La strage del lavoro non si ferma
Torino, 20 dicembre 2021, presidio dei sindacati di base contro le morti sul lavoro – Ansa
Lavoro

La strage del lavoro non si ferma

Striscia di sangue In un solo giorno morti tre operai: uno in provincia di Sassari, uno a Trento, uno a Cesena. Un’emergenza che si aggrava
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 aprile 2022

Continua il drammatico stillicidio di morti sul lavoro. Ieri altre tre vite si sono spente: in Sardegna, in Trentino e in Emilia-Romagna. A Sorso, in provincia di Sassari, un operaio di 23 anni, Salvatore Piras, è morto nel piazzale della ditta nella quale lavorava. Caricava ponteggi su un camioncino e alcuni tubi gli sono crollati addosso colpendolo alla testa. I soccorsi sono stati inutili. A Trento un operaio di 39 anni è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale dopo essere è stato travolto da un muro che stava demolendo in un cantiere. I medici hanno cercato di salvarlo, inutilmente. A Cesena è morto un uomo di 58 anni. Trasportava su un mezzo pesante cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti. All’apertura del portello nelle operazioni di scarico è stato travolto dal materiale trasportato, che lo ha schiacciato. Anche in questo caso, inutile la corsa al pronto soccorso.

IN UN SOLO GIORNO, dunque, tre vittime. La sicurezza sul lavoro è un’emergenza che si continua a affrontare in maniera del tutto inadeguata. Basta vedere le cifre per capirlo. Secondo i dati Inail, nel 2021 sono stati 1.404 i morti sul lavoro. E nel 2022 il bilancio potrebbe essere anche più pesante. Nel primo bimestre di quest’anno, infatti, sono state 121.994 (+47,6% rispetto allo stesso periodo del 2021) le denunce di infortunio arrivate all’Inail, 114 delle quali con esito mortale (+9,6%). «I dati raccolti sino al 28 febbraio 2022 – rileva l’Inail – evidenziano a livello nazionale per il primo bimestre del 2022 un incremento rispetto allo stesso periodo del 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 74.688 del 2021 ai 111.975 del 2022 (+49,9%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un aumento del 26,1%, da 7.946 a 10.019». A febbraio 2022, poi, il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +46,9% nell’industria e nei servizi (dai 70.565 casi del 2021 ai 103.661 del 2022), un +2,5% in agricoltura (da 3.351 a 3.435) e un +70,9% nell’impiego statale (da 8.718 a 14.898). L’analisi territoriale dei dati resi noti dall’Inail mostra un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del paese: più consistente nel nord-ovest (+65,4%), seguito da sud (+55,5%), isole (+53,3%), centro (+44,3%) e nord-est (+28,6%). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano la Campania, la Liguria e la Valle d’Aosta. L’incremento delle denunce ha interessato sia i lavoratori italiani (+50,8%), che quelli extracomunitari (+36,0%) e comunitari (+20,1%). «Sono dati – dice il presidente dell’Inail Franco Bettoni – che impongono una seria riflessione, per stimolare maggiore attenzione verso il tema della sicurezza sul lavoro».

«IERI UN ALTRO MORTO a Sassari, ma in Sardegna nel 2021 – specifica il dirigente regionale di Rifondazione comunista Nicolino Camboni – le vittime sono state quindici. Ed è una cifra sottostimata. Ancora oggi, infatti, in tutta Italia ampie fasce di lavoratori non sono assicurate all’Inail o lavorano in nero. I dati reali sono certamente peggiori di quelli ufficiali». «E’ una strage – dice Salvatore Multinu, segretario di Sinistra italiana in Sardegna – Una strage che non può più essere tollerata. Il silenzio su queste morti è inaccettabile».

«Sono certo – scrive in una nota il presidente della commissione giustizia della Camera, Mario Perantoni – che le autorità faranno rapidamente chiarezza su quanto accaduto ieri a Sassari, a Trento e a Cesena per stabilire eventuali responsabilità». E il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra ha scritto su twitter: «Ancora vite spezzate e famiglie distrutte, in un paese dove la sicurezza resta una grande emergenza nazionale. Non si può morire di lavoro. Il primo maggio saremo in piazza anche contro questa piaga nazionale».

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