«La federazione della sinistra? Non ha granché senso. Se ci si crede, allora si inizi a discutere seriamente. Partire dalle formule invece che dalla politica indebolisce tutto». Matteo Orfini, il deputato della sinistra Pd coté dialogante con Renzi, era stato il primo a chiedere a Sel di stringere i legami con il Pd. Ma era l’aprile del 2013, la coalizione Italia bene comune aveva appena incassato la sua cocente «non vittoria» e non era ancora stata archiviata dalle larghe intese. Oggi l’avvicinamento di Pd-Sel torna all’ordine del giorno, rubricato da un articolo di Repubblica alla voce «federazione», accolta con gioia da Gianni Cuperlo, Vannino Chiti, Pippo Civati; fino a Matteo Renzi («Perché no?», ha risposto al Corriere). E invece con una mezza rivolta in casa Sel. «Entrare nel Pd? No grazie», risponde Vendola fra tweet e interviste, «discussione surreale: c’è una barriera ed è il Pd sodale dei diversamente berlusconiani». Ma i rapporti fra Sel, all’opposizione, e il Pd, al governo con la destra di Alfano, sarà tema centrale del prossimo congresso di Riccione (24-26 gennaio).

Anche se il tempo, proprio come il governo, per Sel non ne fa una dritta. Le assise arrivano nei giorni in cui fra parlamento e palazzi della politica, romani e fiorentini, verranno al pettine di nodi del nuovo patto di governo («Impegno 2014»), della legge elettorale, della (improbabile) caduta di Letta. E delle europee. Punti cruciali per «la strada giusta», titolo della mozione di Vendola, l’unica in campo che rischia la tradizionale maggioranza bulgara. Quattro i principali emendamenti al vaglio della commissione politica (due i più delicati, a firma Bandoli-Mentrasti: uno contro l’adesione acritica al Pse e l’altro per un rapporto meno «subalterno» con il Pd e per la ripresa del processo di una sinistra plurale).

Comunque vadano, però, la «strada giusta» di Vendola è a un bivio.
Come «ricostruire il campo largo della sinistra» (copyright Goffredo Bettini) restando però all’opposizione? «Il vincolo di coalizione resta fermo», spiega Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio, «ma dobbiamo elaborare definitivamente il lutto della fine di Italia Bene comune. La stagione in cui eravamo i più fedeli alleati di Bersani si è chiusa. Oggi il quadro è un altro: il Pd di Renzi è per ora un soggetto dagli esiti imprevedibili. Valutiamo con attenzione il dialogo che si è aperto con la Fiom di Landini, e su molti temi faremo altrettanto noi. Ma dobbiamo mettere in campo una sinistra capace di competere con il Pd: l’altra gamba della futura coalizione».

Così ora il congresso di Sel, fin qui clandestino, si infuoca. E se nessuno sottoscrive apertamente la federazione con il Pd, lo scontro si proietta sulle europee. In Europa Sel ha chiesto da tempo di aderire al gruppo socialista, ma ancora non è arrivato il nulla osta formale. Il 28 febbraio a Roma,in un congresso del Pse che farà ballare i dem italiani, il Pd darà la sua benedizione al candidato presidente Martin Schulz, socialdemocratico tedesco, che con ogni probabilità incasserà la non belligeranza di Angela Merkel. Anche nel Pd le ultime mosse dell’Spd hanno provocato «una cocente delusione» (Fassina). Figurarsi in Sel. L’imbarazzo è grande. Benché Vendola definisca Schulz «la punta di diamante di un pensiero autonomo del socialismo europeo», si ingrossano le file degli scettici.

Che guardano ad una ’Lista Tsipras’ italiana proposta dalla prestigiosa firma di Repubblica Barbara Spinelli – e figlia dell’autore del manifesto di Ventotene – direttamente sulle colonne di Avgi, il giornale di Syriza. Sottoscritta dallo scrittore Andrea Camilleri e da una pattuglia di intellettuali (fra i quali Gallino, Viale, Revelli). L’iniziativa rilancia i temi del «manifesto dei 15» contro l’Europa del rigore. Può Sel restare fuori – è la domanda che circola come un tam tam – da un processo che raccoglie i temi vendoliani di sempre, europei e italiani? «Non può. Sel non può rinunciare a mettere in relazione culture diverse, da quella socialista a quella ecologista.

Diventerebbe un arnese della vecchia politica. Sostenere Schulz per noi è impraticabile e insostenibile», chiude l’ex verde Paolo Cento. «È Schulz a spiegare le ragioni della sua candidatura: costruire giustizia sociale in un continente piegato dall’austerità e ricostruire una pratica comunitaria delle istituzioni dell’Unione. Non è poco, anche per arginare lo strapotere intergovernativo che ha imposto le misure recessive che stiamo sperimentando», scrive invece Gennaro Migliore, capogruppo alla camera, sulle colonne dell’Unità.

Oggi una delegazione di Syriza sarà a Roma per una serie di colloqui informali con «varie realtà italiane». Per capire se la ’Lista Tsipras’ possa decollare in una forma aperta e allargata, ovvero non chiusa nei confini sempre più ridotti della sinistra ’rossa’ italiana. Sarebbe una novità per le europee, destinata in qualche a sparigliare il campo della sinistra italiana. Ma anche anche quello del congresso di Sel.