non ha ancora conquistato la ribalta del buon senso comune.
A molti verrà infatti da chiedersi perché affannarsi tanto per proteggere delle specie che possono essere viste come insignificanti, ma la domanda è malposta. Perché il danno può diventare irreparabile proprio quando ci si dimentica o non si sa che ogni anello della catena ecologica/alimentare di un ambiente è fondamentale, e la sua scomparsa una potenziale catastrofe.