È resa dei conti tra il presidente ucraino Poroshenko e Michail Saakashvili. L’ex premier georgiano sta dimostrando di avere più vite di un gatto. Nel 2008 dopo la disastrosa avventura bellica contro la Russia, Dmitry Medvedev lo definì un «cadavere politico».

RICICLATO IN UCRAINA dagli Usa come governatore di Odessa, da qualche mese, dopo aver rotto anche con Poroshenko, dirige un ambiguo movimento antigovernativo. Domenica la sua ultima grande manifestazione a cui avevano partecipato circa 20.000 persone. Poi ieri la svolta: i servizi speciali ucraini lo hanno bloccato sul tetto di casa sua mentre cercava di fuggire e accusato di aver ricevuto mezzo milione di dollari dall’ex presidente filo-russo Yanukovich. Sorprendente per un uomo stato sempre a libro paga della Cia. Tutto finito? Neanche per sogno. I suoi sostenitori bloccavano subito l’autoblindo della polizia e liberavano con un blitz il leader georgiano. Il quale dopo aver definito Poroshenko «un ladro e un traditore» ne ha chiesto l’impeachment.

IN POCHI ATTIMI la situazione si era ribaltata. Saahakasvili avanzava protetto dal suo servizio d’ordine verso la piazza del parlamento dove già lo attendevano migliaia di sostenitori, mentre veniva schierata la Guardia nazionale davanti alla Rada. Shaakashvili arringava la folla: «Scendete in piazza!», invitando i suoi sostenitori di altre città a calare su Kiev: «Non me ne andrò via da qui prima di aver vinto!», ha promesso. Ora in attesa di un possibile decisivo scontro, si attende di capire quale sarà l’atteggiamento dell’estrema destra di Pravy Sektor già decisiva in Piazza Maidan nel 2014. È l’unica forza che grazie alla sua struttura militare potrebbe far pendere la bilancia dalla parte dell’ex presidente georgiano. E se ci sarà uno smottamento di deputati della maggioranza verso l’opposizione che, per bocca di Julya Tymoshenko, solidarizza con Saakashili: «il suo arresto è un atto di terrorismo politico».

PASSANO LE ORE e dal governo si attende una reazione. La partita che si gioca non è solo interna e nell’entourage di Poroshenko forse si vuole capire in che direzione soffi il vento. Sulla testa della Russia – via Yanukovich – pende l’accusa della procura ucraina di aver tentato di fomentare un golpe, un’ ipotesi che gli analisti di Kiev considerano «improbabile»; più credibile che Mosca stia soffiando sul fuoco dell’ingovernabilità e della paralisi politica. Risulta curioso soprattutto che da tempo News One, emtittente televisiva di proprietà del noto deputato filo-russo Evgenij Muraev, inviti spesso Saakashivili nei suoi talk-show. Dmitry Peskov, portavoce di Putin ironizza: «Non sono ad uso commentare fughe sui tetti», pur ammettendo «di aver pena per il popolo ucraino». Nel pomeriggio anche l’ambasciata americana a Kiev sente il bisogno di emettere un comunicato in cui dichiara di «seguire con attenzione quanto avviene e di auspicare che tutto si svolga senza violenze e nel rispetto della legge».

IL MANCATO APERTO SOSTEGNO degli americani a Poroshenko deve aver fatto arricciare il naso a più di un membro del governo che auspicava un endorsment più netto. Intanto il procuratore generale Yurii Luzenko in conferenza stampa intima a Saakashivili di «consegnarsi entro 24 ore alle autorità». Scende la sera. Saakashivili resta sulle barricate della piazza del parlamento, ormai suo ultimo rifugio e speranza, con un paio di migliaia di sostenitori.

IL TUTTO POTREBBE ESSERE la trama di un picaresco e rocambolesco romanzo, se non ci fossero di mezzo gli ucraini sempre più poveri e disillusi. Qualche settimane fa la Ue ha sentito la necessità di prestare altri 600 milioni di dollari al paese slavo per le spese correnti. Per stessa ammissione dei funzionari europei, «ormai in alcune zone vengono a mancare acqua e luce anche per una settimana intera».