Dopo cinque settimane di ostentato disinteresse, il Psoe ha finalmente deciso di far finta di riprendere i negoziati con Unidas Podemos. La mancata investitura di luglio per i socialisti è stato un vulnus insanabile: da allora hanno messo in chiaro che non parleranno mai più di coalizione con gli ingrati potenziali soci. Podemos continuava invece a chiedere di tornare a sedersi a parlare, implorando il Psoe di non ridursi di nuovo alle ultime ore, inviando un documento di proposte e chiedendo addirittura di ripartire dall’ultima proposta socialista che ora Podemos dice di poter accettare con qualche piccola modifica sulle competenze (una vicepresidenza sociale e tre ministeri). Niente da fare, da Sánchez e dai suoi solo eloquenti silenzi.

Fino a martedì, quando lo stesso presidente del governo ha annunciato urbi et orbi 370 misure che chiedeva ai viola di appoggiare, senza entrare nel governo. Al massimo, ha spiegato, proporrà a esponenti vicini ai viola meccanismi di controllo dell’esecuzione del programma e qualche strapuntino: presidenze di qualche ente e organismo di controllo.

Il tempo stringe: entro il 23 deve esserci l’investitura, altrimenti scattano le elezioni. Il clima sembra preparare più elezioni che accordi: i viola sanno che la croce sarà gettata loro addosso, ma non è detto che i socialisti ne uscirebbero avvantaggiati.