Il confine tra Messico e Stati uniti è solo terrestre, ma gli orrori che si compiono sono sicuramente paragonabili con quelli che avvengono sui nostri mari. E un sacco di gente campa e specula sul gap economico tra i due paesi. In quella zona si svolge tutta la vicenda di 2 Guns, ribattezzato Cani Sciolti in italiano. Le due pistole, destinate inevitabilmente a crescere, anche come tipo di armi, sono quelle di due personaggini tosti, intenzionati a rapinare una banca. Il motivo non è tanto quello di mettere le mani su tre milioni di dollari, quanto quello di incastrare un trafficante messicano con doppia vita e doppia famiglia.

Anche i due rapinatori sono doppi, nel senso che uno è un agente dell’antidroga, l’altro agisce per conto dei Servizi della marina. Solo che nessuno dei due è a conoscenza del fatto che entrambi siano al servizio di agenzie governative, ognuno pensa di avere fatto squadra con un delinquente comune. Il colpo va benissimo, a burro e alici dicono nei film, i guai vengono dopo, quando scoprono che i dollari rapinati erano oltre 40 milioni. La quantità fa la qualità.

Non sono più solo costretti a confrontarsi con il boss narcotrafficante, ora scendono in campo i pezzi grossi. Quelli grossi davvero, le agenzie governative che giocano sporco con i soldi neri. E quando la nostra coppia capisce di essere finita in un gioco più grande di loro e comprendono quel che sono realmente, non tanto degli agenti, quanto dei fantocci allo sbaraglio, fanno squadra con maggiore consapevolezza perché devono salvare la ghirba.
All’origine della storia di nuovo un fumetto, anzi, una graphic novel come ormai bisogna dire, in questo caso scritta da Steven Grant e illustrata da Mateus Santolouco. Per fortuna però non siamo nel mondo dei supereroi, m in quello più prosaico dell’action. Così l’accoppiata Denzel Washington e Mark Wahlberg può muoversi su un piano più semplice (si fa per dire) fanno sconquassi, ma si rivelano anche un’irresistibile coppia comica.

Poi c’è lui, il regista, Baltasar Kormákur, islandese di talento che dopo gli esordi in patria è stato risucchiato negli States dove ha prima trasposto il suo Reykjavik- Rotterdam nel remake Contraband, sempre con Mark Wahlberg, ora affronta questa storia di confine che in filigrana si rivela molto meno superficiale di quel che di solito viene richiesto a un action movie. Pur senza derogare al genere Kormákur lascia comprendere come il traffico di droga sia solo un aspetto del contrabbando che prevede anche la mercificazione degli esseri umani, poi lancia segnali forti verso la Dea, l’agenzia deputata a combattere il narcotraffico, i cui membri, anche di spicco, sono spesso parte attiva del traffico, così come la Cia che con cinismo utilizza il denaro che notoriamente non puzza a prescindere da liceità e provenienza. I due malcapitati insomma si ritrovano a dover contrastare degli assassini criminali in giacca e cravatta con tanto di copertura governativa.

E loro che invece credevano di dover mettere al guinzaglio solo il grande Edward James Olmos nei panni del narcotrafficante messicano. C’è poi un’altra piccola curiosità. Ai più attenti appassionati di cinema non sarà sfuggito il fatto che la storia di una rapina molto più ricca delle previsioni ricordi il film di Don Siegel Chi ucciderà Charley Varrick? Baltasar Kormákur non si è limitato al vago omaggio cinefilo, è andato oltre con una citazione esplicita: la banca che i due protagonisti vanno a rapinare si trova a Las Cruces, in New Mexico, la stessa località dove veniva compiuta la rapina di Walter Matthau e il suo socio, diretti da Don Siegel.